E IL VENTO SOFFIA FORTE
(Giovanni
14, 23-29)
Gli
rispose Gesù:"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di
lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi
ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste
cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi
lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do
a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete
udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi
rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande
di me.
Ve
l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi
crediate.
Uscire dalla trappola dogmatica
"Ciò
che nessun predicatore può fare legittimamente è leggere il Vangelo
di Giovanni con gli occhiali del dogma" (Gerard Sloyan,
Giovanni, Claudiana,
pag.227). Lo ammette persino un biblista tradizionale come quello che
ho citato.
L'operazione
che subdolamente viene compiuta è quella di leggere Padre, Gesù e
Spirito Santo mettendoli in connessione dogmatica e così viene fuori
il dogma della Trinità, come se si trattasse di tre divinità alla
pari.
Ci
sono voluti secoli, in una cultura ed in una lingua mille miglia
lontana da quella di Gesù, per "costruire" il dogma della
Trinità, così come lo leggiamo nei nostri attuali catechismi.
Oggi
gran parte dei biblisti, riandando alle fonti bibliche in modo
rigoroso, ci documenta il valore della simbolica trinitaria senza
cadere nel triteismo. Penso a centinaia di studiosi e studiose di cui
ho fornito ampia documentazione nel mio libro "Olio
per la lampada".
In
realtà la trinità, intesa come simbolo, può essere una immagine
efficace: il Padre, l'unico Dio, si è manifestato a noi in Gesù, il
profeta di Nazaret. Dopo la sua morte e risurrezione, Dio non si è
affatto ritirato da noi, ma ci sostiene e ci accompagna con "un
soffio di vita" come "consolatore e sostegno". Per noi
cristiani il Dio che ci ha parlato attraverso l'uomo Gesù continua a
spingerci verso il bene, a "soffiare" come vento di amore e
di giustizia nelle vie del mondo e nei nostri cuori.
È
sempre lo stesso e unico Dio che si manifesta a noi in maniera
diversa. Non si tratta di "tre persone", ma di modalità
diverse di manifestarci il Suo amore, la Sua presenza, la Sua azione.
"La
parola che udite non è mia"
Gesù,
in tutta la sua vita ha cercato la volontà di Dio. Nella sua
esistenza quotidiana non si è prefisso altro che vivere e annunciare
il messaggio del regno di Dio per i più deboli del mondo e del suo
popolo.
"Il
Padre è più grande di me": per Gesù questa era la certezza su
cui fondava la sua vita e le sue azioni. Quando entrò in polemica
con alcuni legalismi che opprimevano la gente dei villaggi della
Galilea, lo fece perché fosse riscoperto il messaggio originario e
liberante della Torah, della Legge, come espressione della volontà
di Dio.
Nei
secoli, dimenticando questo atteggiamento radicale di Gesù, le
chiese cristiane hanno costruito montagne di dogmi, di regole, di
proibizioni, di devozioni … tanto da oscurare il messaggio biblico
centrale dell'amore di Dio e del prossimo.
È
nata una tale costruzione, un tale castello dogmatico, sacramentale e
precettistico, che il credente spesso non riesce a vedere dove stia
il nucleo della fede cristiana. La chiesa istituzionale ha bisogno di
uno scossone, di un poderoso "dimagramento" a tutti i
livelli.
Non
si tratta solo di eliminare gli affari vaticani legati allo IOR e
alle industrie delle armi, ma di cercare e ritrovare il cuore della
nostra fede, lasciando cadere orpelli, superstizioni, pregiudizi.
Infatti,
se non si sgombera il campo da queste suppellettili devozionali e
idolatriche, non si fa posto al Vangelo e alle opere del regno di
Dio, l'amore e la giustizia.
"Lo
spirito che il Padre manderà ..."
Ecco
la svolta: le nostre esperienze comunitarie, anzi le nostre chiese e
le nostre vite personali, non debbono aver paura di liberarsi di
tante "cianfrusaglie sacre", proprio perché Dio ci
garantisce la Sua compagnia, il Suo vento dolce e sospingente, verso
una fede più matura e consapevole.
Si
noti: non si tratta affatto di buttare nella pattumiera secoli di
ricerche e di esperienza ecclesiali. Si tratta, anzi, di cogliere la
sostanziale continuità nella necessaria dinamica storica che esige
creatività e superamento anche nei linguaggi e nei modi in cui
esprimiamo la nostra fede.
Non
si fa un buon servizio al passato se lo si custodisce come una mummia
o lo si adora come un idolo.
Noi
crediamo in un Dio vivo, che abita e continua la Sua opera creatrice
e liberatrice oggi, nei giorni in cui viviamo.
Questo
è il significato dello "Spirito che viene da Dio".
L'ammonizione
che il Vangelo di Giovanni mette sulla bocca di Gesù:"Il vostro
cuore non sia turbato e non si spaventi", conserva tutta la sua
forza esortativa.
Una
chiesa più povera, più accogliente, meno moralistica, meno
preoccupata di custodire, possedere e difendere la "verità",
potrà seminare con fiducia il granello di senape del messaggio
evangelico.
Ma
la chiesa come popolo di Dio è "cosa nostra", riguarda
ciascuno/a di noi. È troppo comodo lasciare ad altri, ai soliti
addetti ai lavori, un'opera di conversione che compete a ciascuno/a
di noi.
Dunque,
"per rivestirci di Cristo", cioè per camminare sulle
tracce di Gesù, dobbiamo liberarci, spogliarci del superfluo tanto
sul piano economico quanto sul piano culturale e teologico.
Il
soffio vitale ed invitante di Dio non ci lascerà soli in questo
viaggio.
Grande speranza - nessun disfattismo
Leggo oggi le notizie che arrivano dalla chiesa cattolica di Irlanda. Un giovane vescovo, dopo ben 70 anni di assenza di un sinodo, lo ha indetto e caldeggiato nella sua diocesi di Limerich.
I quattrocento delegati hanno dato vita ad una assemblea ecclesiale in cui donne e uomini si sono pronunciati in tutta libertà. Sono sgorgate proposte e iniziative straordinariamente aperte. Dunque il vento di Dio soffia ancora.
Così, davanti alle barriere del valico del Brennero, alcuni vescovi austriaci hanno detto: "le nostre chiese sono sempre aperte". Questo è il senso, questa è la fecondità della fede che si fa messaggio di vita. Qui si vede e si sente l'onda lunga della chiesa in uscita di cui ci parla spesso papa Francesco.
O Dio,
Fa' che nessuno di noi sia nella chiesa e nel mondo come uno spettatore che si avvolge nel manto dell'indifferenza per non lasciarsi coinvolgere.