LETTERA
DELL'ANNO NUOVO
Pubblicato
sulla Gazzetta di Modena 4 gennaio 2015
Cara
amica ti scrivo, anzi ti telefono.
Ma
no! In questi giorni invernali ho più tempo e ti vengo a trovare.
Che voglio fare quattro chiacchiere.
Il
due gennaio dell'anno passato, mi è arrivata una lettera dalla
direzione della mia azienda dove facevo l'operaio specializzato come
tornitore, che mi diceva che ero licenziato. Per due anni ho la cassa
integrazione. Poi senza stipendio. Sono ancora giovane, ho due figli
che vanno a scuola. Mia moglie come sai è venuta meno nell'estate
scorsa. Cara Manuela, voglio parlare un po' con te, e raccontarti
questo pezzo della mia vita: perchè sei la persona con la quale sono
sempre riuscito a confidarmi.
Mi
era caduto il mondo addosso. Ero disperato. Ho cercato un altro posto
di lavoro: solo dei no. Ho fin pensato di farla finita. Senza lavoro,
gli amici ti scansano. Non hai più punti di riferimento, ti senti un
mantenuto. E specialmente perdi la stima di te stesso. Di fronte ai
miei figli, uno scarto di umanità.
Ma
non mi piaceva farmi mantenere anche se con lo stipendio ridotto del
cassa integrato senza fare nulla. Sono di razza antica.
Mi
sono messo a disposizione di un'associazione di volontariato e ho
portato in giro anziani e disabili. D'accordo con l'amministratore ho
guadagnato qualche soldo tenendo dietro al verde condominiale.
Poi
mi sono detto: non può finire così. Dai Carlàtt dat 'na mòsa, dai
Carlo datti da fare. Al bar ci siamo trovati con Alfonso e Cesare
anche loro licenziati. E abbiamo cominciato a parlare. Il
ragionamento era questo. Cesare ha un pezzo di terra a Serra. Siamo
bravi con le mani; sappiamo fare di tutto, da falegname, da idraulico
e da elettricista, conosciamo la cazzuola e la calce. Cesare è di
famiglia contadina. Dai, a cinquantanni diventiamo imprenditori
contadini.
Abbiamo
messo a posto la casa di montagna, arato, zappato la terra e messo
patate e orto. E un piccolo serraglio con animali domestici.
Costruita una bella serra. A primavera di quest'anno dovremmo avere
ortaggi e qualche frutto da portare al mercato. Le nostre donne
progettano addirittura di aprire uno spaccio lungo la via Giardini.
Pensiamo di far lavorare anche qualche rifugiato.
Guadagneremo
poco ma dove è scritto che bisogna lavorare sotto un capannone per
costruire oggetti inutili? O che dobbiamo prendere due mila euro al
mese? Basta sopravvivere o meglio vivere con dignità. I nostri figli
sono entusiasti.
Ecco
cara amica la buona notizia della quale ti voglio parlare, quando
vengo a trovati. Anche tu lo so, hai qualche difficoltà. Vieni con
noi.
L'anno
nuovo non porta buone notizie. L'inquinamento, le polveri sottili,
l'effetto serra sta provocando grossi sconvolgimenti. Gli uomini che
governano, e noi stessi, non si decidono a intervenire drasticamente.
Andiamo stupidamente incontro all'autodistruzione. Sembra che non ci
siano rimedi.
Vieni
anche tu in questa arca di Noè che ci porta alla salvezza dal
diluvio malsano che ci sta sommergendo. Chissà è forse questa la
strada che ci viene indicata dal destino.
Beppe
Manni