domenica 8 ottobre 2017

Veleni nel sangue dei ragazzi scontro tra Veneto e governo

ROMA. I composti chimici che rendono le padelle non aderenti e i giacconi impermeabili scorrono nel sangue dei quindicenni di Brendola, dei diciassettenni di Lonigo, dei residenti (appena maggiorenni) di Sarego e Alonte. In una quantità che desta preoccupazione. Dai quattro paesi del Nord-Ovest di Vicenza, tutti a valle della fabbrica lussemburgo-svizzera Miteni spa che fabbrica i cosiddetti Pfas, arrivano i risultati dei primi controlli pubblici. Sono stati realizzati dallo scorso gennaio su 1.342 adolescenti nati tra il 1997 e il 2002, residenti appunto nei quattro comuni immediatamente a ridosso della produzione, e dicono che i perfluoroalchilici - inventati nel 1938 e usati nel nostro quotidiano anche per la carta della pizza al taglio e la sciolina dei fondisti - viaggiano nel sangue dei ragazzi della provincia di Vicenza in una densità che va dai 18,2 nanogrammi per grammo ai 146,7. Al minimo è il doppio e nei casi più gravi fino a venti volte tanto la quantità di Pfas che ciascuno di noi, uomini moderni contaminati, porta nelle vene.
Il prodotto Pfas è arrivato ai quindici-ventenni della provincia occidentale di Vicenza attraverso l'acqua potabile, il rubinetto. E non rasserena sapere che, comunque, un operaio che ha lavorato per undici anni alla Miteni nel corpo ha trovato 91.000 nanogrammi di solfuro di carbonio e acido fluoridrico. Un'enormità.
Con gli ultimi dati del Piano di sorveglianza sanitaria, in Veneto è riesploso il caso Pfas. Era stato avvistato negli Anni '70, al tempo del conte Marzotto. Poi si è scoperto che nel reparto di produzione della fabbrica di Trissino, che ha cambiato tre volte il nome, dal 1965 sono morte ventuno persone su sessantanove. Quindi, l'epidemiologo Vincenzo Cordiano, incrociando dati a partire dal 2013, ha messo in evidenza una "probabile correlazione" tra il cancro al rene nelle donne del Vicentino, il cancro ai testicoli negli uomini e gli iperdosaggi del composto. Ora arrivano i dati sui ragazzi di 15-20 anni e la paura si trasforma in rabbia.
Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, per lungo tempo silente sulla vicenda, lunedì scorso ha annunciato una legge regionale sul tema: «Due ministeri si contraddicono tra di loro, così abbiamo deciso di arrangiarci. Abbasserò ai livelli della Svezia i limiti della presenza dei Pfas nell'acqua». Siamo a un mese dal referendum sull'autonomia del Veneto e della Lombardia.
Una legge nazionale non c'è, anche perché non c'è letteratura univoca. Ma il giorno dopo i ministeri rispondono al governatore. Dice Luca Galletti, ministro dell'Ambiente: «Nel 2005 abbiamo dato 90 milioni al Veneto per affrontare l'emergenza e dieci anni dopo abbiamo scoperto che ne aveva spesi solo 7,9. La Ragioneria ne ha appena sbloccati altri ottanta, Zaia li usi per la sicurezza idrica e decida quali limiti mettere ». Beatrice Lorenzin e la direzione della Prevenzione della Sanità: «La Regione non può invocare autonomia sui vaccini e dimenticare di attuare misure che la vedono in prima linea per quanto accaduto e finora compiuto».
Il disastro Pfas tocca quattro province (Vicenza, Verona, Rovigo e Padova) e 450mila persone. Si stanno verificando casi nel Ferrarese e nel Mantovano. I controlli proseguono: al 2 settembre la Regione Veneto era a quota tremila. Mancano 82mila persone.
Corrado Zunino

 (la Repubblica 23 settembre)