venerdì 29 luglio 2016

Liturgia festa di Maria Maddalena senza equivoci

Era l'alba. Maria di Magdala in lacrime fuori del sepolcro vuoto di Cristo, cercava il Signore. E in quel guizzo di mattino una voce inconfondibile la chiamò: «Maria!». Era il Rabbi che le diceva di annunziare la sua risurrezione agli apostoli, amanti anche loro, ma spauriti e rinchiusi per timore degli sbirri, uomini che questa donna va a svegliare e stupire. Di Maria di Magdala la liturgia ha celebrato nei secoli, liturgicamente, la «memoria», ma Papa Francesco, per sottolineare l'importanza di questa prima testimone, che san Tommaso d'Aquino chiamò «apostola degli apostoli», ha cambiato la sua «memoria» in una «festa» liturgica, l'ha allineata, cioè, al ruolo (se così si può dire) degli altri apostoli. Su questa Maria però la tradizione, ripetuta mille volte nella storia dell'arte e perdurante fino ai nostri giorni, ha fatto di Maria una prostituta. Come ha spiegato il biblista Gianfranco Ravasi, questo è accaduto solo perché nel capitolo 7 precedente di Luca si narra la storia di un'anonima peccatrice nota nella citta di Magdala, donna che aveva cosparso di olio i piedi di Gesù ospite in casa di un nobile fariseo. E così, senza nessun collegamento testuale, viene identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. C'è pure un altro equivoco. Lo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un'altra Maria, sorella di Lazzaro e di Marta, in diversa occasione (Giovanni 12, 1-8). Ma alcune tradizioni popolari identificano Maria con Maria di Betania. Il decreto del 3 giugno durante il Giubileo della misericordia, invita «a riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione» oltre che sulla grandezza «del mistero della misericordia divina».
Anna Portoghese

(Rocca 14/2016)