sabato 20 gennaio 2018

La casa che accoglie chi viene cacciato

Questa casa non è un albergo c'è scritto sulla targhetta, al civico 36 di via Antonio Genovesi a Napoli. Questa casa è stata confiscata al clan Contini e ora ospita il Rainbow Center il primo centro italiano per l'accoglienza degli omosessuali e transgender in difficoltà, realizzato con fondi statali (help line 0817802277). Una storia - a lieto fine solo grazie alla tenacia delle associazioni i Ken onlus, Fly Up - raccontata da Stella Cervasio sulle pagine napoletane di Repubblica: e grazie a loro se, per la prima volta in Italia, (pochi) soldi pubblici vengono investiti per mediare tra famiglie ostili e uomini e donne che rivendicano il diritto di essere omosessuali o di cambiare sesso. Nelle due stanze di via Genovesi, queste persone troveranno esperti e volontari pronti ad aiutare chi cerca riparo per una notte. Non è raro, infatti che dopo il coming out ci si ritrovi per strada. Affrontata l'emergenza, si apre poi il capitolo della mediazione. Un lavoro delicato attraverso il quale gli operatori cercano di ricucire ferite e riavvicinare padri, madri e figli. Storie come quella di un uomo non più giovanissimo che ha scelto di vivere con un altro uomo. Per questo due dei suoi quattro figli non vogliono più vederlo. A farli ritrovare sta provando la psicoterapeuta Gabriella Ferrari Bravo. Il suo primo caso, racconta, fu negli anni Settanta: allora riconciliò un ragazzo, che aveva cambiato sesso, con i suoi genitori. Sono passati quasi cinquant'anni. Purtroppo il suo intervento è ancora necessario.
Daniela D'Antonio

(Il Venerdì 5 Gennaio 2018)