" E' quindi inconcepibile che la cristianità sia entrata in concorrenza con Israele, o che addirittura abbia voluto soppiantare Israele.
Ma se ora la Bibbia di Israele è anche la nostra Bibbia, e se noi, che apparteniamo alle nazioni, annunciamo il Dio di questa Bibbia, con ciò ci affianchiamo a Israele nell'assumere un compito comune nei confronti del mondo.
Queste ultime riflessioni sono ancora molto nuove anche per me. Si sono prodotte in me solo durante il lavoro a questa serie di conferenze. Perciò le esprimo qui con tutte le possibili riserve. Ma credo che qui si delinei anche un nuovo approccio, che consiste nel mettere in modo molto più rilevante e risoluto in primo piano l'Antico Testamento nell'omiletica e nella catechesi cristiane. Ma il nostro compito non è solo proclamare il messaggio del Nuovo Testamento lasciando emergere un po' di più l'Antico Testamento. Il compito a cui siamo chiamati è semmai quello di trasmettere agli altri l'intera Bibbia. La nostra confessione di fede inizia con il primo articolo, la fede in Dio, Creatore del cielo e della terra. Proprio così comincia anche la nostra Bibbia: "Nel principio Dio creò i cieli e la terra".
E così deve cominciare anche la nostra predicazione cristiana. Chi sia Dio, oggi come oggi, è meno ovvio che mai. E per comprendere cosa intendano Gesù e Paolo quando dicono "Dio", noi dobbiamo leggere e trasmettere ad altri la Scrittura, la Bibbia di Israele, il nostro Antico Testamento".
(Rolf Rendtorff, Cristiani ed ebrei oggi, Claudiana, 1999, pag. 79).