Il
sinodo dei vescovi 2018 avrà il tema fede e giovani. Sappiamo che il
fondamento della persona si plasma nell'età creativa, nella
formazione. Ma si propone qualche domanda al riguardo. Non risulta,
mi pare, che Gesù avesse discepoli molto giovani (per la durata di
vita di allora e i tempi di maturazione). Forse la fede è cosa di
adulti, di chi è già provato dalla vita, non di chi la sta appena
incontrando. Gesù ha chiamato uomini fatti, anche induriti dalle
esperienze, e ha avuto attorno donne provate dai casi della vita
(penso alla splendida Samaritana). Nei bambini e nei giovani la fede
può essere autentica, sincera, ma può facilmente essere una bella
favola, o un ideale entusiastico, attraente come se fosse facile
(chiesa dei festival e monasteri affollati nel week end). E' vero che
senza un po' di follia nella vita non si combina nulla di buono e di
nuovo. Ma non è la follia evangelica che la chiesa ha proposto
finora, prima dello scombussolarsi con l'apertura alla modernità del
Concilio e di Francesco. Finora, nella cristianità, ovvero nel
cristianesimo sociologico, fatto di conformismo e pressione sociale,
la chiesa ha puntato molto sull'infanzia: battezzare prima di avere
la fede, indottrinare (si andava a “dottrina”) prima di aiutare a
credere. Plasmato il bambino, era tracciato il percorso di tutta la
vita, come un destino, arginato da famiglia e società. Naturalmente
con eccezioni. Oggi siamo in un tempo di mezzo: la premura si sposta
dai bambini ai giovani, rinviare il battesimo non fa scandalo, la
morale non è tormentosa. Si parla della prima “generazione
incredula”. E' un fatto. Ai giovani va proposta una vita piena. Va
proposta anche la durezza del vangelo di Gesù, che non è estranea
alla sua misericordia. Mi accoglie comunque, ma mi propone
moltissimo. E' proprio la misericordia (non è solo una parola del
momento) che si impegna. Sarà comunque una fede che dovrà
confrontarsi con le prove della vita lunga (più anni, più prove).
Si parla anche delle donne quarantenni, generazione incredula. La
chiesa dovrà accompagnare altrettanto anziani e vecchi (gran parte
delle nostre società) col vangelo della vita più grande. A quando
un sinodo, anche laicale, sulla vecchiaia? I vecchi sono soli, o
arretrati, risentiti, nella società fatta per i giovani, che non
vogliono pensarci.
Enrico
Peyretti