sabato 31 ottobre 2015

E SU FACEBOOK I “FURBETTI” INNEGGIAVANO ALLA MORALE

Qualche giorno prima, quando in Comune si sapeva già dell'inchiesta della Guardia di Finanza contro l'assenteismo, Maurizio Di Fazio, finito agli arresti domiciliari, su Facebook inveiva "contro la casta, le tasse e i politici che rubano". E però, lui, operaio all' Archivio, per 72 volte si sarebbe assentato senza timbrare il cartellino. Andava a giocare a biliardo. Lo scrive il gip Alessia Ceccardi a pagina 220 dell'ordinanza che ha spedito agli arresti domiciliari 35 dipendenti comunali, altri 8 li ha sottoposti all'obbligo di firma. Complessivamente 195 (su 528 dipendenti in organico) gli indagati per truffa ai danni dello Stato, falso, interruzione di pubblico servizio e violazioni alla Legge Brunetta.
Nell'inferno dantesco di Palazzo Bellevue, c'è l'inimmaginabile. Tanto che ieri l'attività amministrativa, azzoppata dagli arresti, è ripresa con difficoltà. Dimezzati gli orari dell'Anagrafe, il settore che vede 6 dipendenti e il responsabile Roberto Tedeschi ai domiciliari, più altri due con obbligo di firma. Mutilato pure il settore Lavori Pubblici, con quattro arresti.
Già l'altro ieri il sindaco Alberto Biancheri ha deliberato la sospensione dal servizio per 43 dipendenti (gli arrestati e quelli sottoposti alla firma) ed ha annunciato che all'apposita commissione (organo tecnico e non politico) sarà proposto il licenziamento; per gli altri indagati, invece, i provvedimenti disciplinari.
A gettare benzina sul fuoco, ieri mattina ha pensato la Cgil-Funzione Pubblica, che ha provveduto all' immediata sospensione dei suoi iscritti, coinvolti nella vicenda. "La Cgil confederale e quella di categoria - si legge in una nota dell' organizzazione sindacale - condannano ogni tipo di comportamento che non sia quello dettato dall'osservanza e dal rispetto delle regole. Fatti come quelli denunciati gettano discredito anche su tutti coloro che all'interno del pubblico impiego svolgono il loro lavoro onestamente".
E sono tanti gli onesti, quelli che dicono di sentirsi offesi dal comportamento dei colleghi "scellerati". Soprattutto a leggere la richiesta di misure cautelari, avanzata dal pm Maria Paola Marrali, che chiedeva per tutti i 43 gli arresti domiciliari.
C'era Bruno Spadi, addetto ai videoterminali del Comune, che arrivava puntuale in municipio: alle sette si tratteneva al bar fino alle otto. Faceva colazione, parlava di sport e di politica, lamentandosi degli amministratori pubblici ladroni. Scrive il gip, che è stato tenero: "… Cedere all'abitudine di fare la pausa caffè dopo aver timbrato, per quanto odiosa sia, compie un atto pur sempre meno grave di chi si allontana nel corso dell'orario di lavoro per occuparsi delle più disparate commissioni personali…". Spadi non è stato arrestato, ma sottoposto alla firma.
Nella Città dei Fiori, in Comune, chi doveva controllare non si presentava. Tutt'altro: "costringeva" i sottoposti a timbrargli il cartellino e poi ricambiava. Tra gli "infedeli", Roberto Tedeschi: per 120 volte in due anni di inchiesta ha fatto timbrare ad altri il suo, seppure in ufficio non si vedesse del tutto.
Sapevano, gli impiegati comunali, che gli uomini del colonnello Emanuele Taibi e del giovane capitano Jacopo Allera indagavano su di loro e avevano piazzato telecamere in ogni angolo. Non sono serviti i richiami della segretaria generale, Concetta Orlando, una "talebana" arrivata dal Sud. Tanto che nell'ordinanza si legge: "… La segretaria sentita come persona informata sui fatti… ha affermato di non avere notato modifiche nel comportamento lassista tenuto da numerosi dipendenti, dal che può desumersi una perseveranza nelle condotte illecite".
Il geometra Roberto Pangallo, autorizzato a lasciare l'ufficio per fare dei sopralluoghi ai cantieri, continuava ad allontanarsi illecitamente: per ben 155 volte, e talvolta è stato fotografato dalle Fiamme Gialle mentre porta il cane a spasso, ai giardinetti.
Sfacciati, sicuri della loro impunità, come Roberta De Amicis, funzionaria dei Tributi, che esce alle 11 senza "strisciare", rientra nel pomeriggio in tuta da ginnastica; sportiva come la collega Roberta Peluffo, funzionaria degli Appalti, che chiede ai colleghi di strisciarle il badge e per 29 volte lo fa lei per la collega Morena Ferrari (indagata a piede libero). L'unico a cui, oltre agli altri reati, si contesta il peculato, è Antonio Rao, il messo comunale titolato a muoversi in città con la Vespa del Comune. E però va a fare la spesa, raggiunge il negozio di ottica di proprietà della famiglia e si intrattiene lì per diverse ore.
Giuseppe Filetto

(Repubblica 24 ottobre)