IL
VOLTAIRE ANTISEMITA
Elena
Loewenthal ha tradotto e curato la pubblicazione di “Juifs”, “il
manifesto dell’antisemitismo moderno a cura del padre della
tolleranza” (Claudio Gallone Editore, Milano 1997, pag. 86), uno
scritto di Voltaire poco noto e assai difforme dall’immagine che
noi abbiamo della sua figura e della sua riflessione: “Forse
Voltaire non odiava gli ebrei, ma certo è che li disprezzava con
grande trasporto e soprattutto con un senso di superiorità che non
ammetteva deroghe di sorta, né dubbi o ripensamenti…. E per non
averli intorno a sé sarebbe disposto a fare o lasciar fare molto.
Molto, quasi tutto, tranne che bruciarli. Forse” (pag. XXIII).
In
fondo Voltaire è tollerante: “State pure qui tra di noi, ma che
non si veda una sinagoga in giro: pregate nel chiuso delle case, sono
fatti vostri” (XXXIII). Prosegue l’Autrice: “Voltaire tratta la
Bibbia come uno straccio logorato dall’uso. Li considera un popolo
ignorante e barbaro… (pag. XXXV).
Le
sue parole sembrano incredibili: “Insomma, non troverete in essi
che un popolo ignorante e barbaro, che unisce da molto tempo la più
sordida avarizia alla più detestabile superstizione e al più tenace
odio per tutti i popoli che li tollerano e li arricchiscono. Tuttavia
non bisogna bruciarli” (pag. 27). “Ben lungi dall'odiarvi vi ho sempre compatiti" (pag.41).
“Ritornate in Giudea più presto
che potete. Vi chiedo soltanto di lasciare due o tre famiglie
ebraiche, per avviare dove abito, una piccola, utile attività
commerciale. Perché se come teologi siete molto ridicoli (e noi
anche), come commercianti siete molto intelligenti, e noi no” (pag.
79). “Siete degli animali calcolanti; sforzatevi di essere degli
animali pensanti (pag. 81).
Dunque
Voltaire non è riuscito a liberarsi dal solito pregiudizio e, su
questo terreno, fa parte dell’oscurantismo che sembra ancora molto
radicato e ricorrente.
Il
testo merita una attenta lettura integrale.
Franco
Barbero