giovedì 21 settembre 2017

La rete di corsi d'acqua tombati, dodicimila chilometri di pericoli

«Il pericolo per le città italiane viene da sotto», ragiona Mauro Grassi, tecnico della Struttura di missione del governo per il dissesto idrogeologico. Da sotto, cioè da quelle migliaia di chilometri di torrenti e canali cementificati e tombati, che passano sotto case e palazzi. Una stima attendibile ha calcolato che in Italia ci sono 12.000 chilometri di corsi d'acqua tombati, eredità soprattutto dell'urbanizzazione napoleonica che preferì ingabbiarli per ridurre i miasmi e le malattie, ma anche per trovare nuove spazi su cui costruire. La domanda adesso è: quante Livorno ci sono in Italia? Quali sono le altre situazioni critiche? A Milano da anni si studia su come controllare il Seveso, fiume tombato che scorre sotto il capoluogo lombardo per una trentina di chilometri e che spesso ha creato problemi. Nella lista dei casi più delicati c'è anche Genova, ovviamente, che sotto le sue strade ha 54 chilometri di corsi d'acqua ingurgitati da gallerie dimostratesi pericolosamente troppo strette, tant'è che sono stati aperti maxicantieri per adeguare idraulicamente il Bisagno e il Fereggiano e costruire canali scolmatori. Anche Massa e Carrara hanno situazioni sotto osservazione, così come Olbia. In Sardegna, poi, esempi di paesi edificati sopra fiumi sotterranei non mancano: Tula, Bultei, Mores, Sennori, Ittiri, Semestene, Bonorva, per citarne alcuni. E pure in Sicilia la situazione è critica, soprattutto nella zona del Messinese, più volte oggetto di inondazioni e frane.
(fa. to.)

(la Repubblica 12 settembre)