QUEL "DIAVOLO" DELL'EGOISMO
1
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu
condotto dallo Spirito nel deserto 2
dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla
in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3
Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa
pietra che diventi pane». 4
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5
Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i
regni della terra, gli disse: 6
«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché
è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7
Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti
prostrerai, lui solo adorerai». 9
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10
sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi
ti custodiscano; 11
e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non
inciampi in una pietra». 12
Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio
tuo». 13
Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò
da lui per ritornare al tempo fissato (Luca 4, 1-13).
Esiste
il diavolo?
Occorre
subito compiere un annuncio liberatore: il diavolo non esiste. Certo,
nella Bibbia si parla molto di Satana, diavoli, spiriti immondi….ma
si tratta di linguaggi del tempo che vanno letti e riferiti al loro
contesto culturale. Si tratta di una credenza antica come il mondo,
un dato culturale e psicologico che è penetrato, con il vigore delle
sue immagini e la plasticità del suo linguaggio, in molte tradizioni
religiose e non religiose. La figura del demonio, spirito del male,
non è originariamente né biblica né ebraica. Essa deriva da
intrecciati processi sincretistici tra ebraismo e religione persiana
all’epoca dell’esilio a Babilonia.
Ma
occorre leggere, "sotto" e aldilà di questi linguaggi, non
l'esistenza di qualche spirito tentatore, ma un messaggio assai
diverso e molto prezioso: la nostra vita si trova a fare i conti,
dentro e fuori di noi, con mille forme e presenze del male.
Satana,
Diavolo significano "avversario, divisore" e sono la cifra
linguistica, il modo letterario per esprimere la multiforme e
profonda realtà del male. E' un linguaggio che "personalizza"
il male.
Questo
ci permette di affermare in tutta tranquillità che questa "credenza"
non appartiene per nulla al cuore della fede cristiana. Insomma: non
c'è bisogno di credere al diavolo per essere cristiani.
Diavolo
– Satana – Spirito maligno oggi vuol dire egoismo, stupri,
guerre, industria delle armi, sfruttamento, ingiustizia, schiavismo,
inquinamento….Questo è l'unico diavolo, l'unico "Satana"
che io conosco e la fede cristiana, attraverso questi linguaggi delle
culture antiche, mi invita a non sottovalutare questa presenza del
male e a combattere i "diavoli di questo mondo" che, come
vediamo, sono molto concreti.
Liquidare
la credenza nel diavolo
E'
davvero importante per un cristiano abbandonare la credenza nel
diavolo che, tra l'altro, è diventata uno strumento per incutere
paure e sollecitare la sottomissione. Quante volte nella storia della
chiesa si definirono "indemoniate" quelle persone che
osavano dissentire dalla gerarchia. Eretici e donne vennero nei
secoli emarginati, definiti posseduti da Satana o "streghe"
per difendere una ortodossia che si sentiva minacciata. Il vero
"diavolo" in queste situazioni era l'arroganza, la crudeltà
e la presunzione del potere ecclesiastico.
Quante
sofferenze e quante "patologie" indotte da questa credenza
che poi ha fatto nascere, con tanto di approvazione e di benedizione
gerarchica, un sottobosco di esorcismi, di pratiche magiche, di
rituali perversi e ridicoli. Occorre trovare il coraggio di dirci che
egoismi, guerre, stupri, sfruttamento, disuguaglianze, sessismo e
razzismo e tanti altri mali non vanno messi sul conto di un qualche
diavolo, ma sono il frutto delle nostre responsabilità non assunte,
delle nostre scelte sbagliate, dei nostri egoismi individuali e di
gruppo. E' troppo comodo mettere tutto questo sul conto di un qualche
diavolo. No! Le nostre "diavolerie" sono un nostro
"prodotto". E' falso, è inutile mettere in campo un
"agente diabolico" esterno, inventarci un diavolo per
metterci al riparo dalle nostre concrete responsabilità.
A
volte dietro certe sofferenze non c'è il diavolo, ma una educazione
o anche una predicazione cristiana ossessiva, depressiva che ha
causato nelle persone angoscia, paure, sensi di colpa, fobie
sessuali.
Non
servono esorcismi, ma pratiche liberatorie, percorsi rasserenanti,
messaggi di pace.
Anche
per questo la ripresa di attività esorcistiche e la nomina di
esorcisti nelle chiese cristiane è tragicamente funesta, gravemente
dannosa. Si ribadisce, per molte persone poco attrezzate a leggere la
Bibbia con attenzione storico-critica, l'esistenza del diavolo,
anziché aiutarle a dare un nome ai "diavoli" concreti con
i quali noi comuni mortali dobbiamo fare i conti dentro e fuori di
noi.
