ADRIANA
ZARRI 2002-2003
BARBERO
NON E’ PIU’ CRISTIANO
Cara
Adriana, ma chi è cristiano?
Adriana
Zarri, teologa di punta, nota per le sue tesi spesso in contrasto con
quelle vaticane, scrivendo su “il manifesto” ha dato ragione al
vescovo di Pinerolo e sostenuto che Franco Barbero “non è più
cristiano”.
In questa lettera David Gabrielli pone alla teologa
alcuni interrogativi.
Cara
Adriana, su “il manifesto” del 3 marzo tu scrivi: “Don Barbero
non crede alla Trinità, né all’Incarnazione, né nella divinità
di Cristo; e allora che cristiano è? Potrebbe egualmente essere una
persona onesta e rispettabile come rispettabili sono tanti che non
credono; ma non fanno i preti, non predicano il Vangelo… Don
Barbero forse (spero) praticherà lui pure il Vangelo ma ha il torto
di predicarlo senza crederlo, senza aderire alla verità che il
Vangelo proclama.
E allora che cosa può fare un vescovo, se non dire
che il cristianesimo è altra cosa? E che il suo prete ne è fuori? A
questo vescovo va tutta la mia solidarietà: a don Barbero il mio
dissenso”.
Il
tuo tagliente giudizio: Barbero sarà pure onesto, ma “non è
cristiano” mi ha dolorosamente colpito. Rispondendo alle tesi del
vescovo che fai tue, Franco ha detto: “La tradizione dogmatica ha
rappresentato un significativo modello di mediazione culturale
dell’annuncio cristiano, per quanto parziale e provvisorio. Ho più
volte sottolineato che Nicea e Calcedonia, pur con tutte le loro
ambiguità, hanno il grande merito di aver tentato di tenere insieme
Dio e Gesù, nel senso che, per noi cristiani, Gesù è la via che
conduce a Dio e la strada e la causa di Gesù sono la strada e la
causa di Dio. Nell’esistenza storica del profeta di Nazareth noi
incontriamo davvero il testimone di Dio, colui che ci manifesta la
volontà, le scelte e l’amore con cui Dio ama. Ma è del tutto
evidente che, fermarci a tali formulazioni, significa imbalsamarle,
mentre siamo chiamati a ridire la fede riscrivendola nei linguaggi
del nostro tempo. Da queste constatazioni nascono la libertà e
l’impulso verso nuovi sentieri”.
Il
Concilio ecumenico di Calcedonia (del 451; quello di Nicea fu nel
325), partendo da una certa filosofia greca, definì che in Cristo vi
sono due nature (divina e umana) ed una persona. Per
armeni, siri e copti che partivano da un’altra filosofia, in Cristo
vi sono invece una natura e una persona: così per quindici secoli
sono stati considerati “eretici” sia da Roma che da
Costantinopoli.
Un contrasto dogmatico corredato da guerre sanguinose in difesa della
“vera fede”. Ebbene, il 13 dicembre 1996 Giovanni Paolo II ed il
catholicos (patriarca) di tutti gli armeni, Karekin I, hanno
dichiarato: “Fattori linguistici, culturali e politici hanno in
sommo grado contribuito all’insorgere di quelle differenze
teologiche che hanno trovato espressione nella loro terminologia di
formulazione delle loro dottrine”. Perciò, “in virtù della
comune e fondamentale fede in Dio e in Gesù Cristo, le controversie
e le deplorevoli divisioni a volte derivate dai modi divergenti di
esprimere tale fede, non dovrebbero più continuare a influire
negativamente sulla vita e la testimonianza della Chiesa oggi”.
Dopo
quindici secoli si ammette che le Chiese si sono divise su un
“equivoco”: dicevano la stessa fede, ma con parole diverse; hanno
confuso la fede con la sua espressione.
Replicando
a quanti ti hanno criticata, su il manifesto del 10 marzo tu,
ovviamente ammettendo la distinzione tra “il dogma e la sua
formulazione”, noti: “Senonché mi sembra che Barbero vada al di
là (o al di qua)”. Certo, chi cerca vie nuove può incrociare
sentieri impervi; non è sempre facile distinguere tra “fede”
e sua “formulazione” (saldando appunto le due, i latini hanno
lanciato
l’anatema contro gli armeni). Ove sarebbe però lo scandalo, se,
parlando del mistero di Dio, ci si dividesse su inconciliabili
“formulazioni” per balbettare sull’Ineffabile? Sono da
considerarsi forse “autoscomunicate” le teologhe femministe
cattoliche che per ridire il mistero del Dio di Gesù, chiedono un
radicale ripensamento delle formule di Nicea e di Calcedonia, pensate
da maschi? Ma l’unità tra i/le credenti si basa (dovrebbe basarsi)
sul credere in Lui, malgrado le differenti contrastanti e sempre
provvisorie parole (ombre di ombre) per descriverLo?
Quando
la cananea chiede a Gesù di guarirle la figlia, infine egli
acconsente, dicendole: “Grande è la tua fede”. Eppure questa
donna nessuna idea aveva delle due “nature” e dell’unica
“persona” che, secondo Calcedonia, costituiscono il Cristo. E,
dunque, come si può dare del “non cristiano” a chi, oggi, tenti
di fare quello che fece Gesù (stare dalla parte degli oppressi), e
osi credere nel Dio in cui Gesù credeva?
David
Gabrielli (da: Confronti, 4/2002)
UNA
STORIA INTERESSANTE
Tutto questo scrissi quando Adriana era viva nel mio libro "Olio per la
lampada" ( 2004) ma Adriana non volle più riprendere il dialogo.
Si
presentò due volte nella sede della comunità cristiana di base
chiedendomi di ritrattare le mie posizioni. Mi disse che era mandata
dalla conferenza episcopale italiana.
Era
il 2002…. La sua richiesta di totale allineamento alle formulazioni dottrinali, provenendomi da una amica teologa,
totalmente digiuna delle ricerche del metodo storico e delle esegesi
…. sui temi delle cristologie, non mi parve opportuna. Tanto meno
la sua richiesta di obbedienza al magistero. Soprattutto si accaniva
sul fatto che negavo la trinità ontologica parlando di simbolica
trinitaria, biblicamente comune tra molti esegeti donne e uomini.
Fu
pesante nella richiesta e nelle parole in cui mi dichiarava eretico,
“non più cristiano”.
Disobbedii e mi opposi ad una persona che ho sempre stimato.
Per
dono di Dio, non mi sono arreso e nel 2003, come mi preannunciò, arrivò il
vaticano a "festeggiarmi".
Resto
grato ad Adriana Zarri per le tante cose belle che ha fatto e
scritto. Non ho avuto nessun bisogno del suo "patentino" per continuare il mio cammino cristiano. Spesso ho dovuto dissentire dai consigli degli amici, ma non ne ricordo nessuno, nemmeno in vaticano, che mi abbia detto: "Tu non sei più cristiano".
Franco
Barbero