giovedì 11 febbraio 2016

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

QUEL "DIAVOLO" DELL'EGOISMO
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11 e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato (Luca 4, 1-13).

Esiste il diavolo?
Occorre subito compiere un annuncio liberatore: il diavolo non esiste. Certo, nella Bibbia si parla molto di Satana, diavoli, spiriti immondi….ma si tratta di linguaggi del tempo che vanno letti e riferiti al loro contesto culturale. Si tratta di una credenza antica come il mondo, un dato culturale e psicologico che è penetrato, con il vigore delle sue immagini e la plasticità del suo linguaggio, in molte tradizioni religiose e non religiose. La figura del demonio, spirito del male, non è originariamente né biblica né ebraica. Essa deriva da intrecciati processi sincretistici tra ebraismo e religione persiana all’epoca dell’esilio a Babilonia.
Ma occorre leggere, "sotto" e aldilà di questi linguaggi, non l'esistenza di qualche spirito tentatore, ma un messaggio assai diverso e molto prezioso: la nostra vita si trova a fare i conti, dentro e fuori di noi, con mille forme e presenze del male.
Satana, Diavolo significano "avversario, divisore" e sono la cifra linguistica, il modo letterario per esprimere la multiforme e profonda realtà del male. E' un linguaggio che "personalizza" il male.
Questo ci permette di affermare in tutta tranquillità che questa "credenza" non appartiene per nulla al cuore della fede cristiana. Insomma: non c'è bisogno di credere al diavolo per essere cristiani.
Diavolo – Satana – Spirito maligno oggi vuol dire egoismo, stupri, guerre, industria delle armi, sfruttamento, ingiustizia, schiavismo, inquinamento….Questo è l'unico diavolo, l'unico "Satana" che io conosco e la fede cristiana, attraverso questi linguaggi delle culture antiche, mi invita a non sottovalutare questa presenza del male e a combattere i "diavoli di questo mondo" che, come vediamo, sono molto concreti.

Liquidare la credenza nel diavolo
E' davvero importante per un cristiano abbandonare la credenza nel diavolo che, tra l'altro, è diventata uno strumento per incutere paure e sollecitare la sottomissione. Quante volte nella storia della chiesa si definirono "indemoniate" quelle persone che osavano dissentire dalla gerarchia. Eretici e donne vennero nei secoli emarginati, definiti posseduti da Satana o "streghe" per difendere una ortodossia che si sentiva minacciata. Il vero "diavolo" in queste situazioni era l'arroganza, la crudeltà e la presunzione del potere ecclesiastico.
Quante sofferenze e quante "patologie" indotte da questa credenza che poi ha fatto nascere, con tanto di approvazione e di benedizione gerarchica, un sottobosco di esorcismi, di pratiche magiche, di rituali perversi e ridicoli. Occorre trovare il coraggio di dirci che egoismi, guerre, stupri, sfruttamento, disuguaglianze, sessismo e razzismo e tanti altri mali non vanno messi sul conto di un qualche diavolo, ma sono il frutto delle nostre responsabilità non assunte, delle nostre scelte sbagliate, dei nostri egoismi individuali e di gruppo. E' troppo comodo mettere tutto questo sul conto di un qualche diavolo. No! Le nostre "diavolerie" sono un nostro "prodotto". E' falso, è inutile mettere in campo un "agente diabolico" esterno, inventarci un diavolo per metterci al riparo dalle nostre concrete responsabilità.
A volte dietro certe sofferenze non c'è il diavolo, ma una educazione o anche una predicazione cristiana ossessiva, depressiva che ha causato nelle persone angoscia, paure, sensi di colpa, fobie sessuali.
Non servono esorcismi, ma pratiche liberatorie, percorsi rasserenanti, messaggi di pace.
Anche per questo la ripresa di attività esorcistiche e la nomina di esorcisti nelle chiese cristiane è tragicamente funesta, gravemente dannosa. Si ribadisce, per molte persone poco attrezzate a leggere la Bibbia con attenzione storico-critica, l'esistenza del diavolo, anziché aiutarle a dare un nome ai "diavoli" concreti con i quali noi comuni mortali dobbiamo fare i conti dentro e fuori di noi.
Questa sì che sarebbe una direzione da imboccare anche per togliere avallo alla marea di satanismo, ai riti satanici che poi, come risulta sempre più chiaramente, sono incontri tra persone affette da perversioni sessuali, dedite alle orge e all'uso di droghe.
Sarebbe anche un bel colpo a tutti quei "parenti prossimi", a quei mestieranti che, come maghi e indovini, fanno fortuna finche prosperano le superstizioni diaboliche, i santini, le stimmate, il sangue di San Gennaro e cose simili…Sanno come fare soldi infilandosi nelle angosce delle persone da veri profittatori.

