mercoledì 26 luglio 2017

CHIESA DI TUTTI CHIESA DEI POVERI

Cari amici,

un altro testo da salvare (dopo quello sulla politica intesa come “fare giustizia insieme”) è l’omelia del 24 giugno 2017 di papa Francesco a Santa Marta. È un punto nodale dell’esegesi evangelica del papa: quello che annunciamo non è il Dio del teismo, ma il Dio della elezione.
Il Dio del teismo è quello rappresentato da Michelangelo nella Cappella Sistina, stupendo nella espressione pittorica, ma micidiale nei suoi effetti pastorali: un Dio giudice e vendicatore, che la fa pagare a tutti, e contro il cui giudizio non c’è appello (nella fantasia di un cattolico dell’800, Ernest Hello,  c’è solo un dannato che osa fare appello dicendo “J’en appelle”, e  il Supremo Giudice gli chiede:  “A chi ti appelli contro il mio giudizio?”, avendone questa risposta:  “J’en appelle de ta justice à ta gloire”, “Io mi appello dalla tua giustizia alla tua gloria”; la sua gloria infatti è la misericordia).
Il Dio del teismo è quello che si era immaginato Abramo sul monte Moira, che gli chiedeva di ammazzargli il figlio in olocausto: una delle pagine più dure della Bibbia, che si può leggere come “parola di Dio” solo privandola del tutto del suo significato letterale, e vedendovi  la grande rivelazione di un Dio che ricusa la visione pattizia del rapporto con l’eletto (io ti scelgo ma tu mi dai tutto, compreso tuo figlio) e si presenta invece come il Dio di un’elezione incondizionata che ama tutti per primo e non chiede nulla in cambio.
È questo il Dio ultimamente svelato da Gesù di Nazaret e ora annunciato da papa Francesco, non il Dio che seleziona, patteggia, fonda i sacri imperi, giustifica, libera (secondo le varie teologie che si sono succedute) ma il Dio della elezione, che ha scelto tutti e per sempre. È questo il Dio, ha detto papa Francesco nella sua omelia, da cui “siamo tutti prescelti”, e non perché siamo grandi e potenti, ma proprio perché siamo piccoli e deboli, mentre i grandi, chiamati anch’essi, sono pieni di sé e non lo stanno a sentire.
E’ questa teologia dell’elezione, della universale scelta divina, che risponde cinquecento anni dopo all’assillo di Lutero sulla giustificazione: se Dio ha scelto tutti gli esseri umani a partire da Adamo, prima di Abramo, prima che ciascuno nascesse, è chiaro che non è questione di merito. Ed è questa teologia che fonda oggi il rapporto della Chiesa col mondo; un mondo che è invece il mondo della selezione, dell’esclusione, dello scarto, delle identità introverse e chiuse al riconoscimento e allo scambio con gli altri. È questa una grande occasione storica, mai vista prima (perché per secoli Dio non è strato capito e annunciato così), un’occasione che deve essere colta, perché tutto possa cambiare.
Il sito pubblica oggi anche uno scambio di lettere tra i promotori di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” sull’impostazione dell’assemblea del 2 dicembre a Roma sul tema “Ma viene un  tempo ed è questo”, in modo che tutti possano seguire l’iter della preparazione dell’evento.
In “dicono i discepoli” sono pubblicati poi i suggerimenti di Noi siamo Chiesa in risposta alla questione posta dalla Pro Civitate di Assisi su come radicare la svolta promossa da papa Francesco.
 
          Con i più cordiali saluti
                      www.chiesadituttichiesadeipoveri.it