giovedì 21 gennaio 2016

LA MISERICORDIA DI DIO


Incontro con la Cdb 18 gennaio 2016
Estratto

Tre pensieri semplici per poter riflettere
  • Una prima riflessione su “La misericordia nei testi biblici”, alcuni accenni perché meriterebbe una settimana.
  • Una seconda riflessione su “La chiesa come casa della misericordia: dove nel mondo vive la misericordia”. La chiesa le religioni, gli uomini, le donne. In tante situazioni la misericordia è la realtà più speranzosa quella che ci fa pensare che c’è un domani per il mondo.
  • La terza riflessione “Dove le nostre chiese cristiane non hanno ancora capito la misericordia”, dove bisogna allargare la tenda.

E’ certamente nella bibbia ebraica che si parla di più della misericordia. Il primo testamento è lussureggiante di passi sulla misericordia. E qual è il primo? Nessuno tocchi Caino (Genesi 4). Caino (avete presente il mito di Caino e Abele) porta a morte il fratello, ma che cosa succede? Che l’intervento di Dio frena la vendetta. Ma addirittura il mito di Caino è quello per cui si mette un segno su colui che è stato l’uccisore del fratello. Nessuno tocchi Caino. C’è più attenzione a Caino che ad Abele. In un bellissimo commento Drewermann (teologo cattolico) dice: “Sembra che il mito parta da Caino, Abele diventa quasi un personaggio secondario”. Il problema è come bisogna trattare Caino perché noi siamo consueti premiare i buoni e castigare i cattivi. Dio sembra “cambiare grammatica”, sembra accogliere nel suo amore Abele e Caino.
Ma un secondo mito, che certamente tutti ricordiamo dagli anni della nostra giovinezza, è il racconto del diluvio. Il racconto del diluvio è un mito certo ma un mito straordinario. Dio sembra aver perso la speranza nel creato e allora… le acque che sommergono: potrebbe nascere l’anti-creazione. Ma che cosa succede? Che per tre volte nel testo antico viene detto: no. Mai più, mai più, mai più. Dio ritira la tentazione in cui è caduto anche lui -diremmo noi- quella di far giustizia secondo la logica umana, e si pente e dice: “Mai più”. Il mito del diluvio è fondamentale quando viene ribadito tre volte: mai più, mai più, mai più punirò. Ma mentre per Caino e Abele si trattava di due persone, qui si tratta di tutto il creato, tutto. Tutto è abbracciato dalla misericordia e dal perdono. Rileggetevi qualche volta adagio questa pagina capitoli 7; ;8; 9; di Genesi e lasciatevi penetrare da questa parola: mai più, mai più, mai più, per cui non c’è confine all’amore. Non c’è una delle creature che sia esclusa.
Ma un altro testo strabiliante di misericordia è il testo di Osea. Siamo nel 8 secolo a.c. nel regno del nord. Fra pochi anni il regno del nord cadrà, ci sarà una divisione, poco dopo ci sarà il profeta Amos -i grandi profeti della giustizia- e tutti vogliono propiziare Dio con dei sacrifici, dei culti, come un momento di voragine di abisso sociale di disunione. Allora nasce il terrore della preghiera la sacralità dei riti ebbene in questo contesto Osea alza la voce e dice “Io dice Yahweh non voglio sacrifici, voglio la misericordia, voglio l’apertura del vostro cuore. Detto in italiano significa non voglio questo ma quello; invece è un’oppositiva: non mi importa dei vostri sacrifici se non c’è la misericordia. Ciò che dà valore al nostro pregare al nostro adorare Dio è l’esercizio della misericordia. Osea lo mette proprio in contrapposizione: non illuderti di poter pregare se tu non sei una persona di misericordia.
Ma c’è un altro passo ed è il levitico. In un libro che vi consiglio di Giovanni Franzoni “Lasciate riposare la terra”, c’è questo aspetto che è stupefacente per quei tempi. Dio ha misericordia di tutti e nel levitico 25 si dice che deve riposare, deve trovare la pace lo schiavo, il libero, l’uomo, la donna, il malato, il sofferente, l’escluso, il pagano, la terra, tutti devono sentire l’abbraccio di Dio. Lasciate riposare la terra, cioè gustatevi l’abbraccio di Dio è un testo di una completezza mitica incredibile. Chissà se questo testo così dettagliato di giustizia sociale è poi stato realizzato da Israele. Ci sono molti dubbi.
Non parliamo poi del nuovo testamento: il samaritano misericordioso, la parabola del padre misericordioso, tutto è intessuto sulla misericordia, cadono le traiettorie della nostra logica. Non c’è chi è degno della festa e chi non è degno della festa. La festa, cioè l’amore di Dio è per tutti. Non c’è una esclusione. Pensate come siamo andati lontano com’è possibile ancora parlare dell’inferno, sarebbe un Dio sadico, ne vediamo già tanti di inferni quaggiù, pensare ad un Dio così… Neanche noi riusciremmo a mandare all’inferno qualcuno, a pensare ad una pena eterna ad una sofferenza eterna. No! Sono i miti che inventiamo noi i poi mettiamo nei panni di Dio. Mi raccomando leggete al riguardo il libro di Mancuso “Il destino di Dio” e il libro di Barbaglio “Dio violento. Lettura delle scritture ebraiche e cristiane”
Sono libri illuminanti.
Dio solo è tutta la misericordia non potremo mai dire nulla di più grande e se impariamo a leggere le scritture in questa maniera ci affezioniamo a vedere tutte le porte aperte. La porta santa è la misericordia di Dio, non è secondo i nostri criteri. Ma per noi la icona della misericordia è la figura di Gesù. Non c’è nessuna persona che lui ha “mandato a stendere”; la sua accoglienza la sua benedizione hanno accompagnato la donna peccatrice, il fariseo, il pubblicano, ecc.