Dunque, nessun satana "angelo tentatore" ha messo alla prova Gesù. Egli ha dovuto lottare, tutta la vita, tra amore ed egoismo, tra paura e fiducia, tra fidarsi radicalmente di Dio o pensare a sé. Non è forse così anche per noi?
Liberiamoci dal diavolo: affrontiamo la nostra vita al cospetto di Dio. Con lui faremo i conti con tante "diavolerie", con le inevitabili prove della nostra vita. Liberiamo la fede cristiana da questa credenza. Volerla conservare significa esporre al ridicolo il messaggio cristiano che, invece, non ha nulla in comune con questa ondata di satanismi, di orge sessuali, di superstizioni, di esorcisti bisognosi essi stessi di qualche trattamento liberatore.

Un Gesù diverso
Superata la credenza nel diavolo, emerge subito un altro messaggio prezioso.
Anche Gesù, come ognuno/a di noi, ha dovuto scegliere tra amore ed egoismo, tra la possibilità di un vita onorevole e tranquilla ed una esistenza di impegno e di solidarietà, tra il "far carriere" ed una vita quotidiana dedicata ai più deboli.
Il racconto ci presenta un trittico, un quadro in cui Gesù è tentato tre volte. Le ben note tentazioni, riprese già dal Primo Testamento ebraico. Ma il significato è chiaro: Gesù dovette compiere le sue scelte di fedeltà a Dio non in un "momento", ma per tutta la vita. Questo Gesù che, come noi, ha avvertito il fascino, l'attrattiva della gloria, degli onori, del denaro, della vita agiata è davvero molto diverso da quella immaginetta magica del catechismo cattolico.
Egli, nutrendosi della testimonianza delle Scritture, fidandosi di Dio, ha affrontato le prove, le difficoltà che ha incontrato.
Si noti: è il "soffio di Dio" che lo conduce ad affrontare le prove. Il Vangelo di Marco addirittura dice che lo Spirito, cioè Dio, lo "spinge" nel luogo della "tentazione".

Le "tentazioni"
Per Gesù, secondo Luca, sono state tre le tentazioni che ha dovuto affrontare durante il corso della intera sua vita: quella di utilizzare la religione a proprio vantaggio, quella di usare il potere per compiere la sua missione e quella di utilizzare Dio per i propri interessi. Sono le prove che Mosè e il popolo ebraico dovettero affrontare nel deserto nel tempo dell’esodo.
Se la nostra chiesa cattolica ufficiale oggi è così malconcia è perché ha strumentalizzato Dio, lo ha usato per i propri interessi , per avere spazio, visibilità , potere, successo e privilegi in nome di Dio . Essa ha ceduto di fronte a queste tentazioni.
Ma ciascuno di noi ha le sue tentazioni, le sue sfide da raccogliere. Oggi, proprio scendendo sul terreno del quotidiano, la tentazione  più frequente e devastante è quella del "dire alle pietre che diventino pane", cioè del mettere al centro della nostra vita i beni, il denaro, le comodità, le sicurezze economiche.
Le "cose materiali", quando diventano la nostra ricerca, quando occupano il primo posto, estromettono dalla nostra vita sia Dio che l'amore per i fratelli e le sorelle.  Esse occupano tutto lo spazio e allora il nostro essere cristiani diventa la copertura e la vernice religiosa dei nostri interessi personali, del nostro egoismo. Questo è il "diavolo" da respingere, consapevoli che sta sempre alla porta del nostro cuore.
Come può una casa piena e strapiena di cose avere un posto vero per Dio e per il prossimo?