mercoledì 19 aprile 2017

“La parità di stipendio va sancita per legge”

«Gli Stati dovrebbero rendere obbligatoria la parità di stipendio tra uomini e donne a parità di mansione, come ha appena fatto l'Islanda, il primo Paese ad introdurre questo tipo di legge». Per Patrizia Grieco, presidente di Enel, per anni ai vertici di aziende come Siemens e Olivetti, è questa una delle priorità che il G7 delle donne, domani a Roma, dovrà portare avanti nella lotta al cosiddetto gender gap, le differenze di genere.
Anche in Italia il tema della disparità salariale è molto sentito: una donna in media guadagna circa 50 centesimi (0,47 euro per la precisione) per ogni euro guadagnato da un uomo.
«A mio avviso è una delle disparità più tristi ed esecrabili. É inaccettabile che a parità di mansioni una donna percepisca uno stipendio più basso di un uomo. Però va detto che in Italia il gap retributivo tra uomo e donna è minore della media europea. Gli Stati dovrebbero anche investire sulla formazione per colmare i gap di diseguaglianza e rendere i sistemi democratici più forti e sostenibili. Nell'era dell'industria 4.0 andrebbe sempre più promosso l'accesso delle donne a percorsi di studio di tipo scientifico, contribuendo così anche a un cambiamento del contesto culturale in cui vivono».
Nella classifica generale delle differenze di genere, stilata da World Economic Forum, l'Italia è salita al 50esimo posto nel 2016, in miglioramento rispetto per esempio al 2006 quando eravamo al 76esimo posto dietro lo Zimbabwe.
«C'è un miglioramento, ma restano luci e ombre. Bene nella politica, ad esempio, l'Italia e al 25esimo posto per la partecipazione delle donne alla vita pubblica. Ma un dato drammatico è l'occupazione femminile ferma al 48% rispetto a quella maschile, al 60%. Scendiamo poi al 142esimo posto per il ruolo femminile nel tessuto socio-economico, in particolare siamo al 79esimo posto come presenza di donne manager nelle società».
Però la legge sulle quote rosa è servita ad aumentare la percentuale di donne nei Cda delle aziende.
La legge Golfo Mosca è stata utile; ha obbligato le aziende ad avere nei consigli d'amministrazione almeno un terzo delle donne, migliorando anche la qualità dei cda. Eppure per una donna resta difficile intraprendere o continuare la carriera di manager specie dopo la maternità».
É vero che un terzo delle donne dopo la maternità lascia il lavoro?
«Purtroppo sì. E questo vuol dire da un lato che una parte dell'occupazione femminile non è di fascia alta e dall'altro che c'è una forte carenza di servizi di tipo pubblico o di welfare aziendale, come scuole materne, asili nido, congedi di paternità».
Che cosa fa Enel per combattere le diseguaglianze?
«Essendo presenti in oltre trenta Paesi, siamo molto attenti al tema delle diversità, non solo di genere, ma anche culturali, sociali. Certo il cuore del progetto, che Enel ha avviato  nel 2015, riguarda le differenze di genere. Siamo già arrivati a risultati concreti, per esempio nel modello di selezione del personale: qualora non si riesca a raggiungere un'equa rappresentanza di genere, è necessario darne una motivazione, al fine di individuare eventuali azioni a supporto».
Luca Fornovo

(La Stampa 6 aprile)