“L’incontro
promosso da una donna che non ha alcun titolo per farlo se non una
caparbia volontà, evoca storicamente un prima, una società materna
che non è mai esistita, un matriarcato mai realizzato. Eppure
quell’epoca persiste nell’immaginario come un mondo di pace, di
eguaglianza, di giustizia, lo stesso che sottende ogni utopia.
Nell’inquieto rapporto tra sessi, nel loro dissimmetrico confronto,
possiamo scorgere un desiderio di ricominciare, di stipulare una
nuova alleanza, di dire “ancora”.
Ma
la soluzione di tanti conflitti che turbano la nostra civiltà,
causati dalle pulsioni aggressive e autodistruttive dell’uomo, è
un problema che rischia di restare irrisolto.
Come
scrive Freud in conclusione a Il disagio della civiltà: “E ora
dobbiamo aspettarci che l’altra ‘potenza celeste’ l’eterno
Eros, faccia uno sforzo per imporsi nella lotta contro il suo
altrettanto immortale avversario (Thanatos). Ma chi può prevedere
quale sarà l’esito, e se sarà felice?”.
Come
sempre, posti di fronte a quesiti più radicali, non ci resta che
appellarci all’educazione, alla possibilità di prevenire gli
scontri costruendo una nuova umanità, capace di incanalare la
naturale aggressività verso ideali condivisi. A tal fine è ancora
alla madre che spetta il compito fondamentale di sostituire al
maschio virile, all’eroe violento, all’individuo competitivo, un
soggetto capace di affermarsi accettando le componenti passive della
sua identità, come la dipendenza, la vulnerabilità, la caducità:
quanto ci rende davvero umani”.