giovedì 17 maggio 2018

CHE DOLORE E CHE VERGOGNA

Ho qui sotto gli occhi un elegante ed accurato “Rito del battesimo”, stampato e distribuito dalla Parrocchia San Leonardo Murialdo della città e diocesi di Pinerolo, la chiesa locale di cui faccio parte come comunità cristiana di base.
Questo stampato mi è stato portato da una sorella della comunità che ha partecipato al rito.

Il dolore che provo

Il linguaggio è sacrale. Il presbitero viene chiamato “celebrante” come se gli altri partecipanti fossero spettatori e non invece anch’essi celebranti.
Chi presiede una liturgia fa il possibile perché tutti siano partecipi e la celebrazione coinvolga il maggior numero di persone presenti. Non è una sottigliezza: ne va la concezione della comunità.
Ma il mio dolore è cresciuto nel prosieguo della lettura. Le parole che continuamente ricorrono il peccato, il peccato originale, satana, il potere di satana, spirito del male, le opere e le seduzioni di satana, Maria vergine, Madre di Dio, lavati dal peccato… (e mi fermo qui) sono litanie trite e ritrite, prive di ogni sostegno biblico…
Ma chi crede ancora nel peccato originale, nella presenza di Satana, nel battesimo che lava dal peccato…? Ma ci rendiamo conto che da almeno 100 anni la teologia seria parla un altro linguaggio?
Ma come può un prete ripetere queste formule arcaiche ignorando la preziosa e liberante ricerca tuttora in pieno sviluppo e tale da esigere una espressione simbolica e linguistica coerente con la cultura contemporanea? Non posso capacitarmi. La nostra meravigliosa fede come può essere relegata tra le anticaglie di un linguaggio morto, che ha fatto il suo tempo? Come possiamo maltrattare con queste parole la vita che salutiamo partendo dal peccato anziché dalla lode al Dio della vita?
Per piace, per dovere, per ministero, cari confratelli aggiornatevi oppure allontanate le persone dalla fede perché la rendete ridicola.

La vergogna da riconoscere

E’ sconvolgente che circolino ancora, con tanto di approvazione ecclesiastica, questi libri liturgici rigorosamente prescritti.
E’ vero che qualche prete durante la celebrazione omette i riferimenti a Satana (un mio amico parroco mi dice ridendo che in tutte le liturgie “salta” la parola diavolo e satana) ma la vergogna di questa teologia “terroristica” ed ossessiva rimane.
Non si tratta di effettuare qualche ritocco al “manuale del Battesimo”, ma di ripensare il senso dell’iniziazione alla fede cristiana. Qui è l’appuntamento con la storia, con la fede, con le persone vive.
Non c’è nulla di più vitalizzante di questo impegno creativo, ma bisogna uscire dai “mausolei sacramentali”, dalle mummie teologiche. Dio è vivo e non possiamo continuare di “dirlo” con parole morte.

Una gioia da scoprire

Certo, è impegnativo uscire dalla “coazione a ripetere”, dalla “comodità dei premasticati”, ma è pieno di gioia pensare che Dio ci chiama a scoprire e a testimoniare la Sua presenza amorosa con le parole con cui gli uomini e le donne oggi dicono l’amore, la meraviglia, la gioia di creare relazioni felici, l’adorazione del mistero.
Franco Barbero