Incontro con
la Cdb 18 gennaio 2016
Estratto
Tre pensieri semplici per
poter riflettere
- Una prima riflessione su “La misericordia nei testi biblici”, alcuni accenni perché meriterebbe una settimana.
- Una seconda riflessione su “La chiesa come casa della misericordia: dove nel mondo vive la misericordia”. La chiesa le religioni, gli uomini, le donne. In tante situazioni la misericordia è la realtà più speranzosa quella che ci fa pensare che c’è un domani per il mondo.
- La terza riflessione “Dove le nostre chiese cristiane non hanno ancora capito la misericordia”, dove bisogna allargare la tenda.
E’ certamente nella
bibbia ebraica che si parla di più della misericordia. Il primo
testamento è lussureggiante di passi sulla misericordia. E qual è
il primo? Nessuno tocchi Caino (Genesi 4). Caino (avete presente il
mito di Caino e Abele) porta a morte il fratello, ma che cosa
succede? Che l’intervento di Dio frena la vendetta. Ma addirittura
il mito di Caino è quello per cui si mette un segno su colui che è
stato l’uccisore del fratello. Nessuno tocchi Caino. C’è più
attenzione a Caino che ad Abele. In un bellissimo commento Drewermann
(teologo cattolico) dice: “Sembra che il mito parta da Caino, Abele
diventa quasi un personaggio secondario”. Il problema è come
bisogna trattare Caino perché noi siamo consueti premiare i buoni e
castigare i cattivi. Dio sembra “cambiare grammatica”, sembra
accogliere nel suo amore Abele e Caino.
Ma un secondo mito, che
certamente tutti ricordiamo dagli anni della nostra giovinezza, è il
racconto del diluvio. Il racconto del diluvio è un mito certo ma un
mito straordinario. Dio sembra aver perso la speranza nel creato e
allora… le acque che sommergono: potrebbe nascere l’anti-creazione.
Ma che cosa succede? Che per tre volte nel testo antico viene detto:
no. Mai più, mai più, mai più. Dio ritira la tentazione in cui è
caduto anche lui -diremmo noi- quella di far giustizia secondo la
logica umana, e si pente e dice: “Mai più”. Il mito del diluvio
è fondamentale quando viene ribadito tre volte: mai più, mai più,
mai più punirò. Ma mentre per Caino e Abele si trattava di due
persone, qui si tratta di tutto il creato, tutto. Tutto è
abbracciato dalla misericordia e dal perdono. Rileggetevi qualche
volta adagio questa pagina capitoli 7; ;8; 9; di Genesi e lasciatevi
penetrare da questa parola: mai più, mai più, mai più, per cui non
c’è confine all’amore. Non c’è una delle creature che sia
esclusa.
Ma un altro testo
strabiliante di misericordia è il testo di Osea. Siamo nel 8 secolo
a.c. nel regno del nord. Fra pochi anni il regno del nord cadrà, ci
sarà una divisione, poco dopo ci sarà il profeta Amos -i grandi
profeti della giustizia- e tutti vogliono propiziare Dio con dei
sacrifici, dei culti, come un momento di voragine di abisso sociale
di disunione. Allora nasce il terrore della preghiera la sacralità
dei riti ebbene in questo contesto Osea alza la voce e dice “Io
dice Yahweh non voglio sacrifici, voglio la misericordia, voglio
l’apertura del vostro cuore. Detto in italiano significa non voglio
questo ma quello; invece è un’oppositiva: non mi importa dei
vostri sacrifici se non c’è la misericordia. Ciò che dà valore
al nostro pregare al nostro adorare Dio è l’esercizio della
misericordia. Osea lo mette proprio in contrapposizione: non
illuderti di poter pregare se tu non sei una persona di misericordia.
Ma c’è un altro passo
ed è il levitico. In un libro che vi consiglio di Giovanni Franzoni
“Lasciate riposare la terra”, c’è questo aspetto che è
stupefacente per quei tempi. Dio ha misericordia di tutti e nel
levitico 25 si dice che deve riposare, deve trovare la pace lo
schiavo, il libero, l’uomo, la donna, il malato, il sofferente,
l’escluso, il pagano, la terra, tutti devono sentire l’abbraccio
di Dio. Lasciate riposare la terra, cioè gustatevi l’abbraccio di
Dio è un testo di una completezza mitica incredibile. Chissà se
questo testo così dettagliato di giustizia sociale è poi stato
realizzato da Israele. Ci sono molti dubbi.
Non parliamo poi del
nuovo testamento: il samaritano misericordioso, la parabola del padre
misericordioso, tutto è intessuto sulla misericordia, cadono le
traiettorie della nostra logica. Non c’è chi è degno della festa
e chi non è degno della festa. La festa, cioè l’amore di Dio è
per tutti. Non c’è una esclusione. Pensate come siamo andati
lontano com’è possibile ancora parlare dell’inferno, sarebbe un
Dio sadico, ne vediamo già tanti di inferni quaggiù, pensare ad un
Dio così… Neanche noi riusciremmo a mandare all’inferno
qualcuno, a pensare ad una pena eterna ad una sofferenza eterna. No!
Sono i miti che inventiamo noi i poi mettiamo nei panni di Dio. Mi
raccomando leggete al riguardo il libro di Mancuso “Il destino di
Dio” e il libro di Barbaglio “Dio violento. Lettura delle
scritture ebraiche e cristiane”
Sono libri illuminanti.