Vorrei dirvi una cosa semplice: non stancatevi mai di cercare la bontà di Dio leggendo la bibbia perché questa parola: buono - misericordioso è diventata talmente usuale nel nostro vocabolario che può diventare insignificante. Bisogna rivitalizzare i vocabolari. Quando noi diciamo che Dio è la misericordia vuol proprio dire che Dio ci ama con il ventre, con le viscere. Bisogna riscoprire la valenza profonda di queste cose. La seconda cosa è che io vedo nelle nostre chiese una espansione della misericordia vorrei dire che anche l’enciclica del papa Laudato si, è di grande misericordia. Il punto di vista dei poveri è sempre centrale. Incontri tra cristiani ed ebrei e musulmani, l’ospitalità delle nostre chiese e credo che le nostre comunità per chi ha delle sofferenze sono accoglienti; certo non dobbiamo essere appagati di quel poco che facciamo però anche vederlo. Le occasioni di misericordia sono infinite nella nostra società.
Meno che la misericordia della nostra società deve coniugarsi con il diritto, con la legge con la giustizia ed è qui che fatichiamo di più. Ma non vorrei spendere tante parole su questo. Quante occasioni nelle chiese ci sono. Per esempio il vescovo ha ospitato alcuni immigrati nel suo palazzo. Non avviene dappertutto.
E’ molto importante capire che la misericordia dipende da noi. Ciascuno di noi ha una responsabilità nella misericordia. Dobbiamo essere noi il smaritano che si ferma non possiamo aspettare nella società che tutto avvenga senza il nostro aiuto.
Vorrei porvi alcune domande che mi hanno sempre molto coinvolto e dare ancora per scontato che nella nostra chiesa la tenda si può allargare. Che cosa voglio dire? Che ci sono ancora delle persone anche nella nostra chiesa: omosessuali, donne che hanno abortito, separati, divorziati (sto pensando a tante persone estromesse dalle comunità) dove c’è ancora tanta misericordia da conquistare.
La nostra tenda non è abbastanza larga. Se la chiesa è un laboratorio di libertà io credo che dobbiamo esprimere con umiltà ma con coraggio il desiderio di una chiesa più accogliente. Dove davvero nessuno possa dire tu non ami, tu non sei una persona degna di essere accolta, oppure che ci siano degli amori di serie a o di serie b. La sociologia e la psicanalisi ci aiutano a capire che la realtà dell’amore è un grande regalo multiforme.
Noi siamo soggetti che pongono queste domande e sanno anche compiere qualche trasgressione, qualche anticipazione perché se non fosse mai avvenuto qualche passo fuori dalle righe forse saremmo ancora fermi a tanti secoli indietro. Il cardinal Martini diceva che siamo indietro di due secoli penso che la sua era un’affermazione benevola rispetto all’oggi.
L’anno prossimo faremo la memoria dei 500 anni della riforma e la riforma protestante è partita da una questione teologica molto interessante che non è lo scandalo per i soldi delle indulgenze. No, è il principio teologico per cui una chiesa ha o non ha il potere di dare le indulgenze, quindi di indulgere e la riforma -merita di essere conosciuto questo pensiero- sostiene che di indulgente di misericordioso ci basta Dio. Che la misericordia di Dio non la amministra nessuno la annunciamo tutti ma non la amministriamo. Dio non ha bisogno di persone che amministrino la misericordia lui la dà, noi la possiamo testimoniare e annunciare. Ecco il capitolo delle indulgenze del suffragio quanto è importante ripensare a questo messaggio biblico. La mia domanda è cosa possiamo fare noi. Perché a partire da me, dalla mia vita quotidiana io mi converta di più alla misericordia, perché nei miei atteggiamenti con gli altri io non sia un giudice ma un compagno di viaggio. Perché io non sentenzi mai sulla vita degli altri ma mi renda conto che solo Dio arriva a capire la profondità dei cuori e delle vite e vorrei dire: ciascuno di noi dentro la propria comunità nella chiesa nel mondo come sente questa espansione dei diritti questo bisogno di giustizia questa accoglienza dell’amore?
Io vi lascio con questa domanda che spesso ha inquietato la mia vita ma l’ha anche resa più felice io ho trovato sempre negli occhi nelle persone, nella carne delle persone, nella ricerca delle persone che sono le periferie, ho trovato sempre la voce di Dio, il grido di Dio. Più di tutte le biblioteche mi hanno aperto gli occhi le persone malviste.
Io credo che la chiesa abbia un luogo da abitare ed è questa periferia umana.
Lì per me c’è Dio, lì c’è il grido che avviene per la mia conversione e spero anche per il cambiamento della chiesa. Chissà se sapremo, anche attraverso le celebrazioni, momenti di preghiera, passare questa porta santa che è la parola di Dio.
La porta santa della misericordia che è quella per cui si apre un orizzonte completamente diverso. Non spegnere in noi questi sogni questa battaglia, questa fiducia che Dio ci aiuti a camminare nelle differenze verso una società più giusta e una chiesa più allargata.
Silvia Airaudo
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