domenica 24 luglio 2016

REINVENTARE LA POLITICA
Religiose del Sacro Cuore – Venezuela

«Non servono le ali
per fare un sogno
bastano le mani
basta il petto
basta le gambe
e l'impegno»

(canzone di Silvio Rodriguez)


Negli ultimi giorni, varie compagne e compagni latinoamericani ci hanno chiamato per informarsi sulla nostra situazione, preoccupati per le notizie che circolano sulla mancanza di alimenti nel Paese. (…). Per questa ragione abbiamo pensato a un resoconto generale che, partendo da noi, dai nostri gruppi di lavoro, dalla nostra militanza, dalle nostre riflessioni e dal nostro amore, spieghi qual è la situazione.
Confermiamo la mancanza di alcuni prodotti di base della nostra alimentazione: scarseggia il riso ed è complicato ottenere un litro di olio, mentre la pasta appare con maggiore regolarità. (…) Manca la farina di grano e pertanto il pane, ma nessuna panetteria dei nostri quartieri ha chiuso, né ha smesso di vendere pane dolce, torte e biscotti, benché a prezzi molto alti. (...).
Non mancano le verdure in tutto il loro splendore e la loro varietà, né le proteine nelle differenti varietà di carne e pesce, però a un prezzo dieci volte superiore a quello di un anno fa (...).
Sono scomparse le forniture mediche essenziali per portare avanti qualunque trattamento relativo alla pressione, alla circolazione o al cancro. Molto si deve chiedere, negoziare o cercare per ottenere una qualsiasi medicina essenziale. I prodotti per la pulizia della casa e per l'igiene personale sono diventati più cari del 1000% in confronto all'anno passato. (...).
Un dollaro valeva un anno fa 10 bolìvares, oggi 420. E al mercato nero vale 1.000 bolìvares. (...).
Il sistema finanziario ha cercato in tutti i modi di far saltare il controllo del tasso di cambio che abbiamo avuto per 15 anni e il controllo del prezzo degli alimenti di base. L'industria è passata per le crepe di questi controlli, grazie ai quali abbiamo tutti potuto in Venezuela avere accesso a un'alimentazione regolare e godere di una stabilità sufficiente a mantenere una famiglia e a investire soldi nello svago, nell'arte o nelle vacanze. Oggi è saltato ogni controllo sui prezzi e sulla produzione e c'e accaparramento del poco che viene prodotto, che viene messo in vendita solo quando il proprietario del negozio ne ha voglia.
Ma come è possibile che avvenga tutto questo in un Paese tanto ricco? Cosa fa il governo? "Questo Maduro è una nullità", dicono in altri Paesi (...). Persino Google ci ha dedicato una simbolica foto di un negozio con gli scaffali vuoti, scattata a New York nel 2011, che si presumeva spiegasse da sola la scarsità di prodotti in Venezuela nel 2013, prima che arrivasse questa crisi. Hanno ingannato Google? O Google ha ingannato il mondo intero? La manipolazione mediatica esiste. Nessuno si scusa con questo Paese per il fatto di promuovere mezze verità (...).
Ricordiamo che 20 anni fa tutto quello che oggi manca si trovava facilmente sugli scaffali, ma la maggior parte dei venezuelani e delle venezuelane non poteva comprarlo perché non aveva soldi né la sicurezza del lavoro che abbiamo oggi, e che rischiamo di perdere. La scarsità in questo meraviglioso Paese non è provocata da questo governo, né da quelli che lo hanno preceduto o lo seguiranno. È prodotta da un'industria capitalista borghese impegnata a rovesciare questo governo legittimamente eletto con un sistema elettorale la cui eccellenza è riconosciuta nel mondo intero. (...).  