Dio solo è tutta la
misericordia non potremo mai dire nulla di più grande e se impariamo
a leggere le scritture in questa maniera ci affezioniamo a vedere
tutte le porte aperte. La porta santa è la misericordia di Dio, non
è secondo i nostri criteri. Ma per noi la icona della misericordia è
la figura di Gesù. Non c’è nessuna persona che lui ha “mandato
a stendere”; la sua accoglienza la sua benedizione hanno
accompagnato la donna peccatrice, il fariseo, il pubblicano, ecc.
Vorrei dirvi una cosa
semplice: non stancatevi mai di cercare la bontà di Dio leggendo la
bibbia perché questa parola: buono - misericordioso è diventata
talmente usuale nel nostro vocabolario che può diventare
insignificante. Bisogna rivitalizzare i vocabolari. Quando noi
diciamo che Dio è la misericordia vuol proprio dire che Dio ci ama
con il ventre, con le viscere. Bisogna riscoprire la valenza profonda
di queste cose. La seconda cosa è che io vedo nelle nostre chiese
una espansione della misericordia vorrei dire che anche l’enciclica
del papa Laudato si, è di grande misericordia. Il punto di vista dei
poveri è sempre centrale. Incontri tra cristiani ed ebrei e
musulmani, l’ospitalità delle nostre chiese e credo che le nostre
comunità per chi ha delle sofferenze sono accoglienti; certo non
dobbiamo essere appagati di quel poco che facciamo però anche
vederlo. Le occasioni di misericordia sono infinite nella nostra
società.
Meno che la misericordia
della nostra società deve coniugarsi con il diritto, con la legge
con la giustizia ed è qui che fatichiamo di più. Ma non vorrei
spendere tante parole su questo. Quante occasioni nelle chiese ci
sono. Per esempio il vescovo ha ospitato alcuni immigrati nel suo
palazzo. Non avviene dappertutto.
E’ molto importante
capire che la misericordia dipende da noi. Ciascuno di noi ha una
responsabilità nella misericordia. Dobbiamo essere noi il smaritano
che si ferma non possiamo aspettare nella società che tutto avvenga
senza il nostro aiuto.
Vorrei porvi alcune
domande che mi hanno sempre molto coinvolto e dare ancora per
scontato che nella nostra chiesa la tenda si può allargare. Che cosa
voglio dire? Che ci sono ancora delle persone anche nella nostra
chiesa: omosessuali, donne che hanno abortito, separati, divorziati
(sto pensando a tante persone estromesse dalle comunità) dove c’è
ancora tanta misericordia da conquistare.
La nostra tenda non è
abbastanza larga. Se la chiesa è un laboratorio di libertà io credo
che dobbiamo esprimere con umiltà ma con coraggio il desiderio di
una chiesa più accogliente. Dove davvero nessuno possa dire tu non
ami, tu non sei una persona degna di essere accolta, oppure che ci
siano degli amori di serie a o di serie b. La sociologia e la
psicanalisi ci aiutano a capire che la realtà dell’amore è un
grande regalo multiforme.
Noi siamo soggetti che
pongono queste domande e sanno anche compiere qualche trasgressione,
qualche anticipazione perché se non fosse mai avvenuto qualche passo
fuori dalle righe forse saremmo ancora fermi a tanti secoli indietro.
Il cardinal Martini diceva che siamo indietro di due secoli penso che
la sua era un’affermazione benevola rispetto all’oggi.
L’anno prossimo faremo
la memoria dei 500 anni della riforma e la riforma protestante è
partita da una questione teologica molto interessante che non è lo
scandalo per i soldi delle indulgenze. No, è il principio teologico
per cui una chiesa ha o non ha il potere di dare le indulgenze,
quindi di indulgere e la riforma -merita di essere conosciuto questo
pensiero- sostiene che di indulgente di misericordioso ci basta Dio.
Che la misericordia di Dio non la amministra nessuno la annunciamo
tutti ma non la amministriamo. Dio non ha bisogno di persone che
amministrino la misericordia lui la dà, noi la possiamo testimoniare
e annunciare. Ecco il capitolo delle indulgenze del suffragio quanto
è importante ripensare a questo messaggio biblico. La mia domanda è
cosa possiamo fare noi. Perché a partire da me, dalla mia vita
quotidiana io mi converta di più alla misericordia, perché nei miei
atteggiamenti con gli altri io non sia un giudice ma un compagno di
viaggio. Perché io non sentenzi mai sulla vita degli altri ma mi
renda conto che solo Dio arriva a capire la profondità dei cuori e
delle vite e vorrei dire: ciascuno di noi dentro la propria comunità
nella chiesa nel mondo come sente questa espansione dei diritti
questo bisogno di giustizia questa accoglienza dell’amore?
Io vi lascio con questa
domanda che spesso ha inquietato la mia vita ma l’ha anche resa più
felice io ho trovato sempre negli occhi nelle persone, nella carne
delle persone, nella ricerca delle persone che sono le periferie, ho
trovato sempre la voce di Dio, il grido di Dio. Più di tutte le
biblioteche mi hanno aperto gli occhi le persone malviste.
Io credo che la chiesa
abbia un luogo da abitare ed è questa periferia umana.
Lì per me c’è Dio, lì
c’è il grido che avviene per la mia conversione e spero anche per
il cambiamento della chiesa. Chissà se sapremo, anche attraverso le
celebrazioni, momenti di preghiera, passare questa porta santa che è
la parola di Dio.
La
porta santa della misericordia che è quella per cui si apre un
orizzonte completamente diverso. Non spegnere in noi questi sogni
questa battaglia, questa fiducia che Dio ci aiuti a camminare nelle
differenze verso una società più giusta e una chiesa più
allargata.
Silvia Airaudo
Non rivisto dall'Autore
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