Questa
sì che sarebbe una direzione da imboccare anche per togliere avallo
alla marea di satanismo, ai riti satanici che poi, come risulta
sempre più chiaramente, sono incontri tra persone affette da
perversioni sessuali, dedite alle orge e all'uso di droghe.
Sarebbe
anche un bel colpo a tutti quei "parenti prossimi", a quei
mestieranti che, come maghi e indovini, fanno fortuna finche
prosperano le superstizioni diaboliche, i santini, le stimmate, il
sangue di San Gennaro e cose simili…Sanno come fare soldi
infilandosi nelle angosce delle persone da veri profittatori.
Dunque,
nessun satana "angelo tentatore" ha messo alla prova Gesù. Egli ha
dovuto lottare, tutta la vita, tra amore ed egoismo, tra paura e
fiducia, tra fidarsi radicalmente di Dio o pensare a sé. Non è
forse così anche per noi?
Liberiamoci
dal diavolo: affrontiamo la nostra vita al cospetto di Dio. Con lui
faremo i conti con tante "diavolerie", con le inevitabili
prove della nostra vita. Liberiamo la fede cristiana da questa
credenza. Volerla conservare significa esporre al ridicolo il
messaggio cristiano che, invece, non ha nulla in comune con questa
ondata di satanismi, di orge sessuali, di superstizioni, di esorcisti
bisognosi essi stessi di qualche trattamento liberatore.
Un
Gesù diverso
Superata
la credenza nel diavolo, emerge subito un altro messaggio prezioso.
Anche
Gesù, come ognuno/a di noi, ha dovuto scegliere tra amore ed
egoismo, tra la possibilità di un vita onorevole e tranquilla ed una
esistenza di impegno e di solidarietà, tra il "far carriere"
ed una vita quotidiana dedicata ai più deboli.
Il
racconto ci presenta un trittico, un quadro in cui Gesù è tentato
tre volte. Le ben note tentazioni, riprese già dal Primo Testamento
ebraico. Ma il significato è chiaro: Gesù dovette compiere le sue
scelte di fedeltà a Dio non in un "momento", ma per tutta
la vita. Questo Gesù che, come noi, ha avvertito il fascino,
l'attrattiva della gloria, degli onori, del denaro, della vita agiata
è davvero molto diverso da quella immaginetta magica del catechismo
cattolico.
Egli,
nutrendosi della testimonianza delle Scritture, fidandosi di Dio, ha
affrontato le prove, le difficoltà che ha incontrato.
Si
noti: è il "soffio di Dio" che lo conduce ad affrontare le
prove. Il Vangelo di Marco addirittura dice che lo Spirito, cioè
Dio, lo "spinge" nel luogo della "tentazione".
Le "tentazioni"
Per
Gesù, secondo Luca, sono state tre le tentazioni che ha dovuto
affrontare durante il corso della intera sua vita: quella di
utilizzare la religione a proprio vantaggio, quella di usare il
potere per compiere la sua missione e quella di utilizzare Dio per i
propri interessi. Sono le prove che Mosè e il popolo ebraico
dovettero affrontare nel deserto nel tempo dell’esodo.
Se
la nostra chiesa cattolica ufficiale oggi è così malconcia è
perché ha strumentalizzato Dio, lo ha usato per i propri interessi ,
per avere spazio, visibilità , potere, successo e privilegi in nome
di Dio . Essa ha ceduto di fronte a queste tentazioni.
Ma ciascuno di noi ha le sue tentazioni, le sue sfide da raccogliere. Oggi, proprio scendendo sul terreno del quotidiano, la tentazione più frequente e devastante è quella del "dire alle pietre che diventino pane", cioè del mettere al centro della nostra vita i beni, il denaro, le comodità, le sicurezze economiche.
Le "cose materiali", quando diventano la nostra ricerca, quando occupano il primo posto, estromettono dalla nostra vita sia Dio che l'amore per i fratelli e le sorelle. Esse occupano tutto lo spazio e allora il nostro essere cristiani diventa la copertura e la vernice religiosa dei nostri interessi personali, del nostro egoismo. Questo è il "diavolo" da respingere, consapevoli che sta sempre alla porta del nostro cuore.
Come può una casa piena e strapiena di cose avere un posto vero per Dio e per il prossimo?