TORINO. La sindaca Chiara Appendino vorrebbe «ridurre il tempo e la quantità delle emissioni» degli impianti wi-fi nelle scuole di Torino, «in modo che sia garantita la connettività per lo stretto necessario». Lo scrive a pagina 23 del proprio programma di governo, che tra le altre cose prevede anche la «promozione della dieta vegetariana e vegana», specificando di voler limitare l'emissione di onde in ossequio al «principio di precauzione » e in attesa di «sviluppi degli studi medico-scientifici in merito».
Alla notizia è seguito un coro di reazioni indignate nei confronti di chi è sempre stato un promotore della rete. Il rimbrotto più duro è arrivato dal numero uno della sanità piemontese, l'assessore regionale Antonio Saitta: «Non si faccia allarmismo sulla salute - ha dichiarato - Le decisioni degli amministratori pubblici devono basarsi su evidenze scientifiche. Non su leggende metropolitane».
Alla fine, dopo una mattinata di aspre critiche sui social network, la stessa prima cittadina si è dovuta affrettare a chiarire il concetto: «Si tratta – ha precisato con un tweet – di eliminare le emissioni superflue». Sottolineando per sgombrare il campo dagli equivoci: «Non ho mai detto che il wi-fi è nocivo».
In passato, però, quando a gennaio il sindaco grillino di Borgofranco di Ivrea, Livio Tola, aveva fatto staccare i router nelle scuole del paese, Appendino aveva manifestato una certa preoccupazione «non ideologica» per il problema: «Una buona pratica – aveva dichiarato da semplice consigliera comunale – potrebbe essere quella di disattivarli quando non in uso per le lezioni».
In sostanza, la stessa identica cosa che ora propone di fare a Torino. Il problema è motivare una scelta, quando la scienza ufficiale non ha ancora stabilito con certezza se le onde elettromagnetiche possano in effetti causare il cancro, mentre è certo che un telefonino emette mille volte le radiazioni di un router. Per giustificarsi di fronte agli attacchi, la sindaca ha anche ricordato che ai grillini «sta a cuore lo sviluppo dei sistemi di connessione di rete», tant'è che in un'altra parte del programma «prevede un sistema wi-fi a banda larga su tutta la città».
A proposito di trovate originali, Appendino ha in piano anche una app con cui i torinesi potranno andare a caccia, un po' come con Pokémon Go, degli spacciatori sotto casa, denunciandoli con tanto di foto alle forze di polizia. «Un applicativo informatico – si precisa nel programma – dove i cittadini possono documentare, anche in forma anonima l'attività illecita».
Gabriele Guccione
(la Repubblica 22 luglio)
Alla notizia è seguito un coro di reazioni indignate nei confronti di chi è sempre stato un promotore della rete. Il rimbrotto più duro è arrivato dal numero uno della sanità piemontese, l'assessore regionale Antonio Saitta: «Non si faccia allarmismo sulla salute - ha dichiarato - Le decisioni degli amministratori pubblici devono basarsi su evidenze scientifiche. Non su leggende metropolitane».
Alla fine, dopo una mattinata di aspre critiche sui social network, la stessa prima cittadina si è dovuta affrettare a chiarire il concetto: «Si tratta – ha precisato con un tweet – di eliminare le emissioni superflue». Sottolineando per sgombrare il campo dagli equivoci: «Non ho mai detto che il wi-fi è nocivo».
In passato, però, quando a gennaio il sindaco grillino di Borgofranco di Ivrea, Livio Tola, aveva fatto staccare i router nelle scuole del paese, Appendino aveva manifestato una certa preoccupazione «non ideologica» per il problema: «Una buona pratica – aveva dichiarato da semplice consigliera comunale – potrebbe essere quella di disattivarli quando non in uso per le lezioni».
In sostanza, la stessa identica cosa che ora propone di fare a Torino. Il problema è motivare una scelta, quando la scienza ufficiale non ha ancora stabilito con certezza se le onde elettromagnetiche possano in effetti causare il cancro, mentre è certo che un telefonino emette mille volte le radiazioni di un router. Per giustificarsi di fronte agli attacchi, la sindaca ha anche ricordato che ai grillini «sta a cuore lo sviluppo dei sistemi di connessione di rete», tant'è che in un'altra parte del programma «prevede un sistema wi-fi a banda larga su tutta la città».
A proposito di trovate originali, Appendino ha in piano anche una app con cui i torinesi potranno andare a caccia, un po' come con Pokémon Go, degli spacciatori sotto casa, denunciandoli con tanto di foto alle forze di polizia. «Un applicativo informatico – si precisa nel programma – dove i cittadini possono documentare, anche in forma anonima l'attività illecita».
Gabriele Guccione
(la Repubblica 22 luglio)