“Per
l’esegeta il dogma non rappresenta qualcosa di fisso, dinanzi a cui
ci sia solo sottomissione. L’esegeta non deve soltanto giustificare
posteriormente il dogma, ma lo deve intraprendere in base alla sua
visione.
L’esegeta
deve dire che cosa, dal punto di vista della sua disciplina, un dogma
può significare e non significare- ogni progresso della conoscenza
esegetica è nello tempo un progresso nell’interpretazione dei
dogmi. In questa determinazione dinamica e storica del rapporto tra
dogma ed esegesi si concretizza l’unità di tensione che esiste tra
Vangelo e dogma”.
(Walter
Kasper, Il dogma sotto la parola di Dio, ed. Queriniana, 1965 pag.
139).