domenica 6 agosto 2017

CONVERTIRSI ALLA BICICLETTA



GRAN PREMIO IN BICICLETTA (Beppe Manni 30 luglio 2017 Gazzetta di Modena)


Anche gli innamorati si stancano della monotonia e della prevedibilità. Ho sempre amato le macchine da corsa di Maranello. Dopo la guerra noi bambini correvamo a vedere i bolidi rossi che sfrecciavano rombando sulla via Giardini. Le corse erano avventure epiche. La Ferrari vinceva grazie al motore rivoluzionario costruito da ingegneri e artigiani eccezionali e ai bravi piloti italiani. Il cavallino rampante del pilota Baracchi, rappresentava l'eroismo e il coraggio.

Ma non fu più così. Da dieci anni ormai la vittoria di una macchina, dipende solo in parte dalla bontà del motore e dalla capacità del pilota, ma da una serie di circostanze fortuite: i secondi del pit-stop, la qualità delle gomme, la perfezione dell'elettronica e specialmente l’abilità del pilota di piazzarsi in prima file. Infatti salvo incidenti, ormai chi parte primo e secondo ha il podio assicurato. La corsa è di una monotonia esasperante. Solo la potenza economica delle grandi case automobilistiche, fanno delle corse del Gran Premio un avvenimento mediatico. La loro presunzione è tale che addirittura molte corse non vengono più trasmesse in diretta ma in differita, (solo agli abbonati di Ski il “privilegio” della diretta) quasi che al pubblico medio ancora affezionato alle corse, interessi vedere una gara sapendo già i risultati.

Tutto questo, il business economico e la scarsa simpatia dei piloti tedeschi (vigliacco se spiccicano una parola in italiano che si potrebbero pagare un corso d’italiano poveretti…) mi ha disamorato e sono tornato alla mia vecchia passione: il ciclismo. Oggi le bici sono dei mostri tecnologici, l'organizzazione è degna di una gestione aziendale. Ma le tappe del Giro d'Italia e del Tour de France, rimangono momenti di alta qualità sportiva. Nibali, Aru, Fromm, Rigoberto Uran, solo per citarne alcuni, sono atleti completi: forza fisica, coraggio, intelligenza e gioco di squadra, e, diciamolo, anche qualità morale. Le tappe di montagna e non solo, sono grandi spettacoli di competizione sportiva e da qualche anno documentano in diretta bellissimi paesaggi alpini e monumenti storici delle città italiane e francesi.
Che bello andare in bicicletta. Chissà che gli italiani guardando il giro non vengano invogliati solo a comprare bici da due mila euro, da esibire la domenica mattina per le strade abbandonate del nostro Appennino, ma si innamorino della bicicletta vera e la comincino ad usare come trasporto abituale per gli spostamenti in città e nel contado. Invertendo finalmente l'uso suicida delle auto.