lunedì 2 maggio 2016

“Francoforte tutela l’interesse di tutti”

ROMA - «Draghi non ha perso l'occasione: ha ribadito l'indipendenza della Banca. È fondamentale per proseguire il meticoloso lavoro di rientro della deflazione che sarà ancora lungo e travagliato». Lorenzo Bini Smaghi, economista e banchiere di scuola Bankitalia, nel board Bce fino al 2011, concorda con i messaggi lanciati ieri. «Draghi ha fatto bene a puntualizzare che la Bce agisce per mantenere la stabilità monetaria nell'interesse di tutti».
La deflazione potrebbe addirittura peggiorare nel breve: due anni di quantitative easing trascorsi invano?
«In America ci sono voluti sei anni di Qe prima di tirare il fiato. La politica monetaria europea non è diversa da quella delle altre principali aree globali».
Dobbiamo aspettarci la prosecuzione delle misure dopo il marzo 2017?
«Potrebbe benissimo andare così, la Bce non deve avere scadenze. Se si vuole che il periodo delle misure straordinarie duri il meno possibile, bisogna che queste siano incisive. Sarebbero più efficaci se ad esse si affiancassero misure politiche altrettanto coraggiose».
E le critiche al Quantitative easing, che sarebbe inefficace e anzi controproducente per banche e assicurazioni che non sanno più come far quadrare i conti con tassi così bassi?
«Le critiche sono giustificate dai fatti. I tassi negativi producono effetti secondari non irrilevanti per i risparmiatori e per il sistema finanziario. Ma senza questa politica saremmo in condizioni peggiori, con la crescita ancora più lenta».
Un argomento sfiorato ieri eppure al centro del dibattito è l'insistenza tedesca per limitare i titoli di Stato nelle banche. Come finirà il braccio di ferro?
«È un tema da esaminare con attenzione, in parallelo ai passi avanti da fare nell'unione bancaria, con gradualità e tenendo conto del contesto internazionale. Ma non si può eluderlo. Evitare che le banche concentrino troppo del loro portafoglio in titoli di Stato, a parte le dispute sulla rischiosità di questi, significa liberare risorse per concedere più prestiti a famiglie e imprese, che è la missione delle banche, non quella di finanziare gli Stati».
Ma la Germania si era impegnata o no per la "terza gamba" dell'unione?
«Una condizione era che in parallelo alla condivisione dei rischi si riducessero i rischi nei Paesi, uno dei quali viene dalla correlazione tra rischio sovrano e rischio bancario. Guardando al problema in modo pragmatico e non ideologico, i dati Bankitalia mostrano un eventuale eccesso di titoli di Stato in pancia alle banche italiane di circa 100 miliardi. Ora, dato che la Bce acquista titoli al ritmo di 80 miliardi al mese, di cui circa 15 riservati all'Italia, il problema potrebbe risolversi in breve. Gli utili possono essere usati per rafforzare il patrimonio delle banche».
Eugenio Occorso

(La Repubblica 22)