giovedì 29 ottobre 2015

«Mi chiedono di resistere, resisto»

«Mi dicono tutti resi­sti, resi­sti e allora resi­stiamo. Non mol­liamo». Igna­zio Marino sem­bra voler rom­pere gli indugi, quando pro­nun­cia la frase durante l'inaugurazione della mostra di Mario Sironi. Ma poi sulla pos­si­bi­lità di riti­rare le dimis­sioni entro il limite mas­simo del 1 novem­bre pre­cisa: «Nella vita non biso­gna mai mol­lare. Come ho già detto sto riflet­tendo come pre­vede la legge». È una guerra di nervi, quella instau­rata dal primo cit­ta­dino, che logora soprat­tutto il Pd.
«Siamo tutti in attesa, per­ché il pal­lino vero ce l'ha Marino, è lui che ha la pos­si­bi­lità di deter­mi­nare ini­zia­tiva poli­tica. Nes­suno può sapere come si svi­lup­pe­ranno le cose se il sin­daco riti­rerà le dimissioni per­ché dopo si apre una nuova par­tita, pure per il Pd», è la foto­gra­fia scat­tata dal coordina­tore romano di Sel, Paolo Cento. E infatti i nervi sono a fior di pelle, tra i demo­cra­tici. Perfino la con­vo­ca­zione dell'assemblea capito­lina richie­sta dall'opposizione per aprire il con­fronto con il sin­daco dimis­sio­na­rio e fare chiarezza sulla fase, sem­bra met­terli in dif­fi­coltà. Ieri la presidente d'Aula, Vale­ria Baglio, ha gelato le aspetta­tive dei 12 con­si­glieri che hanno sot­to­scritto la richie­sta pre­sen­tata da Fi: «Lunedì decideremo quando con­vo­care la capi­gruppo - ha detto - che deci­derà sul tenere il con­si­glio o meno». Allo stu­dio ci sarebbe una clau­sola del rego­la­mento d'Aula che per­met­te­rebbe di convocare l'assemblea anche entro 20 giorni, ossia asso­lu­ta­mente fuori tempo mas­simo. Un cavillo dell'articolo 22 che i ren­ziani vor­reb­bero sfrut­tare e che recita: «Qua­lora nella con­fe­renza dei capigruppo non si rag­giunga un accordo una­nime, le deci­sioni sono assunte dal presi­dente», con il con­senso "pesato" dei capo­gruppi. E nel caso non si rag­giunga il con­senso di tre quarti dei consiglieri, la deci­sione passa all'Aula. In sostanza, il dibat­tito pub­blico si potrebbe evitare per­fino se a chie­dere la con­vo­ca­zione fosse lo stesso Marino.
D'altronde, se il sin­daco riti­rasse le dimis­sioni, di votare una mozione di sfi­du­cia non se ne parla più nem­meno, nel par­tito di Renzi, se non fosse altro per­ché è dif­fi­cile anche scri­verla, con un motivo poli­ti­ca­mente valido. E anche la pro­messa di dimis­sioni in blocco dei con­si­glieri dem appare sem­pre meno man­te­ni­bile. «Marino venga in Aula - è l'invito di Paolo Cento - Sel lo ascolterà con grande rigore e senza solu­zioni pre­con­cette, per­ché con le sue dimis­sioni è caduto il mono­co­lore Pd. L'importante è che scelga bene e rapi­da­mente per­ché Roma è in situa­zione di emergenza». Impen­sa­bile però che il sin­daco possa resi­stere senza il Pd. E in più, mal­grado Cento affermi che «par­lare ora di pri­ma­rie e rican­di­da­ture mi sem­bra asso­lu­ta­mente pre­ma­turo», tra i vendo­liani e i demo­cra­tici la trat­ta­tiva per le pos­si­bili alleanze è aperta già da un pezzo.
Così, in un tur­bi­nio di noti­zie e smen­tite, l'aria inqui­nata rischia di diven­tare vele­nosa, nella Capitale, soprat­tutto per il popolo dem. I cir­coli si spac­cano, gli asses­sori liti­gano, il segre­ta­rio del Pd incalza insof­fe­rente il com­mis­sa­rio romano e il pre­si­dente marca stretto i con­si­glieri, ma gli eletti mor­dono il freno. E in un'intervista a Repub­blica Marino getta ben­zina sul fuoco: «Se si faranno le pri­ma­rie nel Pd, è pos­si­bile che ci sia anch'io». Una pia illu­sione, secondo alcuni media, per­ché nel par­tito ci sarebbe chi sta già pen­sando a tro­vare il modo di sbar­rare la strada al "marziano". Ma una nota del Naza­reno smen­ti­sce: «La noti­zia di una pre­sunta norma anti-Marino allo stu­dio da parte del Pd, al fine di impe­dirne la par­te­ci­pa­zione alle pri­ma­rie, è desti­tuita di ogni fon­da­mento». In ogni caso, il sug­ge­ri­mento più ren­ziano lo dà l'assessore Ste­fano Espo­sito: «Se fossi in lui farei altro».
«Serve ria­prire un dia­logo serio tra Marino e il Pd», invita l'assessora Ales­san­dra Cat­toi, fedelissima del sin­daco. E a chie­derlo sono in molti. Non al Naza­reno ma nelle sezioni del par­tito: «Nei cir­coli si è aperta una ferita per­ché è man­cata la discus­sione - rac­conta Fabio Sala­mida, segreta­rio della sezione Albe­rone - La gestione sba­gliata delle dimis­sioni del sin­daco, e del commissariamento del par­tito da parte di Orfini, sta creando una lace­ra­zione peri­co­losa nel Pd, soprat­tutto se a Roma si va a votare in pri­ma­vera». Ma le ele­zioni, ha sot­to­li­neato ieri Marino, «non ci sono ancora…».
Eleonora Martini

(Il Manifesto 24 ottobre)