martedì 5 dicembre 2017

L'indicibile affronto dei vescovi americani a papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO. «I vescovi hanno alzato il dito medio a Francesco». Così Michael Sean Winters commenta sul National Catholic Reporter il clamoroso affronto che i vescovi americani (è fra le conferenze episcopali più ostili al nuovo corso) hanno fatto in queste ore a Francesco.
Riuniti in assemblea a Baltimora hanno scelto di non eleggere a presidente del Comitato prolife un cardinale vicino a Bergoglio, preferendogli un arcivescovo conservatore. E per farlo hanno rotto con la tradizione che per trent'anni ha sempre visto un porporato alla guida delle attività in favore della vita.
Erano due i candidati in lizza: l'arcivescovo conservatore di Kansas City, Joseph Naumann, e il cardinale progressista di Chicago Blase Cupich. Il primo ha battuto 96 a 82 il secondo, vicinissimo a Bergoglio. Sia Naumann sia Cupich si oppongono all'aborto. Ma l'opposizione è interpretata in maniera differente nello spazio pubblico. Più sociale l'approccio del cardinale, una delle voci più progressiste dell'episcopato. Cupich in scia alle indicazioni di Francesco parteggia per un'etica coerente della vita, includendo nelle istanze prolife assieme all'aborto il contrasto alla pena di morte, e di fatto mettendo sullo stesso piano mali intrinseci e mali sociali, come la lotta alla povertà e al commercio delle armi.
Naumann ha uno stile più tradizionale, riconducibile alla stagione del culture warrior con la quale Francesco ha chiesto si chiuda. In maggio ha rotto con un'associazione scout schierata per il diritto all'aborto, escludendola dalle attività parrocchiali. Naumman è stato appoggiato dal fronte conservatore fra cui il vescovo di New York Thimoty Dolan. La decisione di Baltimora segna l'ennesimo affronto dei conservatori al Papa, una resistenza tenace che sembra attendere solo che a Roma torni un successore di Pietro più allineato con loro.
Paolo Rodari

(la Repubblica 22 novembre)