domenica 29 novembre 2015

UN RIASSUNTO CHE AIUTA A RICORDARE

Corso Biblico. Torino, 20.11.2015.
Proverbi.
(Appunti presi durante la conferenza di Franco Barbero).

Proseguiamo nella lettura del libro dei Proverbi, dal capitolo 22 al 29, secondo il metodo della “lettura gemmatica”, nella quale ciascun partecipante del gruppo espone alla discussione del gruppo un versetto o un argomento che lo ha colpito.
Preliminarmente va osservato che il libro dei Proverbi, così come tutta la Bibbia, contiene dei momenti “alti” e dei momenti “bassi”, delle vette e delle pianure, momenti di grandezza e momenti prosaici. Si dice che il pio ebreo non si deprime nel tempo della pianura e non si esalta quando sale sulla vetta. Così è la vita e la Bibbia la comprende tutta in tutti i suoi aspetti. L'importante è viverla “al cospetto di Dio” (che viene impropriamente tradotto con “col timor di Dio”) e di non dimenticarsi di Lui.
Qui di seguito riporto solo alcuni dei numerosi spunti usciti dalla discussione.
- i versetti da 30 a 35 del cap. 23 contengono un fine e vivido ritratto dell'alcolista e degli effetti del vino, dalla seduzione (quando “rosseggia” e “scintilla” al versarlo) fino alla catastrofe della dipendenza, quando, finita l'ubriacatura, nonostante gli effetti disastrosi “ne chiederò dell'altro”! Una lezione attuale e applicabile a tutte le numerose dipendenze di ogni epoca e più che mai oggi.
- 24,1: “Non invidiare le persone malvagie, non desiderare di stare con loro” si riferisce alla seduzione del male, a cui tutti noi siamo sottoposti, che si concretizza ad esempio nel fascino della ricchezza che coinvolge anche il povero. Nessuno può dirsi esente da questa tentazione e contro di essa va opposta una perseverante resistenza.
- 24, 29: “Non dire: 'come ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita' “ è un temperamento della legge del taglione, un invito a purificare il cuore da desideri malsani di vendetta.
- 24, da 30 a 34: ritorna il tema del pigro, ripreso anche da 26, 13 – 16, un altro ritratto vivo come quello dell'ubriacone. Il non far nulla era considerato un grave peccato nella cultura del tempo, perchè equivaleva a buttare via la vita. Una persona non attiva era considerata una nullità. Anche oggi è così: l'inattività distrugge la dignità personale anche in situazioni che non dipendono  dalla volontà, come la disoccupazione incolpevole.
- capitolo 25: inizia con un tono “alto”, si parla di Dio: “è gloria di Dio nascondere le cose”; Dio è sempre ancora da cercare, è sempre oltre, inafferrabile, se si pensa di averlo compreso, quello non è il vero Dio. Dice una storiella rabbinica che Dio gioca a nascondersi, ma perchè ci sia il gioco bisogna essere in due, se uno dei due (e cioè l'uomo) si ritira, cessa il gioco. La ricerca di Dio è anche un tema costante nei salmi. Ma nella Bibbia è anche Dio che cerca l'uomo, ad esempio nel giardino dell'Eden, quando chiama Adamo: “Dove sei?” (Gen. 2, 9).
- nel capitolo 25 vi sono vette evangeliche, come il v. 7 “...è meglio sentirsi dire: 'sali quassù' piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante” e il v. 21: “Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere...”.Da questi versetti deve aver preso ispirazione Gesù.
- 27, 19: “Come nell'acqua un volto riflette un volto, così il cuore dell'uomo si riflette nell'altro” significa che solo nel confronto con l'altro noi possiamo veramente capirci; e tuttavia nel cuore dell'uomo c'è sempre una zona d'ombra che è bene non violare: questo vale soprattutto nei rapporti di amore, quando si pretende di voler conoscere tutto dell'altro e di entrare nel suo mistero.
- 28, 18: “chi va per vie tortuose cadrà all'improvviso” prende di mira chi non arriva mai ad una decisione, chi non sa fare chiarezza nel proprio intimo e resta sempre nell'incertezza. Nell'approssimarsi del Natale si accendono le luminarie, ma forse si fa fatica a far luce al proprio interno.
Nella discussione emerge come ognuno dà ad un singolo versetto il suo significato e le interpretazioni possono essere molteplici. Un midrash dice che capire la Bibbia è come picconare una roccia: ne escono 70 frammenti ognuno dei quali coglie un aspetto del testo: ma quello che veramente serve è il settantunesimo! Non si può ridurre la narrazione biblica ad un testo dottrinale senza ucciderne la ricchezza di significati che contiene. E tanto più si travisa il testo quando se ne vuole trarre una interpretazione dogmatica.

Guido Allice