venerdì 2 febbraio 2018

L'Amaca di Michele Serra

Per quanto se ne sappia, ovvero al netto delle forzature storiche, degli auspici nazional-confessionali, delle congetture tendenziose, Gerusalemme NON è la capitale di Israele, come ha detto alla Knesset, con studiata arroganza, il vicepresidente americano Pence. Per altro, Gerusalemme NON è la capitale della Palestina, come recitava il cartello inalberato da un furibondo deputato arabo-israeliano.
Infine NON è la città santa dei cristiani, sede del Santo Sepolcro, per riconquistare il quale vennero indette quelle animose guerre di rapina dette Crociate.
Perché Gerusalemme non è nessuna di queste tre cose?
Perché è queste tre cose insieme, ed è proprio la sua natura totalmente ibrida a impedire che una sola delle tre identità possa essere affermata senza offendere o negare le altre due. Il giorno (remoto) in cui l'umanità dovesse rincivilire, Gerusalemme dovrebbe essere finalmente sottratta all'odio confessionale e nazionalista e nominata "città del mondo", con statuto speciale e sotto la sovranità (armata) delle Nazioni Unite, tenendo a bada, come si fa con le mute rabbiose, le falangi che se la contendono. Lo capirebbe anche un bambino, che se una cosa è "di molti" non può essere di uno solo. Ma gli uomini sono molto peggio dei bambini. Questo Pence, così come il suo capo, non sa quello che dice, e se lo sa è un puro latore di guerra.

(la Repubblica 23 gennaio)