sabato 17 marzo 2018

Il leghista siculo che ha cambiato dieci partiti

E dieci. Il "fantasma" di Graniti, provincia di Messina, è salito sul Carroccio a settembre: «Per iscrivermi al gruppo della Lega ho aspettato che Salvini togliesse la parola Nord dal simbolo». Giusto in tempo per un viaggio a Pontida, con allegra comitiva sicula al seguito, e soprattutto per centrare l'ennesima elezione: Carmelo Lo Monte, 62 anni, esponente della folta pattuglia di salviniani provenienti da Sud, non ne ha mai fallita una, dal 1996 a oggi. Prima all'Assemblea regionale siciliana, quindi – dal 2006 – alla Camera.
Militando, appunto, in dieci partiti diversi: ha cominciato nella Dc degli anni '80, poi il Ppi di Buttiglione, quindi il viaggio con Sergio D'Antoni dentro Democrazia Europea, il transito d'obbligo nell'Udc cuffariana: nel 2004 l'unica elezione fallita alle Europee ma in quel caso "Carmeluzzo" era protetto da un seggio all'Ars. Lo Monte ha quindi fondato un movimento autonomista, il Mip, ma l'anno dopo ha abbracciato quello più radicato dell'Mpa di Lombardo che l'ha spedito a Montecitorio.
Nel 2012 ha annunciato l'adesione a Italia dei valori di Di Pietro, pochi mesi dopo era candidato con il Centro democratico di Tabacci, a legislatura in corso è sbarcato nel gruppo socialista: «Solo un fatto tecnico», si affretta a precisare. Fino a Salvini, appunto. Nel 1998 fu vicepresidente di una Regione guidata dal comunista Angelo Capodicasa, un lustro dopo assessore di una delle giunte Cuffaro e oggi è al fianco di sovranisti e reduci missini. Per lui centrosinistra e centrodestra pari sono. Un fenomeno, a dispetto del carattere schivo e riservato e di un'attività parlamentare non proprio intensa: zero disegni di legge, zero mozioni, zero interpellanze, almeno come primo firmatario. Un fantasma, ma di successo.
«Ci rimango male quando mi definisco un cambiacasacca. Io sono sempre rimasto coerente», dichiara Lo Monte. Con cosa? «Con le richieste del mio territorio che va oltre i partiti.
Ho capito prima degli altri che le ideologie sono finite da un pezzo. E gli amici mi seguono».
Lo seguono, eccome: nel suo paese del parco dell'Alcantara, Graniti, ha portato la Lega al 37%, nella vicina Motta Camastra al 40. Il capolavoro a Limina, Comune dei monti peloritani che venera un santo nero proveniente dalla Siria, Filippo D'Agira: lì Salvini ha incassato il 41 per cento. Come un fantasma, silenzioso, Lo Monte ha accompagnato il "capitano" Salvini nel suo tour isolano prima delle Regionali – dando una spinta decisiva alla candidatura di Musumeci - e si è conquistato un posto d'onore fra i consiglieri siciliani del leader leghista, con Alessandro Pagano e Angelo Attaguile (non rieletto). Quindi, con le Politiche, la candidatura e l'elezione, immancabile, nel collegio dei Nebrodi.
Ma Salvini è lo stesso che alla vigilia del voto diceva no ai "riciclati e ai trombati" di Noi con l'Italia? «Basta con questa storia. Io – dice Lo Monte - sono un autonomista della prima ora: quando inventai il Mip, nel 2004, avevo l'accordo con Bossi e Calderoli per portare già allora la Lega al Sud». La decima tappa di Lo Monte sarà l'ultima? «Con Matteo patti chiari: partito nazionale e una forte rete di infrastrutture per il Sud. Altrimenti…». Altrimenti vuoi vedere che… «No, no, qui sto benissimo. Salvini è il futuro».
Emanuele Lauria

(la Repubblica 9 marzo)