La fine della differenza tra destra e sinistra (cavallo di battaglia, da anni, di "terzisti" e di neo-post di ogni contrada) è sonoramente smentita dallo scontro in atto sulle unioni civili. Con eccezioni notevoli, ma non decisive (alcuni cattolici del Pd, alcuni liberali nel centrodestra) c'è una polarizzazione piuttosto compatta: centrosinistra, sinistra e Cinque Stelle per la legge Cirinnà, centrodestra, destra e Lega contro la legge Cirinnà. Ben poca "trasversalità", dunque; e una eloquente separazione tra istanze conservatrici, incarnate dalla destra, e istanze progressiste, incarnate dalla sinistra. Possiamo dire che è uno dei pochi momenti chiari della recente storia politica del nostro paese, con i polemisti conservatori che, facendo il loro mestiere, deprecano la "deriva permissivista" (nata nel Sessantotto, specificava in un talk show un anziano portavoce dell'Opus Dei) e i polemisti progressisti che, sempre facendo il loro mestiere, invocano l'adeguamento delle leggi al mondo che cambia.
La liberalità della destra italiana è stata molto vivace in campo economico: se c'è da far quattrini, liberi tutti. Ma si rattrappisce vistosamente nel campo dei diritti civili e delle libertà individuali. È proprio un richiamo della foresta. E aiuta a capire in che cosa destra e sinistra sono parole significanti.
Michele Serra
(La Repubblica 3 febbraio)
La liberalità della destra italiana è stata molto vivace in campo economico: se c'è da far quattrini, liberi tutti. Ma si rattrappisce vistosamente nel campo dei diritti civili e delle libertà individuali. È proprio un richiamo della foresta. E aiuta a capire in che cosa destra e sinistra sono parole significanti.
Michele Serra
(La Repubblica 3 febbraio)