domenica 17 dicembre 2017

Chiude il negozio di calici e paramenti

Se mancano i preti come ha raccontato La Stampa nei giorni scorsi in queste pagine, che bisogno c'è di un negozio che vende calici, tabernacoli e paramenti? E infatti questo sarà l'ultimo Natale della Ditta Comi, a Torino dal 1898, una storia lunga 120 anni, iniziata a Como come Seterie F.lli Comi e approdata in questa città grazie al più giovane di cinque fratelli. All'inizio del 900, il core business dell'azienda si concentrava sui paramenti sacri ricamati, realizzati con le stoffe e le passamanerie prodotte nella capitale italiana della seta. Più avanti, con i nonni dell'attuale proprietaria, la vendita si allargò agli strumenti della liturgia. Un'attività conosciutissima, la Ditta Comi, e non solo tra preti e religiosi.
Maria Cristina Alice, quarta generazione, praticamente cresciuta in negozio, istruita fin da piccola ad andare sorridendo incontro al cliente, a portare le stoffe alle suore del Cottolengo, racconta che «purtroppo a fine anno chiuderemo l'attività. Siamo produttori artigianali, abbiamo ancora macchinari per il ricamo e i nostri calici sono ancora realizzati al tornio meccanico. Ma oggi non ha più senso aggiornare le attrezzature. Le nostre sedi torinesi sono state diverse nel corso del secolo, da via della Consolata a corso Principe Eugenio, all'attuale, all'interno del negozio Buosi in via Angrogna. Recentemente è venuta la televisione francese a fare un servizio su di noi». La signora Alice ha una visione chiarissima della propria crisi, che coincide in larga parte con la condizione della Chiesa e dei fedeli oggi. «La diminuzione delle vocazioni dei preti e dei religiosi in generale, l'accorpamento delle parrocchie e non ultima la globalizzazione: sono tutte ragioni di difficoltà per noi». Già, anche la globalizzazione: «Lavorando e producendo in Italia, con i costi del lavoro e aziendali che conosciamo, non si può competere con i concorrenti polacchi, romeni, slovacchi. Anche Internet ha facilitato la concorrenza sleale». Nel settore del legno, per esempio, con i prodotti dell'Est che hanno invaso il mercato. Poi, ci sono limiti connaturati al genere. «La liturgia sacra è la stessa da sempre, non cambia: calici, pissidi e casule sono utilizzati solo dai preti; ostensori, tabernacoli, copriamboni hanno vita solo in chiesa. Va da sé che la diminuzione del numero di "utilizzatori" comporta una contrazione della produzione». Ma l'analisi di Maria Cristina Alice, vista dal banco del negozio, va oltre e colpisce: «L'accorpamento delle parrocchie contribuisce all'allontanamento della comunità. Il laico un tempo faceva un regalo al parroco per la comunione portata a casa alla mamma anziana, in occasione di un matrimonio, un battesimo. Perso il riferimento si perde il resto. Oggi quando qualcuno vuole fare un regalo al parroco va a cercare qualcosa "che usi davvero"». Anche i presepi sono in crisi. «Un tempo le famiglie comperavano una statuina l'anno, era un regalo che andava sempre». Ora fatica anche a Natale.
M. Teresa Martinengo

(La Stampa 3 dicembre)