Alcune note teologiche su "lo Spirito Santo"
«Questo Spirito non è... lo spirito dell'uomo. Egli è lo Spirito di Dio che, in quanto Spirito Santo, viene distinto dallo spirito non santo dell'uomo e del suo mondo. Lo Spirito Santo non è nient'altro che Dio stesso! Dio stesso, nella misura in cui questi è vicino agli uomini e al mondo come la potenza e la forza che afferra, ma non può essere afferrata, che dona, ma della quale non si può mai disporre, che crea la vita, ma anche giudica. Lo Spirito Santo allora non è un tertium quid, qualcosa di intermedio tra Dio e gli uomini, bensì la vicinanza personale di Dio agli uomini... Che cosa significa credere nello Spirito Santo? Significa semplicemente ammettere con fiducia che Dio stesso possa divenirmi intimamente presente nella fede, che egli, come potenza e forza benefica, possa acquistare il dominio sul mio intimo, sul mio cuore, sul mio io. In virtù di una tale fede io posso avere la fiducia che lo Spirito di Dio non sia uno spirito (cioè una forza, ndr) che riduce in schiavitù, bensì nient'altro che lo spirito di Gesù Cristo accolto presso Dio, lo Spirito di Gesù Cristo... Lo Spirito di Dio non è mai una mia propria possibilità, ma rimane sempre una forza, una potenza, un dono di Dio...
Egli è sempre lo Spirito Santo di Dio che soffia dove e quando vuole, e che non può mai venire addotto a giustificazione di un'autorità assoluta di magistero e di governo, di una teologia dogmatica priva di fondamento, di un pio fanatismo e di una falsa sicurezza della fede. Nessuno - né vescovo, né professore, né parroco, né laico - "possiede" lo Spirito. Ma ognuno può chiedere, senza mai stancarsi, che gli venga concesso.
Ricevere lo Spirito Santo non significa allora lasciare che si produca in me un evento magico, bensì aprirsi dall'interno al messaggio, e quindi a Dio e al suo Cristo crocifisso, e lasciarsi così afferrare dallo Spirito di Dio e di Gesù Cristo significa, non per ultimo, credere nello Spirito della libertà. Infatti "dove c'è lo Spirito Santo" dice Paolo, "la c'è libertà"! Una libertà dalla colpa, dal legalismo e dalla morte, una libertà nel mondo e nella Chiesa...» (H. Kung, 24 tesi sul problema di Dio, Mondadori, Milano, 1980, pagg. 142-144).
Lo stesso Autore scrive: «Questo è importante: lo Spirito Santo non è una terza realtà (dopo il Padre e dopo il Figlio, ndr), un quid tra Dio e gli uomini, ma la personale vicinanza di Dio agli uomini. La maggior parte degli equivoci intorno allo Spirito Santo sono imputabili al fatto che lo si dissocia mitologicamente da Dio rendendolo autonomo».
«Con l'immagine "squarciarsi il cielo" l'evangelista mostra che la frontiera tra il mondo divino e quello umano viene aperta, vale a dire che nella persona di Gesù si stabilisce la comunicazione definitiva fra Dio e l'uomo (ciò che è squarciato non si può richiudere). L'abisso fra l'uomo e Dio, aperto dall'infedeltà umana, viene così annullato. Il verbo "squarciarsi" esprime una violenza, ovvero l'urgenza o, se si vuole, l'impazienza di Dio ("immediatamente") di comunicarsi a chi, come Gesù, si impegna fino in fondo per il bene dell'uomo. Con la metafora dello "Spirito" che in origine significava "vento" (forza) o "alito" (vita), si indicano la vita e la forza di Dio. La frase "discendere come colomba" allude a un modo di dire proprio di quella cultura dove era proverbiale l'amore della colomba per il suo nido. Con l'uso di questa frase si vuole indicare che il luogo naturale dello Spirito di Dio, o Dio stesso, è l'uomo che manifesta all'umanità un tale amore» (J. Mateos – F. Camacho, L'alternativa Gesù e la sua proposta per l'uomo, Cittadella Editrice, pag. 54).
Il testo è completamente ripreso da Franco Barbero, La Bestia che seduce, Pinerolo 1990, pag. 16-17.
