lunedì 7 maggio 2018

"L'infinito del desiderio è il desiderio di infinito"
(José Tolentino Mendonça)

Ieri sera, in un incontro pubblico, una ragazza mi ha chiesto: «Perché esiste ancora il Cristianesimo nel 2018?». Mi ha colpito molto questa domanda. Dice un fatto serio: tra noi qualcuno inizia davvero a trovare la religione una faccenda strana. Dentro quella domanda vedo diversi pensieri: «A che serve la religione?», «La religione è un bagaglio inutile. Sarebbe meglio liberarci di questo peso», «Il Cristianesimo è roba vecchia, è lontano dal mondo attuale, lontano dalla vita concreta», «I riti sono tempo perso». Questa notte ci ho pensato a lungo. Il problema non è difendere il Cristianesimo, ma difendere l'uomo. Mi chiedo: davvero un uomo può vivere senza domande di senso, senza cura per la propria interiorità, senza nostalgia di infinito? Quale immagine di uomo stiamo generando? Un essere che funziona, risolve problemi, soffoca i propri desideri più profondi? Una macchina? Ha ragione un sociologo italiano che descrive così il nostro tempo: «Oggi il soffitto si è abbassato». Viviamo senza cielo. Eppure se ci guardiamo dentro scopriamo di essere un fascio di desideri. E, come diceva J. Lacan, «il desiderio è l'attesa di qualcosa che non avrai mai». Cioè il desiderio è la ricerca di qualcosa di così grande che non raggiungerai mai del tutto. Il desiderio è qualcosa di infinito. Infatti il desiderio di amore non si sazia con una carezza o un abbraccio (come la voglia di gelato), anzi rinasce ancora più forte in ogni carezza e in ogni abbraccio. Perché non è desiderio di un oggetto, ma di qualcosa di grande, mai del tutto realizzato. Perché l'amore che cerchi è sempre di più di quello che hai. Ogni desiderio è "insaziabile" non perché esagerato, ma perché punta più in là, punta dritto all'infinito. Chi sta vivendo una storia d'amore sa che, in realtà, sta cercando l'amore. Anche quando la relazione funziona bene egli sa che "si puo fare di più", sa che l'amore "è di più". E proprio così siamo assetati di qualcosa di più grande. Per questo siamo costantemente in cammino, su ogni aspetto della nostra vita. Siamo in cammino dentro tutti i grandi desideri, da desiderio di giustizia a quello di felicità a quello di compimento. Come fare a curare questi desidero? Come lottare perché non vengano soffocati in noi e nella nostra società. A questo "serve" il Cristianesimo. Oggi più che mai. Serve a curare i nostri desideri. Perché, come scrive Mendonça: «L'infinito del desiderio è desiderio di infinito».
Derio Olivero

(L'Eco del Chisone 18 aprile)