venerdì 25 maggio 2018

La lotta di padre Grigorij per riavere la sua chiesa

Agli inizi del 2010, l'allora presidente russo Dmitri Medvedev firmò la legge "per la restituzione delle proprietà religiose nazionalizzate dallo Stato» da Lenin e Stalin. La normativa era tesa a «risolvere un numero urgente di problemi che la Chiesa russo-ortodossa e altre organizzazioni religiose devono affrontare». Le statistiche circolate al momento delle riservatissime discussioni sulla legge, svolte con le sole autorità ortodosse, erano queste: nel patrimonio federale erano stati incamerati 6.584 beni di origine religiosa. Di questi, 6.402 confiscati agli ortodossi, 79 ai musulmani, 68 ai cattolici, 13 agli evangelici luterani, 21 ai buddisti e 1 agli ebrei. A questi, andavano aggiunti i 4.417 beni nazionalizzati e versati nei patrimoni regionali: 4.241 ortodossi, 86 musulmani, 76 cattolici e 14 ebrei. A distanza di quasi un decennio, risulta chiaro che la legge, apparentemente destinata a tutti i culti, è stata la stipula formale del patto che ha trasformato il Patriarcato di Mosca nel braccio sociale della propaganda di Stato, e del consenso popolare, a favore di Putin e del suo sistema politico. E ha legittimato la Chiesa Ortodossa ad una serie di abusi e di esazioni a danno delle altre confessioni cristiane. Emblematico quanto succede nella regione di Kaliningrad, diventata parte della Unione Sovietica dopo la Seconda guerra mondiale: prima si chiamava Köenigsberg, apparteneva alla Germania ed era abitata da popolazioni luterane e cattoliche.
Sono vent'anni che le due Chiese chiedono la restituzione dei loro beni alle autorità locali che invece, sistematicamente, appoggiano i fantasiosi e prepotenti tentativi della gerarchia ortodossa di impossessarsene. Anche nel resto del Paese, le poche restituzioni sono avvenute solo dopo azioni eclatanti, come per l'attuale cattedrale cattolica di Mosca, la chiesa dell'Immacolata, sede dell'arcivescovo della diocesi della "Madre di Dio" (per non urtare gli ortodossi, i cattolici non possono usare l'indicativo territoriale): nel 1994, di fronte al tergiversare delle autorità locali che ne avevano murato gli accessi, il rettore e i seminaristi sfondarono il muro e occuparono la cattedrale ottenendone così la restituzione.
Dopo 17 anni di prese in giro, il parroco di Kirov, città del nord della Russia europea, he in questi giorni iniziato uno sciopero della fame: la sue chiesa non è mai state ortodossa e fu costruita nel 1903 dai cattolici polacchi esiliati sotto Alessandro III. Si chiama Grigorij Zvolinskij (…) ed è stato anche aggredito e minacciato di morte. Un altro caso sconosciuto, e taciuto, di una "periferia" reale e non immaginaria.
Filippo di Giacomo

(Il Venerdì 11 maggio)