domenica 30 ottobre 2016

DICHIARAZIONE INTERRELIGIOSA SUI MIGRANTI

38684 ROMA-ADISTA. Una dichiarazione congiunta interreligiosa per i migranti, dal titolo "Misericordia, Fraternità e Pace", è stata diffusa il 20 settembre, in occasione dell'Anno Santo della Misericordia indetto da papa Francesco, del mese del Pellegrinaggio iniziato per il mondo musulmano il 9 settembre scorso, e della Giornata Internazionale per la Pace indetta dall'Onu per il 21 settembre. Ne sono firmatari il JRS (Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti), il Centro Astalli dei Gesuiti (JRS Italia), e il COREIS, la Comunità Religiosa Islamica Italiana, partner europeo dell'Organizzazione islamica per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (ISESCO).
Il proposito degli autori del documento è «sensibilizzare tutti i governi, le istituzioni religiose e ogni persona di buona volontà alla necessità di lavorare insieme per far fronte alla radice alle cause delle migrazioni forzate». Al centro della dichiarazione interreligiosa, le principali sfide poste dall'attuale dramma che vivono i profughi in cerca di salvezza lontano dai loro Paesi e che chiamano in causa le responsabilità della comunità internazionale: il diritto alla protezione dei rifugiati, le politiche di contrasto alle tentazioni razziste delle società che accolgono - «la diversità dev'essere riconosciuta come un'opportunità e un dono, non come una minaccia» - e, last but not least, le cause che costringono milioni di persone alla fuga. "Guerre e persecuzioni - si legge nel documento - stanno allontanando dalle loro case più persone di quanto non si sia mai visto dai tempi della Seconda Guerra mondiale, con oltre 65 milioni di profughi in tutto il mondo, tra cui oltre 21 milioni dl rifugiati, 3 milioni di richiedenti asilo e oltre 40 milioni di sfollati all'interno del loro Paese». Preoccupa particolarmente gli organismi firmatari la percentuale sproporzionatamente grande» di minori coinvolti nel flussi migratori. I bambini rappresentano infatti quasi la metà dei migranti. Inoltre, il 45% di quelli che sono sotto la protezione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati provengono da Siria e Afghanistan, «ma il Servizio Rifugiati dei Gesuiti può testimoniare di migliaia di altri bambini profughi a rischio di abuso dei diritti umani in tutte le parti del mondo».
«I profitti criminali dell'industria degli armamenti, del traffico di esseri umani e del contrabbando, insieme alla discriminazione politica e giuridica Contro i migranti - sostengono i firmatari - sono tra i mali maggiori del nostro mondo contemporaneo» e richiedono un impegno attivo e coordinato anche da parte delle religioni cristiana e islamica, secondo le quali «tutte le creature umane hanno ricevuto il dono della vita da Dio che guarda alla sua creazione con misericordia e compassione. L'essere umano, secondo la dottrina islamica, e vicario (Khalifah) di Dio sulla terra, mentre la teologia cristiana afferma che l'essere umano e creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni persona dev'essere quindi trattata come portatrice di un'inalienabile dignità, senza distinzioni di fede, culture o nazionalità. L'unità nella diversità è un riflesso del Mistero Divino in grazia del quale tutti i credenti in Dio possono pienamente esprimere e conoscere la propria natura, senza fondamentalismi né sincretismi, senza oppressione o coercizione». Un impegno dunque a 360 gradi, culturale e fattivo, nell'integrazione dei migranti, nella lotta ai razzismi, contro guerre e commercio d'armi, nella costruzione di società più giuste e pacificate nei Paesi di origine dei flussi. L'unica "guerra" cui i firmatari partecipano volentieri è quella contro le povertà materiali e spirituali, da un lato, e contro la cinica indifferenza dall'altro, che producono "radicalismo e relativismo morale».
Per questo gli organismi chiamano in causa le rispettive comunità di fede, affinché promuovano un incontro profondo e impegnato, «sempre radicato in uno spirito di fraternità». I fondamenti di tale sinergia interreligiosa sono facilmente rintracciabili nelle rispettive tradizioni religiose e nei testi sacri delle due comunità di fede le quali, entrambe, fanno dell'accoglienza dello straniero un luogo teologico ed etico imprescindibile. Contro ogni forma di odio nei confronti del credo altrui e di guerra di religione si oppone la consapevolezza che «si potrà raggiungere la Pace quando tutti riconosceremo che condividiamo una stessa casa, e che siamo invitati da Dio a lavorare insieme per il bene comune».
«Il pellegrino, il' rifugiato e il migrante - conclude la dichiarazione - sono tutte persone alla ricerca, al di là del cuore e della casa, di un luogo in cui trovare pace, essere liberi dalle angosce e gustare un'ospitalità. Molti migranti in esilio provengono dalle tradizioni islamica e cristiana: essi hanno bisogno "non di solo pane", ma anche di "una parola di verità": la consolazione spirituale che scaturisce dall'esperienza della misericordia di Dio, tra cristiani e musulmani, tra credenti e non credenti; come sorelle e fratelli per scoprire una Pace comune». Ulteriori informazioni: tel. 06/69868609; cell. 333/8887434; email: amaya.valcarcel@jrs.net.
(giampaolo petrucci)

(Adista, 1 ottobre 2016)