giovedì 23 novembre 2017

Un'emergenza mai finita, già 63 casi dall'inizio dell'anno

ROMA. Torna l'incubo dei sassi lanciati dai cavalcavia. L'episodio ieri riporta sotto i riflettori un fenomeno che sembrava dimenticato e che invece preoccupa ancora. Soprattutto perché l'intervento delle forze dell'ordine è complicato (raggiungere i punti di lancio richiede tempo) e perché non c'è una precisa strategia criminale. Si colpisce per gioco, a caso e per giunta chi lancia sassi è quasi sempre minorenne.
Quest'anno - secondo l'Osservatorio dell'Asaps, associazione amici polizia stradale - nei primi otto mesi ci sono stati già 63 casi, mentre in tutto il 2016 gli episodi erano stati 85. Quindi la media si è alzata e c'è il rischio che si alzi ancora di più: «Sono casi nei quali il fenomeno dell'emulazione è fortissimo, anche per la giovane età dei criminali - spiega Giuseppe Bisogno, capo della Polizia Stradale - Per questo abbiamo allertato tutte le pattuglie e lavoriamo con la massima attenzione setacciando qualsiasi indizio che possa essere determinante a prevenire i lanci. Di certo - conclude Bisogno - dopo aver numerato tutti i cavalcavia e arrestato diversi colpevoli siamo riusciti a contenere il fenomeno».
Il problema è che oggi i sassi volano giù dai cavalcavia di strade secondarie, dove i ponti non sono numerati: nel 2017 ci sono stati solo 7 casi avvenuti sulla rete autostradale e lo scorso anno appena 5. Il pericolo quindi corre sulle Statali, le provinciali e qualsiasi altra via scorra sotto un ponte. E questo complica ulteriormente la prevenzione perché per i passanti è più difficile dare informazioni precise. «Sotto shock gli automobilisti hanno difficoltà a dire dove si trovano, a descrivere il luogo dell'attacco. I riferimenti locali sono spesso imprecisi - spiega ancora il capo della Stradale - e noi perdiamo minuti preziosi per intervenire».
E poi c'è il problema dei minorenni: quest'anno ne sono stati fermati o arrestati 30 (contro 18 maggiorenni) e nel 2016 i numeri sono dello stesso tipo: 48 ragazzini, e solo 13 più grandi, assicurati alla giustizia. Un grande aiuto arriva dai social perché grazie alle segnalazioni su Facebook, Twitter e Instagram polizia e carabinieri in pochissimo tempo possono ricostruire i fatti, arrestare i delinquenti e quindi arginare il fenomeno. Ma preoccupa la leggerezza con cui viene affrontato questo dramma, spesso ridotto a farsa dal popolo della Rete. Due anni fa - e scoppiarono polemiche infinite, giustamente - su un libro di fisica per lo scientifico gli studenti si trovarono perfino davanti a un problema che ipotizzava un sasso lanciato da un cavalcavia, la velocità di un'auto e chiedeva agli alunni di indicare il momento dell'impatto. Un quesito che scatenò polemiche a mai finire. E un giro sulla rete vale più di mille discorsi. Tante sui social le testimonianze di drammi vissuti. Per fortuna accompagnate da numerose segnalazioni alle forze dell'ordine. Anche così sono stati arrestati i colpevoli di questi crimini.
Vincenzo Borgomeo

(la Repubblica 11 novembre)