Il primo gruppo omosessuali che ricordo
Lucia, una donna romana, mi chiede quando decisi per la prima volta di avviare un piccolo gruppo di omosessuali.
Ricordo bene: era l'ottobre 1971. Stavo cercando di convincere i miei due confratelli che la parrocchia non faceva per me. Del resto accogliere un gruppo, per quanto piccolo in parrocchia a San Lazzaro di Pinerolo, era allora impossibile. Avrebbe creato tensioni insopportabili, ma soprattutto sarebbe stato visto come una stranezza.
Allora, visto il mio disagio parrocchiale, avevo cominciato a fare il filo (pastorale, per nulla amoroso) ad Emma Schierano, una donna originale, di cui progressivamente apprezzai l'apertura mentale e la virtù della solidarietà.
Io, in realtà, cercavo un alloggetto in cui trasferirmi per dar vita ad una comunità e glie ne parlai apertamente. Mi disse: "Le assicuro, don Franco, che il primo alloggio che si libererà in questo piccolo condominio, sarà per lei con un affitto abbordabile". Fu di parola.
Nel 1974 ebbi la notizia che nella primavera del 1975 si sarebbe reso disponibile un alloggio al primo piano di Corso Torino 288. Cosa che si avverò puntualmente e il 26 - 27 agosto del 1975 lì mi trasferii e quella rimase per decenni la sede della comunità cristiana di base.
Ma Emma fece di più. Nel retro di un negozietto, con un'apertura dal cortile, c'era uno spazio che lei definiva una "saletta" e - bontà sua - me lo cedette gratuitamente per un "gruppo biblico". Non osai precisare ulteriormente.
Ecco, cara Lucia, da allora inizia l'esperienza del gruppo con persone omosessuali che singolarmente accompagnavo da anni. Ma quel giungere dal cortile di persone non note al vicinato si rese difficile un lavoro sereno. C'erano troppi occhi che "sorvegliavano" e troppi che si affacciavano ogni volta che il cancello si apriva e si chiudeva.
Fu una storia diversa, più libera e tranquilla, dal giorno in cui la comunità ebbe quella nuova sede. Ma il primo gruppo in cui alcuni omosessuali poterono dialogare sulla loro vita e la loro fede con me.. risale all'ottobre 1971.
Piccole storie felici che stanno scritte nel mio cuore, accanto al dolore del suicidio di quel ragazzo che mi aiutò a sistemare la "sede – saletta" e 12 anni dopo non trovò il coraggio di superare l'omofobia del suo ambiente di lavoro e pose fine alla sua vita.
Cara Lucia, non potrò dire e ripetere quanto bene la vicinanza di gay, lesbiche e transessuali abbia donato alla mia vita e alla mia fede.
La vita ci è data per accompagnarci.
Ti abbraccio forte.
don Franco
Lucia, una donna romana, mi chiede quando decisi per la prima volta di avviare un piccolo gruppo di omosessuali.
Ricordo bene: era l'ottobre 1971. Stavo cercando di convincere i miei due confratelli che la parrocchia non faceva per me. Del resto accogliere un gruppo, per quanto piccolo in parrocchia a San Lazzaro di Pinerolo, era allora impossibile. Avrebbe creato tensioni insopportabili, ma soprattutto sarebbe stato visto come una stranezza.
Allora, visto il mio disagio parrocchiale, avevo cominciato a fare il filo (pastorale, per nulla amoroso) ad Emma Schierano, una donna originale, di cui progressivamente apprezzai l'apertura mentale e la virtù della solidarietà.
Io, in realtà, cercavo un alloggetto in cui trasferirmi per dar vita ad una comunità e glie ne parlai apertamente. Mi disse: "Le assicuro, don Franco, che il primo alloggio che si libererà in questo piccolo condominio, sarà per lei con un affitto abbordabile". Fu di parola.
Nel 1974 ebbi la notizia che nella primavera del 1975 si sarebbe reso disponibile un alloggio al primo piano di Corso Torino 288. Cosa che si avverò puntualmente e il 26 - 27 agosto del 1975 lì mi trasferii e quella rimase per decenni la sede della comunità cristiana di base.
Ma Emma fece di più. Nel retro di un negozietto, con un'apertura dal cortile, c'era uno spazio che lei definiva una "saletta" e - bontà sua - me lo cedette gratuitamente per un "gruppo biblico". Non osai precisare ulteriormente.
Ecco, cara Lucia, da allora inizia l'esperienza del gruppo con persone omosessuali che singolarmente accompagnavo da anni. Ma quel giungere dal cortile di persone non note al vicinato si rese difficile un lavoro sereno. C'erano troppi occhi che "sorvegliavano" e troppi che si affacciavano ogni volta che il cancello si apriva e si chiudeva.
Fu una storia diversa, più libera e tranquilla, dal giorno in cui la comunità ebbe quella nuova sede. Ma il primo gruppo in cui alcuni omosessuali poterono dialogare sulla loro vita e la loro fede con me.. risale all'ottobre 1971.
Piccole storie felici che stanno scritte nel mio cuore, accanto al dolore del suicidio di quel ragazzo che mi aiutò a sistemare la "sede – saletta" e 12 anni dopo non trovò il coraggio di superare l'omofobia del suo ambiente di lavoro e pose fine alla sua vita.
Cara Lucia, non potrò dire e ripetere quanto bene la vicinanza di gay, lesbiche e transessuali abbia donato alla mia vita e alla mia fede.
La vita ci è data per accompagnarci.
Ti abbraccio forte.
don Franco