martedì 22 maggio 2018

IL SINODO CHE NON TI ASPETTI

BOLZANO-ADISTA. Sono trascorsi quasi tre anni dalla conclusione del Sinodo diocesano della diocesi di Bolzano-Bressanone (30 novembre 2013 - 8 dicembre 2015) modulato sul tema «Sulla Tua parola - con gioia e speranza», che ha coinvolto 259 persone (per due terzi uomini, per due terzi laici). Obiettivo: mettere a fuoco le questioni che più caratterizzano la Chiesa del nostro tempo, comprese quelle più controverse, come il celibato opzionale, la riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti, il sacerdozio femminile.
Ora quelle riflessioni (raccolte e sistematizzate nel volume Auf dein Wort hin - mit Freu- de und Hoffnung - sulla Tua parola - con gioia e speranza - sun Ti parola - con legreza y speranza, Athesia Verlag, Bozen / Bolzano, 2016) vengono riproposte e rilanciate dal Gruppo 27 dicembre, che al Sinodo ebbe parte attiva, mostrando come, dal basso, a livello di base, la Chiesa sia fortemente favorevole al cambiamento: si tratta, infatti, di questioni sulle quali l'assemblea dei partecipanti - forse per la prima volta in Italia - si è espressa a stragrande maggioranza a favore: «L'ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti ha trovato un consenso quasi assoluto. Anche se il vescovo non ha promulgato questi cosiddetti sondaggi d'opinione, fanno parte della pubblicazione ufficiale», spiega Robert Hochgruber, del Gruppo 27 dicembre. «Al sinodo - spiega Hochgruber - il 70% si è espresso a favore dell'esenzione del celibato, cioè a favore di sacerdoti sposati; il 79% a favore del diaconato della donna, il 62% a favore dell'ordinazione sacerdotale della donna. L'ammissione ai sacramenti dei divorziati che si sono civilmente risposati ha trovato il più grande consenso: 83%».
Così, nel corso dell'ultimo incontro, alla fine dello scorso anno, il Gruppo ha deciso di inviare a ogni parrocchia l'appello del teologo pastorale austriaco Paul Zulehner ad una azione concreta per superare il problema della carenza di sacerdozi: «Abbiamo bisogno - si legge - di pastori in ogni Paese che siano in grado di rispondere ai bisogni e alle domande dei cercanti e dei credenti. Le unità pastorali rappresentano una dichiarazione di fallimento della pastorale e affatica i sacerdoti anziani. Ora sono i laici a prendere l'iniziativa per attuare soluzioni concrete. Sosteniamo pienamente papa Francesco ed i suoi sforzi». «Preghiamo - continua la lettera - che come primo passo i viri probati siano ammessi come preti sposati. Invitiamo tutte le parrocchie della nostra diocesi ad individuare da subito donne e uomini adatti e approvati, con delle qualità sacerdotali che possano assumere questo ruolo. Questi verranno proposti al vescovo per l'istruzione teologica e proposti alla consacrazione. Solo in questo modo la vita religiosa potrà continuare. A tale scopo stiamo cercando un referente in ogni parrocchia che sia disposto a prendere in mano questa richiesta come persona di riferimento».
Ludovica Eugenio

(Adista 7 aprile 2018)