giovedì 17 maggio 2018

Il coraggio dell'impotenza

Un vecchio prete è stato richiamato dal suo arcivescovo perché "colpevole" di non far recitare il "Credo" nelle messe. Ci dispiace per l'arcivescovo. La quinta secolarizzazione ormai in atto prevede il tramonto del mito di "Dio onnipotente" (duello del "Simbolo Niceno-costantinopolitano") che è servito da piedistallo per tutti i soprusi cesaro-papisti della storia.
Ci dispiace anche per la confusione creata dalle tante splendide immagini bizantine di "Cristo pantocrator" (onnipotente). Jeoshua/Gesù ha proclamato la sua tede in un Dio padre dei deboli e degli oppressi, degli impotenti, dei crocifissi vittime degli adoratori della (propria) onnipotenza. Poi è venuto il tempo dell'Onnipotenza Rivoluzionaria, puntualmente smentita dalla Storia.
Oggi il mito dell'onnipotenza si trasferisce sull'onnipotenza del "Dio Mercato" che a sua volta la assicura a prezzi popolari nei prodotti, nelle creme e nelle pratiche di "fitness" dell'eterna giovinezza (anche politica) di chi se le può permettere (perché "onnipotente"). Santuari di questa "onnipotenza" sono le palestre con le loro fonti miracolose di anabolizzanti (spesso micidiali, ma sappiamo che ogni "divinità" vuole le sue vittime) e il clero degli estetisti ambosessi in camice bianco.
Si è anche equivocato sulla risurrezione del "Cristo pantocrator" (e della sua Madre) come manifestazione di onnipotenza, per giustificare le "crociate" per il possesso di un sepolcro vuoto, alimentando speranze (redditizie) in mirabolanti tecniche di trattamento dei cadaveri, costi di ibernazione compresi. Non escludiamo poi gli interventi psicanalitici/parapsicologici destinati a mungere soldi ai devoti dell'onnipotenza sessuale prolungata in eterno.
Certamente bisogna accendere i riflettori anche sull'ambiguità dell'origine "religiosa" della sessuofobia e della "scelta" della verginità non contestualizzata (soprattutto se obbligatoria). Per non parlare del miracolismo, spesso tradotto in robuste imprese turistiche animate dalle migliori intenzioni, e in solide imprese edili indubbiamente devote.
Erasmo, contemporaneo di Michelangelo e Raffaello, scrisse che la "grande bellezza" era un delirio di onnipotenza, e la lacerazione della Chiesa un prezzo troppo alto che papa Giulio - candidato all'inferno - era disposto a pagare per realizzarla. "Una pace ingiusta è meglio di una guerra giusta".
L'epidemia di giovanilismo che garantisce uno sviluppo esponenziale al mercato delle "sostanze" si nutre dello stesso mito bugiardo dell'onnipotenza che garantisce lo sviluppo del mercato delle armi, bugiarda garanzia di onnipotenza collettiva.  L'ideale della povertà (della debolezza, dell'impotenza) è una delle porte d'ingresso alla beatitudine, cioè alla Salvezza.
Gianfranco Monaca

(Tempi di Fraternità, maggio 2018)