lunedì 1 febbraio 2016

SAPERSI INDIGNARE

Viviamo tra povertà galoppanti ed ingiustizie crescenti anche nel nostro Paese.
In questo contesto i nostri amministratori mettono a disposizione personale, risorse di ogni genere e denaro pubblico per trasportare la salma di padre Pio che giunge in vaticano.
Tutto fa brodo in questo colabrodo culturale.
Non abbiamo bisogno di salme da incensare e di reliquie da  venerare. Abbiamo bisogno di mettere le nostre risorse e i nostri cuori, le nostre mani e i nostri soldi per alleviare le sofferenze dei vivi, per solidarizzare con i più poveri e i meno fortunati di questa società.
Ma la spettacolare ostensione cadaverica di padre Pio ha alcune motivazioni vaticane ben evidenti.
Papa Francesco cerca ogni strada per tenere insieme una chiesa a brandelli e con alcuni comparti in liquidazione. In più il mito di padre Pio e il turismo alberghiero ad esso collegato hanno subito negli ultimi anni un tracollo: alberghi che chiudono e vengono trasformati in aziende o in case di abitazione.
Il viaggio trionfale verso Roma è un rilancio del culto che andava spegnendosi.  Però, davanti a tale spettacolo, se qualche teologo alzasse la voce, forse aiuterebbe un po' a non disperderci tra le superstizioni con l'alibi della religiosità popolare.
Mi sento profondamente offeso da questa banalizzazione della fede e mi sento indignato perché ancora una volta la gerarchia inganna le persone manipolando il loro bisogno di aiuto.
don Franco Barbero