Di Leonardo Boff*
Quello che scriverò non
sarà facilmente accettato dalla maggioranza dei lettori e delle lettrici. Anche
se quello che dico è fondato e garantito da scienziati che da quasi cent’anni
pensano l’universo, la situazione del pianeta Terra e il suo eventuale collasso
o un salto quantico per un altro livello di realizzazione, non sono concetti
penetrati nella coscienza collettiva e nemmeno nei grandi centri accademici.
Continua a far da padrone il vecchio paradigma, sorto nel secolo XVI (con
Newton, Francis Bacon e Kepler) atomistico, meccanicista e determinista come se
non fossero mai esistiti un Einstein, un Hubble, un Planck, un Heisenberg, un
Reeves, un Hawking, un Prigogine, un Wilson, un Swimme, un Lovelock, un Capra e
tanti altri che ci hanno elaborato la nuova visione dell’universo e della
Terra.
Per iniziare citerò le
parole del premio Nobel per la biologia (1964) Christian de Duve che ha scritto
uno dei migliori libri sulla storia della vita: Polvere vitale (TEA 2001): “L’evoluzione biologica marcia a un
ritmo accelerato verso una grave instabilità. Il nostro tempo ricorda quelle
importanti rotture nell’evoluzione, marcate da grandi estinzioni di massa” (p.
355).
Questa volta non arriva, come nelle ere passate, da un meteorite che
sfiorò la Terra e quasi eliminò tutto quanto era vivo, ma dallo stesso essere
umano che può essere non solo suicida e omicida, ma anche ecocida, biocida e
infine geocida.
Lui può mettere fine alla vita sul nostro pianeta, lasciando
appena i microrganismi del suolo, batteri, funghi e virus che si contano
nell’ordine di quadriglioni di quadriglioni.
In ragione di questa
minaccia montata dalla macchina di morte fabbricata dell’irrazionalità della
modernità è stata introdotta l’espressione antropocene, una specie di nuova era
geologica nella quale la minaccia di devastazione proviene dallo stesso essere
umano (àntropos). Lui è intervenuto e continua a intervenire in forma così
profonda nei ritmi della natura e della Terra che sta raggiungendo le basi
ecologiche che li sostentano. Secondo i biologi Wilson e Ehrlich si estinguono
tra le settanta e le centomila specie di esseri vivi all’anno, fenomeno dovuto
alla relazione ostile dell’essere umano con la natura. La conseguenza è chiara,
la Terra ha perduto il suo equilibrio e gli eventi estremi lo dimostrano
irrefutabilmente e solo ignoranti come D. Trump negano le evidenze empiriche.
In contropartita, il
noto cosmologo Brian Swimme che in California coordina una decina di scienziati
che studiano la storia dell’universo e si sforzano di trovare una uscita di
salvezza. En passant, diciamo che B. Swimme, cosmologo e antropologo delle
culture e Thomas Berry, hanno pubblicato insieme ai dati più sicuri della
scienza, una storia dell’universo, dal big-bang fino ai nostri tempi (La Storia dell’Universo, Harper, San
Francisco, 1992) opera nota come il più brillante lavoro mai realizzato fino ad
oggi. La traduzione è stata fatta, ma l’ignoranza degli editori brasiliani ha
avuto la meglio e fino ad oggi non è stato pubblicato. Hanno creato
l’espressione ecozoica o ecocene, una quarta era biologica che viene dopo il
paleozoico, al mesozoico e al nostro neozoico.
L’era ecozoica parte da
una visione dell’universo come cosmogenesi. La sua caratteristica non è il
permanere ma l’evoluzione, l’espansione e l’autocreazione di emergenze sempre
più complesse che permettono il sorgere di nuove galassie, stelle e forme di
vita sulla Terra, fino alla nostra vita cosciente e spirituale. Non hanno
timore della parola spirituale perché intendono che lo spirito è parte dello
stesso universo, sempre presente ma che su un piano avanzato dell’evoluzione è
diventato in noi autocosciente, percependo noi come parte del tutto. L’economia
non è quella dell’accumulazione ma quanto basta per tutti in modo che la Terra
rifaccia i suoi nutrimenti.
Il futuro della Terra
non cade dal cielo ma dalle decisioni che noi prenderemo nel senso di
stare in consonanza con i ritmi della natura e dell’universo. Cito Swimme: “Il
futuro sarà determinato tra coloro che sono impegnati con il tecnozoico, un
futuro di sfruttamento crescente della Terra come risorsa, tutto a beneficio
degli umani e quelli compromessi con l’Ecozoico un nuovo modo di relazione con
la Terra e in cui il benessere di tutta la comunità terrestre è il principale
interesse” (p.502).
Se questo non avrà il
predominio, dovremmo conoscere probabilmente una catastrofe, questa volta
causata dalla stessa Terra, per liberarsi di una delle sue creature che ha
occupato tutti gli spazi in forma violenta e di minaccia delle specie che
restano, che, siccome hanno la stessa origine e lo stesso codice genetico, sono
suoi fratelli e sorelle, non riconosciuti, maltrattati e persino assassinati.
Dobbiamo meritare di sussistere in questo pianeta. Ma questo dipende da una
relazione amichevole con la natura e con la vita e una profonda trasformazione
delle forme di vivere. Swimme aggiunge ancora: “Non potremo vivere senza
quella capacità intuitiva delle donne in tutte le fasi dell’esistenza umana”
(p.501).
Questo è il crocevia del
nostro tempo: o cambiare o sparire. Ma chi è che ci crede? Noi lo gridiamo.
* Leonardo Boff,
filosofo, teólogo, columnist del JB online.
Traduzione di Romano
Baraglia e Lidia Arato.