lunedì 28 novembre 2016

Leggere il Deuteronomio

Qualcuno forse non lo crede, come una simpatica signora dei dintorni di Viterbo. Ma devo, in risposta alla sua lettera con cui dialogherò privatamente nei prossimi giorni, confermare che, per preparare l'incontro di venerdì 18 novembre sui primi quattro capitoli del Deuteronomio, ho impiegato non meno di 18 ore. Mi ha detto che sono un pazzo e un perditempo... Non proprio un complimento, ma posso capire il suo stupore.
Voglio, cara signora, dirle che preparare un corso biblico come gruppo di fede, per me è sempre un dono di Dio che richiede impegno.
Anche questa volta ha comportato leggere e rileggere il testo, riprendere in mano una decina di commentari, fare i conti con la distanza e le contraddizioni che intercorrono tra i dati dell'archeologia e la nomenclatura toponomastica ed etnica citata nel Deuteronomio. Ovviamente tutto questo per coglierne la problematicità e anche le ragioni e il senso del racconto che non va confuso con una cronaca.
Ma poi, un animatore sa che il testo prima di tutto deve compiere in lui un itinerario: dalla bocca deve passare al cuore. Non faccio mai l'animatore o il facilitatore di un gruppo-corso biblico senza aver fatto circolare e sostare in me le parole lette. Nel silenzio "rumino", ripenso, prego, getto ponti con l'oggi mio e degli altri e oltre. Penso a chi nel gruppo porterà il suo contributo di esperienza. Tutto depongo nel mio cuore "al cospetto di Dio" e lo faccio "sostare" qualche giorno. È il mio ascolto personale, in cui non dimentico il metodo storico, ma lascio che quelle parole di testimonianza distillino la Parola che tocca il mio cuore e mi chiama, mi interpella. Che cosa mi vogliono "raccontare" i redattori del testo? Qual era il nucleo della nuova fede? Nessun pastore, nessun animatore può "raccontare" il messaggio senza essere passato dallo studio rigoroso, al silenzio, alla "ruminatio". Prima di arrivargli alla bocca le parole devono sostare nel cuore. Perché, se avete la fortuna di un pastore secondo il cuore di Dio, potete essere sicuri che non pensa il giovedì o il sabato la predicazione. La prepara, la medita dentro di sé, studia, parla, prega, si confronta per l'intera settimana...
La "buona novella" deve risuonare dentro; altrimenti esiste solo chiacchiera catechistica.
So di molti preti e pastori che davvero danno spazio con cuore aperto e con intelligenza a questo impegno centrale del ministero, inteso come passione per il Vangelo.

Franco Barbero