sabato 21 ottobre 2017

IUS SOLI… E PERCHÉ NO?

Ci sono un piemontese, un terrone ed un albanese, manca l'africano perché deve studiare… Potrebbe sembrare l'inizio di una barzelletta ed invece è l'inizio di uno dei tanti pomeriggi che mio figlio trascorre con i suoi amici.
È l'inizio di una nuova società che scandalizza noi adulti, ma che è la normalità per i nostri figli.
E allora perché adesso fare tante parole sullo Ius Soli?
Forse perché presto ci saranno le elezioni e quindi è un modo come un altro per fare propaganda?
Può essere, in Italia tutto può essere, in Italia tutte le discussioni sono giuste o sbagliate a seconda se si guarda a destra o a sinistra.
Ma ci sono questioni che non hanno colore o bandiera.
Parlo di integrazione, una parola di cui abbiamo abusato abbastanza, e a parer mio senza analizzarne a fondo i risvolti.
Possiamo dirci integrati realmente quando percepiamo un senso di appartenenza a una comunità, e quando ti senti parte di una famiglia, difficilmente puoi pensare di sterminarla.
Ecco, lo Ius Soli potrebbe permettere ai bambini di crescere senza sentirsi ad un certo punto diversi perché non possono fare alcune cose o le possono fare ma con molta burocrazia in più, come per esempio iscriversi normalmente a calcio.
Pare una banalità, ma come possiamo parlare di integrazione se poi questi ragazzi non possono partecipare ad una banalissima gita scolastica oltralpe?
Là dove si crea "il diverso", ecco lì nascono le aberrazioni del sistema, lì nascono le comunità dentro la comunità, lì prendono piede i fanatismi.
E il risultato del fanatismo è ben sotto l'occhio di tutti noi.
Certo mi si dirà che il numero di cittadini italiani aumenterebbe in modo esponenziale e i nostri servizi collasserebbero, i nostri ragazzi non troverebbero più lavoro e noi non potremmo più festeggiare il Natale e mettere la minigonna e che comunque il terrorismo esisterebbe sempre.
Peccato che lo Ius Soli abbia criteri molto più selettivi dell'attuale ius sanguinis.
Peccato che l'Italia garantisca già tutti i servizi ai minori qualsiasi cittadinanza essi abbiano.
Peccato che viviamo la globalizzazione e il lavoro non venga concesso per diritto di nascita.
Peccato che oggi, adesso, ora io non mi senta libera e sicura a casa mia.
Peccato che l'unica cosa che dovremmo fare, per una volta, sarebbe quella di prevenire, invece di curare alla meno peggio.
Vorrei che i miei figli fossero liberi, liberi di essere piemontesi, terroni, albanesi, africani, cinesi, liberi di non avere paura, quella paura che oggi io ho.
E poi comunque non dimentichiamo che lo Ius Soli non è solo acquisizione di diritti, ma anche di doveri, primo tra tutti il rispetto delle tradizioni e della cultura del Paese in cui nasci.
Elisa Reviglio
(da Insonnia, mensile di confronto e ironia, Racconigi ottobre 2017 - contatti@insonniaracconigi.it)