martedì 2 gennaio 2018

UOMINI CHE SONO PIÙ UGUALI DELLE DONNE

La Costituzione dedica al lavoro (remunerato), che costituisce il fondamento della democrazia repubblicana, un insieme di articoli interconnessi. Non tutti, tuttavia, sono stati attuati e non in modo omogeneo. In particolare, l'obbligo per la Repubblica di "rimuovere gli ostacoli" e "promuovere le condizioni" per la partecipazione al lavoro è stato sostanzialmente limitato alla scolarità obbligatoria e ai congedi obbligatori di maternità. Basti pensare alla disattenzione per le disuguaglianze educative fin dall'infanzia e nella formazione continua e al fatto che le, scarse, politiche del lavoro sono intese e attuate per lo più come politiche assistenziali, non di promozione della cittadinanza. Il principio di non discriminazione e di sostegno alle lavoratrici-madri fatica a essere attuato: una donna su cinque continua a dover lasciare il lavoro a causa della maternità; le politiche di conciliazione lavoro-famiglia sono nel migliore dei casi marginali; le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro persistono. A ben vedere, anche il principio di adeguatezza e proporzionalità nella remunerazione è, oggi ancora più di un tempo, largamente disatteso. Non solo perché si stanno diffondendo, anche nel mercato del lavoro legale, lavori sottopagati, oltre che molto temporanei, ma anche perché ai livelli alti, inclusa la pubblica amministrazione, si è perso il legame tra valore aggiunto e remunerazione, con un ampliamento ingiustificabile del divario tra i livelli alti e quelli bassi e medi, quindi della disuguaglianza.
Chiara Saraceno

(la Repubblica 19 dicembre)