«Questo Spirito non è... lo spirito dell'uomo. Egli è lo Spirito di Dio che, in quanto Spirito Santo, viene distinto dallo spirito non santo dell'uomo e del suo mondo. Lo Spirito Santo non è nient'altro che Dio stesso! Dio stesso, nella misura in cui questi è vicino agli uomini e al mondo come la potenza e la forza che afferra, ma non può essere afferrata, che dona, ma della quale non si può mai disporre, che crea la vita, ma anche giudica. Lo Spirito Santo allora non è un tertium quid, qualcosa di intermedio tra Dio e gli uomini, bensì la vicinanza personale di Dio agli uomini... Che cosa significa credere nello Spirito Santo? Significa semplicemente ammettere con fiducia che Dio stesso possa divenirmi intimamente presente nella fede, che egli, come potenza e forza benefica, possa acquistare il dominio sul mio intimo, sul mio cuore, sul mio io. In virtù di una tale fede io posso avere la fiducia che lo Spirito di Dio non sia uno spirito (cioè una forza, ndr) che riduce in schiavitù, bensì nient'altro che lo spirito di Gesù Cristo accolto presso Dio, lo Spirito di Gesù Cristo... Lo Spirito di Dio non è mai una mia propria possibilità, ma rimane sempre una forza, una potenza, un dono di Dio...
Egli è sempre lo Spirito Santo di Dio che soffia dove e quando vuole, e che non può mai venire addotto a giustificazione di un'autorità assoluta di magistero e di governo, di una teologia dogmatica priva di fondamento, di un pio fanatismo e di una falsa sicurezza della fede. Nessuno - né vescovo, né professore, né parroco, né laico - "possiede" lo Spirito. Ma ognuno può chiedere, senza mai stancarsi, che gli venga concesso.
Ricevere lo Spirito Santo non significa allora lasciare che si produca in me un evento magico, bensì aprirsi dall'interno al messaggio, e quindi a Dio e al suo Cristo crocifisso, e lasciarsi così afferrare dallo Spirito di Dio e di Gesù Cristo significa, non per ultimo, credere nello Spirito della libertà. Infatti "dove c'è lo Spirito Santo" dice Paolo, "la c'è libertà"! Una libertà dalla colpa, dal legalismo e dalla morte, una libertà nel mondo e nella Chiesa...» (H. Kung, 24 tesi sul problema di Dio, Mondadori, Milano, 1980, pagg. 142-144).
Lo stesso Autore scrive: «Questo è importante: lo Spirito Santo non è una terza realtà (dopo il Padre e dopo il Figlio, ndr), un quid tra Dio e gli uomini, ma la personale vicinanza di Dio agli uomini. La maggior parte degli equivoci intorno allo Spirito Santo sono imputabili al fatto che lo si dissocia mitologicamente da Dio rendendolo autonomo».
«Con l'immagine "squarciarsi il cielo" l'evangelista mostra che la frontiera tra il mondo divino e quello umano viene aperta, vale a dire che nella persona di Gesù si stabilisce la comunicazione definitiva fra Dio e l'uomo (ciò che è squarciato non si può richiudere). L'abisso fra l'uomo e Dio, aperto dall'infedeltà umana, viene così annullato. Il verbo "squarciarsi" esprime una violenza, ovvero l'urgenza o, se si vuole, l'impazienza di Dio ("immediatamente") di comunicarsi a chi, come Gesù, si impegna fino in fondo per il bene dell'uomo. Con la metafora dello "Spirito" che in origine significava "vento" (forza) o "alito" (vita), si indicano la vita e la forza di Dio. La frase "discendere come colomba" allude a un modo di dire proprio di quella cultura dove era proverbiale l'amore della colomba per il suo nido. Con l'uso di questa frase si vuole indicare che il luogo naturale dello Spirito di Dio, o Dio stesso, è l'uomo che manifesta all'umanità un tale amore» (J. Mateos – F. Camacho, L'alternativa Gesù e la sua proposta per l'uomo, Cittadella Editrice, pag. 54).
Il testo è completamente ripreso da Franco Barbero, La Bestia che seduce, Pinerolo 1990, pag. 16-17.