Eucarestia: lode a Dio e condivisione dei Suoi doni
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Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che
avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città
chiamata Betsàida. 11
Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a
parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di
cure. 12
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono
dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle
campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in
una zona deserta». 13
Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi
risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non
andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14
C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli:
«Fateli sedere per gruppi di cinquanta». 15
Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16
Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al
cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li
distribuissero alla folla. 17
Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono
portate via dodici ceste (Luca 9, 10-17).
Questa domenica la liturgia
cattolica celebra la festa del Corpus Domini.
Siamo invitati ad approfondire il significato della eucaristia nella
nostra vita comunitaria e personale. Siccome tale celebrazione è
ricorrente e addirittura settimanale in molte comunità, corriamo un
po' tutti il rischio di "cadere nell'abitudine".
Un po' di storia
La festa
del Corpus Domini nasce e comincia a diffondersi con una certa
difficoltà nella seconda metà del tredicesimo secolo nella chiesa
cattolica romana. Essa incontrò, ben comprensibilmente, una decisa
resistenza da parte di biblisti, teologi e vescovi che vi
scorgevano, giustamente, un pericoloso allontanamento dal dato
biblico. Tanto più che si accentuò sempre di più l'adorazione
dell'ostia nella pietà popolare, anche prescindendo da ogni
collegamento con la celebrazione eucaristica. Fu tale la resistenza all'introduzione alla festa del Corpus Domini che nel 1264 il papa dovette ordinare di celebrarla in tutta la chiesa cattolica. Lo stridore era
evidente perché la Scrittura non dice "prendete e adorate",
ma "prendete e mangiate".
Si era così
formata una teologia eucaristica realistico-metabolica tanto che il
successivo Concilio di Trento confermò come dogma "la
transustanziazione" e dichiarò che con la consacrazione del
pane e del vino si opera la conversione-trasformazione di tutta la
sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e di tutta la
sostanza del vino nella sostanza del suo sangue. Così il Concilio
proclamò che "nel sacramento dell'eucaristia sono contenuti
veramente, realmente e sostanzialmente il corpo e il sangue di
Cristo" tanto da dichiarare l'anatema, cioè la scomunica,
contro chi lo negasse.
Una interpretazione che non vincola la fede
Ovviamente
si tratta di una interpretazione teologica, non di una verità di
fede. Cristiani e cattolici oggi, come nei secoli passati, possiamo
comprendere il significato dell'eucarestia in modo molto diverso,
cioè con una spiegazione dinamico-simbolica. Mangiare il corpo e
bere il sangue di Gesù è un linguaggio simbolico davvero
espressivo. Non significa una nutrizione fisica e biologica, ma
esprime la possibilità di entrare in profonda comunione di pensieri
e di vita con Gesù, di esperimentare la sua presenza nel nostro
cammino in modo intimo e profondo. Corpo e sangue esprimono
simbolicamente questo nutrire i nostri cuori del messaggio di Gesù,
il nostro essere uniti a lui come il tralcio e la vite. Quel pezzo
di pane rimane pane, ma noi, mangiandolo, esprimiamo la volontà di
"metabolizzare" il suo insegnamento, di fare nostre le sue
scelte di vita. Non siamo invitati ad un atto di cannibalismo, ma
siamo rimandati alla prassi quotidiana di Gesù. Egli, dopo aver
riconosciuto che ogni dono ha origine in Dio, spezzava
"scandalosamente" e provocatoriamente il pane, condivideva
la mensa con vicini e lontani, con i perduti, i "peccatori",
gli eretici, con pagani, con prostitute, con le persone meno
accettate e più rifiutate.
Una nuova prospettiva
In questa
prospettiva non esiste nessuna parola sacerdotale che trasformi un
pezzo di pane nel corpo di Gesù, ma l'eucarestia diventa invito e
preghiera affinché possiamo lentamente trasformare le nostre vite
sulle tracce di Gesù. Le nostre interpretazioni possono essere
diverse, ma resta fondamentale che noi realizziamo nella nostra vita
quotidiana la pratica della condivisione con chi è più emarginato,
che impariamo a condividere, a praticare la solidarietà. Celebrare
l'eucarestia non ha nulla di magico, di puramente spirituale. Oggi è
azione estremamente sovversiva perché rompe le prigioni dell'io,
invita a riporre fiducia in Dio che dispensa i Suoi doni e ci chiede
di rispettarne la destinazione universale.
Per questo
motivo è sacrilego "dare la comunione" con atto teatrale
a persone come Pinochet o Berlusconi e negarla a separati,
divorziati, omosessuali, lesbiche.
Non si tratta di
"ciucciarsi un'ostia" per la propria consolazione, ma di
lasciarsi interpellare circa la nostra vita. Posso anche mangiare e
digerire un tabernacolo intero di ostie, posso fare la “comunione
quotidiana” ma rimanere completamente estraneo alla prassi di Gesù.
Le forme
celebrative cambiano con i tempi e con i luoghi, ma, se si tratta di
una mensa, sarà sempre più importante la partecipazione
coinvolgente di tutti coloro che vi prendono parte. Il fatto che
parli solo e sempre il prete, è uno scoglio da superare. Il fatto
che una donna non possa presiedere la celebrazione è frutto
dell'ignoranza e del pregiudizio delle gerarchie cattoliche.
Il brano
del Vangelo
Chi ha scelto il
brano biblico di oggi, consapevole che la festa del Corpus Domini non
può essere giustificata biblicamente ma è un'invenzione
ecclesiastica tardiva, ci propone molto opportunamente il brano della
"divisione" del pane e dei pesci.
Il
significato dell'eucarestia è qui espresso in modo efficace: il
mondo soffre perchè il pane, l'acqua, il cibo, la casa, le
medicine, il denaro…non sono ben distribuiti. I beni nel mondo sono in abbondanza: ce n'è per tutti (ecco il simbolismo delle dodici ceste di avanzi). E noi, come i discepoli, abbiamo soltanto "cinque pani e due pesci", avvertiamo la nostra impotenza… Se però, "alzati gli occhi al cielo per benedire Dio" (versetto 16) facciamo la nostra parte, qualcosa cambia.
Il Vangelo non fornisce mai un preciso progetto politico, ma indica una strada. Senza questa pratica della condivisione, il mondo è in mano alle "cricche" internazionali e ai governi assassini che "sparano sulla pace". La speranza che alimentiamo ogni volta che celebriamo l'eucarestia è proprio questa: Dio ci spinge a condividere e ciascuno/a di noi ha qualche pane e qualche pesce da mettere in comune.
Il futuro del mondo è in questo dare e ricevere, in questa consapevolezza che i beni comuni ed essenziali non possono essere privatizzati, che siamo responsabili del creato, ma non ne siamo i padroni. L'eucarestia è anche ascolto del grido di chi è privato dell'essenziale per diventare cittadini attivi e cristiani /e adulti che non accettano né il bavaglio dell'informazione né i diktat di chi crede di parlare in nome di Dio ed invece è sordo rispetto ai bisogni reali delle persone.
Celebrare l'eucarestia significa ravvivare in noi la fiducia che le barriere e i muri non sono l'ultima spiaggia del mondo e l'ultima parola della storia.