giovedì 10 maggio 2018

Carcere a vita per stupro al guru che era un semidio

BANGKOK, THAILANDIA. Prima di finire in cella 5 anni fa il suo nome è stato per decenni un mito e per molti lo è ancora. Da lui andavano politici sia del secolare Congresso sia del partito religioso Bjp a chiedere benedizioni e dunque i voti dei suoi milioni di discepoli. Ma ieri il 77enne semidio, guru e santone Asaram Bapu, 400 centri spirituali tra l'India e l'occidente, 130 milioni di euro in beni e contanti escluse le terre, è caduto per sempre nella polvere. Una corte di Jodhpur gli ha inflitto una sentenza all'ergastolo per lo stupro di una sedicenne in coincidenza con la nuova ondata di proteste dopo le ripetute violenze contro le bambine che ha spinto il governo ad autorizzare anche la condanna a morte contro i responsabili.
Quando fu arrestato 5 anni fa Asaram fece di tutto per salvare la reputazione pubblica dopo aver violentato nella sua stanza del centro spirituale della città rajasthana la ragazza che era figlia di suoi devoti discepoli venuti dall'Uttar Pradesh. Quando vide che i potenti prendevano le distanze da lui fece minacciare molti testimoni, tre dei quali morti in circostanze misteriose. Perfino il direttore della scuola frequentata dalla coraggiosa studentessa ha detto di aver passato anni da incubo quando gli emissari del santone cercavano di imporgli di cambiare la data di nascita della ragazza per farla diventare maggiorenne.  
I suoi tentativi non lo hanno salvato da una condanna esemplare che segue di pochi mesi quella più blanda a 20 anni di carcere inflitta a un altro "collega" di nome Ram Rahim, accusato dello stupro di due studentesse maggiorenni. Per la liberazione dell'eccentrico Rahim, che autoproduceva film bolliwoodiani con lui protagonista unico, i devoti scesero in strada scatenando disordini in tre stati con centinaia di feriti e almeno 30 morti. Per il timore che potesse succedere lo stesso tra i più fanatici sostenitori di Asaram l'area della corte e le zone attorno agli ashram principali sparsi in tutta l'India sono state presidiate da forze speciali. Ma per ora c'è stata solo la reazione dei legali che attendono di leggere le motivazioni per fare appello.
ato da una povera famiglia immigrata in India dal Pakistan con la partizione raggiunse negli armi 60 il Gujarat e da qui Ajimer nel Rajasthan dove guidava i piccoli carretti trainati dai pony chiamati tonga, ma a tutti diceva che voleva diventare ricco. A un certo punto nessuno l'ha più visto e sentito finché dopo aver aperto una capanna di meditazione sulle rive del fiume Sabarnati non è diventato il santone di umili e potenti venerato come una divinità con possedimenti e depositi d'oro.
Raimondo Bultrini

(la Repubblica 26 aprile)