giovedì 22 febbraio 2018

UN INCONTRO INDIMENTICABILE DEL 2002

ADRIANA ZARRI 2002-2003
BARBERO NON E’ PIU’ CRISTIANO

Cara Adriana, ma chi è cristiano?

Adriana Zarri, teologa di punta, nota per le sue tesi spesso in contrasto con quelle vaticane, scrivendo su “il manifesto” ha dato ragione al vescovo di Pinerolo e sostenuto che Franco Barbero “non è più cristiano”.
In questa lettera David Gabrielli pone alla teologa alcuni interrogativi.

Cara Adriana, su “il manifesto” del 3 marzo tu scrivi: “Don Barbero non crede alla Trinità, né all’Incarnazione, né nella divinità di Cristo; e allora che cristiano è? Potrebbe egualmente essere una persona onesta e rispettabile come rispettabili sono tanti che non credono; ma non fanno i preti, non predicano il Vangelo… Don Barbero forse (spero) praticherà lui pure il Vangelo ma ha il torto di predicarlo senza crederlo, senza aderire alla verità che il Vangelo proclama.
E allora che cosa può fare un vescovo, se non dire che il cristianesimo è altra cosa? E che il suo prete ne è fuori? A questo vescovo va tutta la mia solidarietà: a don Barbero il mio dissenso”.
Il tuo tagliente giudizio: Barbero sarà pure onesto, ma “non è cristiano” mi ha dolorosamente colpito. Rispondendo alle tesi del vescovo che fai tue, Franco ha detto: “La tradizione dogmatica ha rappresentato un significativo modello di mediazione culturale dell’annuncio cristiano, per quanto parziale e provvisorio. Ho più volte sottolineato che Nicea e Calcedonia, pur con tutte le loro ambiguità, hanno il grande merito di aver tentato di tenere insieme Dio e Gesù, nel senso che, per noi cristiani, Gesù è la via che conduce a Dio e la strada e la causa di Gesù sono la strada e la causa di Dio. Nell’esistenza storica del profeta di Nazareth noi incontriamo davvero il testimone di Dio, colui che ci manifesta la volontà, le scelte e l’amore con cui Dio ama. Ma è del tutto evidente che, fermarci a tali formulazioni, significa imbalsamarle, mentre siamo chiamati a ridire la fede riscrivendola nei linguaggi del nostro tempo. Da queste constatazioni nascono la libertà e l’impulso verso nuovi sentieri”.
Il Concilio ecumenico di Calcedonia (del 451; quello di Nicea fu nel 325), partendo da una certa filosofia greca, definì che in Cristo vi sono due nature (divina e umana) ed una persona. Per armeni, siri e copti che partivano da un’altra filosofia, in Cristo vi sono invece una natura e una persona: così per quindici secoli sono stati considerati “eretici” sia da Roma che da Costantinopoli. Un contrasto dogmatico corredato da guerre sanguinose in difesa della “vera fede”. Ebbene, il 13 dicembre 1996 Giovanni Paolo II ed il catholicos (patriarca) di tutti gli armeni, Karekin I, hanno dichiarato: “Fattori linguistici, culturali e politici hanno in sommo grado contribuito all’insorgere di quelle differenze teologiche che hanno trovato espressione nella loro terminologia di formulazione delle loro dottrine”. Perciò, “in virtù della comune e fondamentale fede in Dio e in Gesù Cristo, le controversie e le deplorevoli divisioni a volte derivate dai modi divergenti di esprimere tale fede, non dovrebbero più continuare a influire negativamente sulla vita e la testimonianza della Chiesa oggi”.
Dopo quindici secoli si ammette che le Chiese si sono divise su un “equivoco”: dicevano la stessa fede, ma con parole diverse; hanno confuso la fede con la sua espressione.
Replicando a quanti ti hanno criticata, su il manifesto del 10 marzo tu, ovviamente ammettendo la distinzione tra “il dogma e la sua formulazione”, noti: “Senonché mi sembra che Barbero vada al di là (o al di qua)”. Certo, chi cerca vie nuove può incrociare sentieri impervi; non è sempre facile distinguere tra “fede” e sua “formulazione” (saldando appunto le due, i latini hanno lanciato l’anatema contro gli armeni). Ove sarebbe però lo scandalo, se, parlando del mistero di Dio, ci si dividesse su inconciliabili “formulazioni” per balbettare sull’Ineffabile? Sono da considerarsi forse “autoscomunicate” le teologhe femministe cattoliche che per ridire il mistero del Dio di Gesù, chiedono un radicale ripensamento delle formule di Nicea e di Calcedonia, pensate da maschi? Ma l’unità tra i/le credenti si basa (dovrebbe basarsi) sul credere in Lui, malgrado le differenti contrastanti e sempre provvisorie parole (ombre di ombre) per descriverLo?
Quando la cananea chiede a Gesù di guarirle la figlia, infine egli acconsente, dicendole: “Grande è la tua fede”. Eppure questa donna nessuna idea aveva delle due “nature” e dell’unica “persona” che, secondo Calcedonia, costituiscono il Cristo. E, dunque, come si può dare del “non cristiano” a chi, oggi, tenti di fare quello che fece Gesù (stare dalla parte degli oppressi), e osi credere nel Dio in cui Gesù credeva?
David Gabrielli (da: Confronti, 4/2002)

UNA STORIA INTERESSANTE

Tutto questo scrissi quando Adriana era viva nel mio libro "Olio per la lampada" ( 2004) ma Adriana non volle più riprendere il dialogo.
Si presentò due volte nella sede della comunità cristiana di base chiedendomi di ritrattare le mie posizioni. Mi disse che era mandata dalla conferenza episcopale italiana.
Era il 2002…. La sua richiesta di totale  allineamento alle formulazioni dottrinali, provenendomi da una amica teologa, totalmente digiuna delle ricerche del metodo storico e delle esegesi …. sui temi delle cristologie, non mi parve opportuna. Tanto meno la sua richiesta di obbedienza al magistero. Soprattutto si accaniva sul fatto che negavo la trinità ontologica parlando di simbolica trinitaria, biblicamente comune tra molti esegeti donne e uomini.
Fu pesante nella richiesta e nelle parole in cui mi dichiarava eretico, “non più cristiano”.
Disobbedii e mi opposi ad una persona che ho sempre stimato.
Per dono di Dio, non mi sono arreso e nel 2003, come mi preannunciò, arrivò il vaticano a "festeggiarmi". 
Resto grato ad Adriana Zarri per le tante cose belle che ha fatto e scritto. Non ho avuto nessun bisogno del suo "patentino" per continuare il mio cammino cristiano. Spesso ho dovuto dissentire dai consigli degli amici, ma non ne ricordo nessuno, nemmeno in vaticano, che mi abbia detto: "Tu non sei più cristiano".
Franco Barbero