sabato 13 febbraio 2016

“Non dobbiamo temere la Cina”. La mano tesa di Bergoglio

PECHINO. «Per me la Cina è stata sempre un punto di riferimento e di grandezza, una terra benedetta, piena di saggezza e di storia. L'Occidente non deve temerla, ma rispettarla, mentre i cinesi devono riconciliarsi con il proprio passato senza masochismo, ma con misericordia». Papa Francesco ha atteso la vigilia del capodanno lunare per la prima intervista sulla Cina, che rappresenta una mano tesa tra il Vaticano e Pechino. Per parlare al popolo cinese, dopo la "lettera alla Cina" di Ratzinger, ha scelto "Asia Times" e il giornalista italiano Francesco Sisci, analista gradito al partito-Stato. Ne è uscito un colloquio ampio e profondo sui temi sociali, che ha escluso i più delicati problemi politici, in discussione in questi giorni a livello diplomatico. Il messaggio essenziale è che «il mondo orientale è quello occidentale devono, conservare la pace e hanno la forza per farlo attraverso il dialogo e la fede» perché «non c'è altra strada». Bergoglio è un gesuita, come Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù che inviò in Cina padre Francesco Saverio, seguito da Matteo Ricci, teologo e geografo accolto dalla corte imperiale.
Come i predecessori condivide l'idea che «il futuro della Chiesa è in Asia» e dal primo giorno di pontificato opera per costruire un ponte tra Roma e Pechino. «Dialogo - dice nell'intervista - non significa compromesso, mezza torta a me e mezza a me, ma camminare insieme. Cultura e umanità non possono essere divise a pezzi, come a Yalta: ognuno influisce sul bene di tutti». Papa Francesco, facendo gli auguri al presidente Xi Jinping, promuove la fine della legge del figlio unico e la tensione del popolo cinese «a muoversi in avanti per fare la storia con nobiltà d'animo». Ripete di essere «pronto ad andare in Cina domani», come già disse nell'agosto 2014, durante il primo sorvolo del Paese. Resta il nodo della nomina dei vescovi e del riconoscimento di Taiwan, ma la storica distensione è attesa entro fine anno. (gp.v.)

(La Repubblica 3 febbraio)