“L'aumento
delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per sé
aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da
un'apertura delle coscienze in senso solidale. Anzi, esso può
comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche
misura, relativizza la gravità dei problemi.
In
altri casi, l'indifferenza si
manifesta come mancanza di attenzione verso la realtà circostante,
specialmente quella più lontana. Alcune persone preferiscono non
cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità
sorde al grido di dolore dell'umanità sofferente. Quasi senza
accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli
altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se
ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che
non ci compete (Esort. ap. Evangeli
gaudium, 54). “Quando
noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo
degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i
loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono...
Allora il nostro cuore cade nell'indifferenza: mentre io sto
relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno
bene”. (Messaggio per la Quaresima 2015)