Ho
qui sotto gli occhi un elegante ed accurato “Rito del battesimo”,
stampato e distribuito dalla Parrocchia San Leonardo Murialdo della
città e diocesi di Pinerolo, la chiesa locale di cui faccio parte
come comunità cristiana di base.
Questo
stampato mi è stato portato da una sorella della comunità che ha
partecipato al rito.
Il
dolore che provo
Il
linguaggio è sacrale. Il presbitero viene chiamato “celebrante”
come se gli altri partecipanti fossero spettatori e non invece
anch’essi celebranti.
Chi
presiede una liturgia fa il possibile perché tutti siano partecipi e
la celebrazione coinvolga il maggior numero di persone presenti. Non
è una sottigliezza: ne va la concezione della comunità.
Ma
il mio dolore è cresciuto nel prosieguo della lettura. Le parole che
continuamente ricorrono il peccato, il peccato originale, satana, il
potere di satana, spirito del male, le opere e le seduzioni di
satana, Maria vergine, Madre di Dio, lavati dal peccato… (e mi
fermo qui) sono litanie trite e ritrite, prive di ogni sostegno
biblico…
Ma
chi crede ancora nel peccato originale, nella presenza di Satana, nel
battesimo che lava dal peccato…? Ma ci rendiamo conto che da almeno
100 anni la teologia seria parla un altro linguaggio?
Ma
come può un prete ripetere queste formule arcaiche ignorando la
preziosa e liberante ricerca tuttora in pieno sviluppo e tale da
esigere una espressione simbolica e linguistica coerente con la
cultura contemporanea? Non posso capacitarmi. La nostra meravigliosa
fede come può essere relegata tra le anticaglie di un linguaggio
morto, che ha fatto il suo tempo? Come possiamo maltrattare con
queste parole la vita che salutiamo partendo dal peccato anziché
dalla lode al Dio della vita?
Per
piace, per dovere, per ministero, cari confratelli aggiornatevi
oppure allontanate le persone dalla fede perché la rendete ridicola.
La
vergogna da riconoscere
E’
sconvolgente che circolino ancora, con tanto di approvazione
ecclesiastica, questi libri liturgici rigorosamente prescritti.
E’
vero che qualche prete durante la celebrazione omette i riferimenti a
Satana (un mio amico parroco mi dice ridendo che in tutte le liturgie
“salta” la parola diavolo e satana) ma la vergogna di questa
teologia “terroristica” ed ossessiva rimane.
Non
si tratta di effettuare qualche ritocco al “manuale del Battesimo”,
ma di ripensare il senso dell’iniziazione alla fede cristiana. Qui
è l’appuntamento con la storia, con la fede, con le persone vive.
Non
c’è nulla di più vitalizzante di questo impegno creativo, ma
bisogna uscire dai “mausolei sacramentali”, dalle mummie
teologiche. Dio è vivo e non possiamo continuare di “dirlo” con
parole morte.
Una
gioia da scoprire
Certo,
è impegnativo uscire dalla “coazione a ripetere”, dalla
“comodità dei premasticati”, ma è pieno di gioia pensare che
Dio ci chiama a scoprire e a testimoniare la Sua presenza amorosa con
le parole con cui gli uomini e le donne oggi dicono l’amore, la
meraviglia, la gioia di creare relazioni felici, l’adorazione del
mistero.
Franco
Barbero