lunedì 21 agosto 2017

Il vescovo di Ferrara "Giusto dire no alle armi a bordo"

ROMA - «È un dato di fatto che le Ong hanno salvato fra il trenta e il quaranta per cento delle persone disperse nel Mediterraneo e che, dopo la fine di "Mare Nostrum", hanno rafforzato la nuova operazione "Triton" che purtroppo era sottodimensionata rispetto alle reali esigenze. Se non partiamo da qui ogni discorso resta senza senso: il salvataggio in mare da parte delle Ong non solo va difeso ma va anche lodato».
Difende il lavoro delle Ong in mare, monsignor Giancarlo Perego, ex direttore della Fondazione Migrantes della Cei e arcivescovo di Ferrara, soprattutto il loro ruolo «sussidiario, davvero imprescindibile vista la latitanza dell'Europa».
Roberto Saviano su "Repubblica" ha difeso alcune Ong, in particolare Medici senza frontiere, che si sono rifiutate di accettare la presenza di agenti armati dello Stato italiano sulle loro navi nel Mediterraneo. Cosa pensa?
«Credo che il codice etico che lo Stato vuole far sottoscrivere alle Ong sia ancora da rivedere. Su questo, come su tanti altri punti del codice, si deve ancora lavorare, riflettere. In particolare, penso che una eventuale presenza militare sulle imbarcazioni delle Ong non farebbe altro che indebolire, e non facilitare, il salvataggio in mare che resta la prima cosa da salvaguardare in questo momento così difficile».
Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera" ha scritto, in sintesi, che le Ong devono scegliere fra gli italiani e gli scafisti.
«Mi pare che questa scelta così radicale non sia davvero la questione di fondo. Il punto principale è semmai un altro e cioè il fatto che il Mediterraneo, in attesa di soluzioni nuove e di accordi migliori con la Libia, deve essere presidiato per tutelare le persone che non hanno altre vie di fuga. È sbagliato a mio avviso mettere in relazione le Ong all'azione degli scafisti, è un'equazione che mi pare assolutamente non corretta».
Perché tutto questo polverone oggi sulle Ong?
«Temo che tutto sia nato a motivo del fatto che non c'è un accordo forte con la Libia. L'accordo è troppo debole e va a discapito del salvataggio in mare che invece deve rimanere centrale; ci sono troppe persone da salvare e da accogliere vista anche la situazione drammatica che si vive in terra libica».
Oggi di fatto il flusso di migranti è regolato solo dalla stessa Libia, cosa pensa?
«La maggior parte dei migranti che prendono il largo nel Mediterraneo lo fanno per fuggire dalle prigioni libiche, dalle violenze, dai soprusi sempre più terribili. È un grande problema umanitario. Le Ong lodevolmente salvano queste persone da un rimpatrio che sarebbe devastante per loro, per la loro vita».
Paolo Rodari

(la Repubblica 7 agosto)