NON INSULTIAMO CHI È STATO ELETTO
Si critica l'amministrazione Maduro, ma non si denunciano le manipolazioni dell'industria, l'accaparramento di alimenti che essa opera, la riduzione della produzione mirata a nuocere al popolo che ha sostenuto questo governo. Non si critica la dittatura finanziaria che espone noi venezuelani/e, tutti i giorni, alla minaccia della fame, all'incertezza riguardo alle medicine, alla paura che arrivi il giorno in cui le sicurezze salariali che ci ha lasciato il presidente Chavez non bastino più a far fronte al mostro imprenditoriale. Perché è una dittatura finanziaria quella che viviamo, un golpe dell'industria che non produce il sufficiente perché non vuole farlo, perché vuole vedere sconfitti tutti i chavisti che hanno osato guardare a se stessi come persone con un futuro, perché non sopporta che il governo abbia generato educazione, autostima, senso della patria, sistemi di salute gratuiti, diritti del lavoro, salariali e sociali. Questo governo ha prodotto dignità e senso della vita per le maggioranze povere di questo Paese, e non è cosa che si possa dimenticare facilmente. Sarà per questo che vi sono più code per acquistare prodotti a basso prezzo che proteste?
Le imprese e i negozi (...) producono la metà per farci litigare sull'acquisto dei prodotti. Dinanzi a una coda di 300 persone vendono obbligatoriamente confezioni di sei dentifrici e quando in coda sono rimaste 50 persone dicono che il dentifricio è finito. Se si fosse venduto un tubetto a persona, sarebbe bastato per più di 300. Ma no, è obbligatorio comprare la confezione da 6... Ci vogliono far litigare! Cercano di annullare i sentimenti di solidarietà, di speranza nel futuro, di creazione collettiva che fiorivano in questa nostra matria-patria.
Questa industria è disposta a perdere denaro pur di conquistare nuovamente il governo, e con esso il privilegio di tornare sulle copertine dei giornali, di andare a teatro senza doversi più mescolare con i poveri; di andare in ristoranti esclusivi senza trovarsi a fianco un operaio o un impiegatuccio, il cui salario gli consente, almeno una volta al mese, di mangiare allo stesso ristorante a cui il padrone dell'impresa va tutti i giorni. (...).
Cambiano le nostre abitudini alimentari, si mangia yucca invece di riso, erbe aromatiche al posto del caffè e ricorriamo con curiosità a ricette alternative per fare arepas di banana e persino seminiamo nei nostri cortili. (...).
Questo nobile popolo non è sceso ancora in strada a protestare per la mancanza di cibo. Perché mai? Neppure l'opposizione lo fa. Protesta per i suoi detenuti politici che in realtà sono politici detenuti, o si concentra sulla richiesta di amnistia o sulla "salida" di Maduro. Ma non si tratta di grandi manifestazioni (...).
on hanno potuto rovesciare il presidente Chavez nelle due occasioni in cui hanno bloccato l'industria, nel 2002 e nel 2003, perché il quadro delle relazioni politiche e dei governi alternativi in America Latina non lo consentiva. (...). Sono queste relazioni che all'epoca ci hanno salvato dal colpo di Stato. Ma ormai le relazioni tra i governi in America Latina sono altre e il golpe è ora realmente possibile. Il governo nordamericano prevede che Maduro non arriverà a dicembre. Questo governo nordamericano che ci considera una minaccia, come se il nostro governo avesse recato danno agli Stati Uniti o avesse invaso altri Paesi come fanno loro.
In questi 17 anni di gloria latinoamericana, le eterne élite che hanno governato le nostre terre per arricchirsi e lasciare i poveri al loro posto hanno avuto il tempo sufficiente per riorganizzare le forze e attaccarci senza pietà. Non ci perdonano il fatto che abbiamo creato le nostre forme di governo, che siamo voluti partire dall'America Latina, e non dalla Banca Mondiale né da una concezione europea colonialista. Le nobili dinastie di famiglie educate in collegi e università cattoliche per governare (cioè, anche se non si dice, per opprimere) hanno passato molto tempo senza farlo. È questa la casta politica che oggi destituisce Dilma Rousseff, accusata di corruzione senza prove (...).
Questi gruppi di potere, queste imprese, questi interessi finanziari hanno approfittato della crisi mondiale dell'economia, degli errori dei dirigenti della sinistra, del disorientamento che tra la popolazione produce la manipolazione dell'informazione, per distruggere governi legittimi. Dopo quanto è avvenuto in Brasile, è più alta la probabilità di un golpe in Venezuela o la destituzione di Maduro per qualunque via (...).
Prima che morisse il presidente Chavez, avevamo la maggiore sensazione di felicità collettiva della nostra storia. Il nostro tasso di disoccupazione, che nel 1999 superava il 12%, oggi è al 6,7%; i/le nostri/e bambini/e vanno a scuola con il materiale scolastico fornito dal Ministero del potere popolare per l'educazione; la povertà estrema si è ridotta dal 23,4% della popolazione a circa l'8%; quasi due milioni di persone sono state alfabetizzate; il tasso di scolarizzazione è aumentato dal 43% al 77% nell'educazione primaria e dal 43% al 76% nell'educazione media e il numero di universitari è passato dal mezzo milione nel '99 agli oltre due milioni e mezzo di oggi. L'83% delle persone anziane, più di tre milioni, è stato incluso nel sistema pensionistico dello Stato. (...).
Più che la mancanza di alcuni alimenti e di forniture mediche e medicine, ci preoccupa la certezza che un eventuale trionfo dell'industria capitalista, per qualunque via, significherà la perdita della maggiore quantità di sicurezza sociale, salariale ed educativa di cui abbiamo mai goduto. Ci specchiamo nei licenziamenti di massa operati dal nuovo governo argentino e nell'eliminazione del Ministero della Cultura da parte del nuovo governo del Brasile, che dovrebbe essere provvisorio e che già governa in maniera totalitaria.
Dinanzi alla preoccupazioni dei compagni e delle compagne del mondo intero, diciamo loro che ogni giorno è giorno di resistenza, preoccupazione e occupazione per sostenere il tessuto relazionale solidale di fronte a tanto esacerbato individualismo (...). Ogni giorno c'è bisogno di rinnovare la speranza che preservi la memoria di quanto è stato conquistato in termini di giustizia e dignità, per evitare la tentazione di guardare indietro e trasformarsi in statue di sale. (...). È urgente continuare a reinventare la politica a favore dei dimenticati della storia (...), nella ricerca di un altro mondo più giusto e sororale. (…)

(Adista n. 24, 2 luglio 2016)