mercoledì 30 maggio 2018

Il vescovo idolo dei gay (e dei Windsor)

CITTÀ DEL VATICANO. Il 19 maggio, nella cappella di Saint George del castello di Windsor, terrà un sermone sul tema dell'amore in occasione del matrimonio di Harry e Meghan.
Pochi giorni dopo, il 24, marcerà fino alla Casa Bianca contro Donald Trump e per denunciare la «crisi di leadership morale e politica» presente negli Usa da quando il Tycoon si è insediato a Washington. Fedele alla sua ecletticità, Michael Curry, 65 anni, il primo vescovo afroamericano a guidare la Chiesa episcopale degli Stati Uniti, una delle principali denominazioni cristiane americane con due milioni e mezzo di membri, trascorrerà le prossime settimane fra il Regno Unito e Washington, diviso fra i festeggiamenti reali e la protesta politica: «Crediamo che l'anima della nazione e l'integrità della fede siano ora in gioco», scrive lo stesso presule all'interno di una Dichiarazione firmata da oltre venti leader protestanti. E ancora: «Rifiutiamo la rinascita del nazionalismo bianco e del razzismo nella nostra nazione su molti fronti, compresi i più alti livelli della leadership politica».
È dal giorno della sua elezione che Curry si rende protagonista di prese di posizioni coraggiose, capaci di dividere la stessa Comunione anglicana al suo interno. Due anni fa, un netto pronunciamento a favore del matrimonio omosessuale gli costò alcune sanzioni dai leader anglicani: la Chiesa episcopale, fu sospesa da ogni ruolo attivo all'interno della Comunione e ridotta allo status di osservatrice.
«Io non cambio idea», rispose Curry. Che alzò il tiro spiegando come l'apertura al mondo Lgbt fosse parte portante «della nostra vocazione». Nonostante i membri della Chiesa episcopale siano di numero esiguo rispetto al totale della Comunione anglicana (questa vanta circa 80 milioni di aderenti in tutto il mondo), gode di un'importante presenza in settori chiave dell'economia, della politica e della cultura Usa.
Curry, già un anno fa, guidò una prima "crociata" contro Trump.
Insieme ad altri 125 vescovi acquistò una pagina del New York Times per pubblicare un annuncio indirizzato al presidente dove si chiedeva di non porre fine all'Azione differita per gli arrivi dell'infanzia (Daca), lo «scudo» temporaneo promosso da Obama che serviva a proteggere i «dreamers» giunti negli Usa senza documenti in età infantile. Cresciuto nell'era dei diritti civili, Curry continua la battaglia ispiratagli, come ha detto più volte lui stesso, da quanto appreso da ragazzo: «La stessa educazione come discendente degli schiavi ha influenzato il mio impegno ad accettare tutto all'interno della Chiesa», ha detto. Ed è forse anche per questo atteggiamento che è apprezzato a Buckingham Palace: «L'amore che ha portato e vincolerà il principe Harry e la signora Meghan Markle ha origine in Dio ed è la chiave della vita e della felicità», ha dichiarato pochi giorni fa.
Paolo Rodari

(la Repubblica 15 maggio)