giovedì 25 agosto 2016

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 28 AGOSTO

LA RIVOLUZIONE EVANGELICA
(Luca 14, 1, 7-14)
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
Disse poi a colui che l'aveva invitato:"Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla resurrezione dei giusti".

Lezioni di vita
Ci troviamo di fronte a due "lezioni" che Gesù impartisce mentre è a pranzo nella casa di un capo dei Farisei.
Ancora una volta Gesù non rifiuta di sedere a mensa con dei credenti che hanno una sensibilità diversa, ma coglie l'occasione per un confronto serio e rigoroso, aperto e per nulla reticente.
Ancora: se Gesù siede al tavolo di un capo, come dice il Vangelo, non lo fa, come certi nostri cardinali, per concordare affari e fare comunella, ma conserva tutta intera la sua libertà di pensare e di agire: un particolare che non è affatto irrilevante.

Se non appari, non esisti
I versetti dal 7 all'11 ritraggono un quadro antico e anche moderno. "Figurare", "apparire" oggi è più importante dell'essere.
Gesù è un fine osservatore. Collega movimenti e atteggiamenti. Conosce bene le dinamiche relazionali del villaggio. Essere invitati e trattati con riguardo e poter addirittura sedere in prima fila significava acquisire un'altra e "alta" considerazione tra la gente.
Poter far vedere di essere in buoni rapporti con chi nel villaggio contava, voleva dire uscire dal grigiore dell'anonimato almeno per quel giorno.
La povertà della vita quotidiana in cui il borghigiano non contava proprio nulla, accendeva in molti il desiderio di essere qualcuno almeno per un giorno. Ma ancora oggi, nelle grandi e piccole comunità di ogni genere,, quanto si sgomita per avanzare.
E gli spazi religiosi non fanno eccezione.
Il racconto lucano è abbastanza maldestro. Sembra costruito a bella posta per ottenere una "promozione" finale.
Solo il versetto 11:"chi si esalta sarà abbassato ..." ci aiuta a ritrovare il senso genuino dell'insegnamento di Gesù: occorre guardarsi da questa smania dei primi posti.
È nata molto presto anche dentro la chiesa cristiana (in modo accentuatissimo nella chiesa cattolica) la concezione del "fare carriera".
Se si entra in questa ottica e in questa pratica, l'impegno politico, amministrativo, ecclesiale ed associativo vengono stravolti.
Alla gioiosa consapevolezza di sedere al tavolo comune, cioè di essere parte di un progetto collettivo, si sostituisce la spinta a prevalere.
Le parole "popolo, chiesa, comunità" possono semplicemente servire a nascondere gli interessi o le scelte di un piccolo gruppo. È sempre bene, nella stagione delle veline e dell'immagine, ricordarci che nessuno di noi è immune da queste viscide tentazioni.
La vita come mensa
C'è al centro del quadro una mensa imbandita, un pranzo che verrà condiviso. Aldilà della corsa ai primi posti, che il Vangelo stigmatizza, è bene soffermarsi su questa dimensione conviviale.
Quando la Bibbia parla di pranzo, di convito, di cena, propone una realtà che contrasta con l'individualismo.
Quando si perde la dimensione del "noi", del "vivere con", la vita si spegne o nel narcisismo o nell'egoismo.
Per Gesù l'amore di Dio, la solidarietà tra umani, il senso della vita e della fede non possono mai prescindere da questa dimensione del convito.
Se viviamo in un palazzo e non c'è un minimo di conoscenza, se per la strada nessuno ci saluta, se a casa nostra non viene mai nessun invitato e se a nostra volta nessuno mai ci invita, avvertiamo che la nostra vita si attorciglia su se stessa, si spegne.
Il Vangelo è un continuo invito a coniugare il noi, ad allargare lo sguardo e il cuore.
L'indicazione si fa più precisa
Il Vangelo però si fa particolarmente "disturbante" e pungente quando precisa la direzione dei nostri inviti:"i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi".
A noi piacerebbe poter ostentare un elegante banchetto di persone per bene, "pure", con cui scambiare inviti. Invece …
Sì, Gesù senza mezzi termini fa un'inversione di marcia.
Oggi, in un contesto in cui cresce la divaricazione tra i ricchi e poveri, non facciamo fatica a vedere l'immensa folla di gente che mai nessuno vuole "invitare", cioé accogliere.
Le chiese, i nostri gruppi e la politica non possono chiudersi a tutela dei garantiti.
L'Europa parla di accoglienza, ma l'Europa solidale è ancora in larga misura un'idea astratta.
E, tanto per partire da casa nostra, c'è un'Italia razzista che insulta lo straniero e la straniera e c'è un modo di pensare la terra e i beni come proprietà privata.
Dietro le recenti guerre, più o meno proclamate, dietro le stragi della Siria c'è la fame di potere, l'esclusione dei poveri dal banchetto della vita. È la direzione opposta a quella praticata e sollecitata da Gesù. In tutte le cose occorre imparare a partire dagli svantaggiati, dagli ultimi, dalle persone emarginate. Finché al centro della chiesa e al centro della politica non ci staranno gli ultimi, non avverrà nulla di veramente nuovo.
La beatitudine dimenticata
"Sarai beato perché non hanno da ricambiarti": questa mi sembra la beatitudine più dimenticata, di cui non si parla mai.
La logica corrente è "che me ne viene?".
La logica rivoluzionaria di Gesù butta a mare i nostri calcoli e ci indica una strada di fecondità e di felicità totalmente "altra".
Dio mio, che cammino ci propone Gesù …
Si capisce che allora molti lo hanno abbandonato, altri hanno tentato di invitarlo a moderazione e infine i poteri lo hanno crocifisso.
Si capisce perché le chiese, noi compresi, tutti insieme, abbiamo sempre cercato di annacquarlo …
Ma Dio, nel Suo amore inarrestabile, continua a mandarci dei "sognatori" e dei profeti appassionati per sollecitarci ad uscire dalle nostre mezze misure. E' i"n basso" e non "in alto" che dobbiamo identificare i segni profetici e le testimonianze reali del Vangelo vissuto.
Grazie, o Dio, sovversivo, paziente ed instancabile.
Franco Barbero