domenica 11 dicembre 2016

La risposta all'autismo passa dalla diagnosi e dal trattamento precoce

Autismo: la Regione punta sulla diagnosi e sul trattamento precoce, in primis nella fascia da zero a tre anni, in linea con le raccomandazioni contenute nelle linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità. L'obiettivo è un trattamento precoce prevalentemente sanitario, che però si integra sin dall'inizio con gli interventi educativi condotti dai genitori formati e supervisionati e con quelli degli eventuali educatori degli asili nido fino all'ingresso nella scuola dell'infanzia, tramite le attività scolastiche e quelle educative socio sanitarie.
Stando all'ultimo aggiornamento dell'assessorato alla Sanità i pazienti con diagnosi di autismo in cura presso i servizi di neuropsichiatria infantile sono circa 2.600: il 10% riguarda la fascia 0-3 anni, dove è maggiore la probabilità di miglioramento se i pazienti vengono curati con continuità. La quota di pazienti presi in carico in modo continuativo (oltre 10 prestazioni l'anno) è abbastanza elevata - 60% nella fascia 0-3 contro il 30% del totale - ma è ancora molto disomogenea tra le Asl: varia dall'8 all'80%.
Si parte da questa realtà per rafforzare e mettere a sistema i servizi esistenti. Ieri la giunta ha impegnato sul fondo sanitario regionale del 2017 2 milioni che saranno poi ripartiti a ciascuna azienda sanitaria: un milione e 800 mila euro verranno destinati ai servizi sanitari territoriali e ospedalieri per l'età evolutiva, a sostegno delle attività a favore dei minori affetti da autismo, mentre all'Asl Torino 2 - dove ha sede il Centro Pilota per l'età adulta - vengono riconosciuti 200mila euro per sostenere l'attività svolta. In questo caso lo scopo è avviare la rete regionale e accompagnare la presa in carico territoriale da parte dei Dipartimenti di salute mentale. Non solo: il centro dell'Asl Torino 2, forte dell'esperienza maturata negli anni, formerà operatori in tutte le aziende sanitarie piemontesi.
Come spiega l'assessore Saitta «la cronicità rappresenta per il sistema sanitario una sfida dove è impossibile ottenere una vittoria definitiva ma dove si può agire dando "qualità agli anni", cioè ritardando l'insorgenza dei sintomi e controllandone l'evoluzione, ritardando la medicalizzazione dei pazienti e nello stesso tempo ottimizzando le risorse necessarie».
Se è per questo, va detto che il Piemonte non parte da zero. Già nel 2014 una delibera regionale aveva istituito in ogni Asl, per quanto riguarda l'età evolutiva, uno o più nuclei di operatori formati per la presa in carico di minori con autismo (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista, terapista neuropsicomotricità, educatore) secondo il principio dell'integrazione multiprofessionale: nuclei che possono avvalersi anche della competenza del centri Autismo e Sindrome di Asperger dell'ospedale di Mondovì e di quello del Sant'Anna a Torino, in collaborazione con l'Asl Torino-1 e quelle di Alessandria e Novara. Per l'età adulta aveva individuato l'ambulatorio del Dipartimento di salute mentale dell'Asl Torino 2 come Centro Pilota regionale. Ora si tratta di rilanciare, sull'uno e sull'altro fronte. (Ale. Mon.)

(La Stampa 30 novembre)